Scherzare con il tempo non è mai stata un’impresa facile per scrittori e sceneggiatori. La nostra abitudine quotidiana di vivere in una lunga e costante fabula, in cui la successione temporale è scandita da un rigoroso ordine logico, ci porta a scoprire facilmente plot hole e incongruenze nelle storie di molte opere che trattano la manipolazione del tempo. Deponia Doomsday, ultima fatica di Daedelic Entertainment e quarto capitolo della celebre saga omonima di punta-e-clicca, costruisce le proprie basi narrative su questo tradizionale clichè: l’impresa non è certo delle più semplici, considerata anche la grande schiera di fan ancora increduli dinanzi al finale del terzo capitolo, Addio Deponia.
Sogno o son desto?
Il giorno del giudizio è arrivato su Deponia: un inverno nucleare ha sepolto sotto la neve gran parte della regione, i famelici Fewlock hanno invaso il mondo intero e Elysium, un tempo città immacolata e ancora di salvezza, è ora in cenere. Il primo eroe a comparire sul palcoscenico è Rufus, visibilmente scosso e provato dopo gli eventi del terzo capitolo, tumefatto in volto e pronto a sacrificare sé stesso per distruggere l’ombra di quello che un tempo era un pianeta rigoglioso, poi divenuto discarica e infine nido di Fewlock. Inizia così Deponia Doomsday, spingendo il piede sull’acceleratore e catapultando il giocatore in un forte turbinio emotivo che si spegne poco dopo, con il risveglio dell’eroe nella sua baracca, tra i fumi maleodoranti della vecchia Deponia. Il lungo e difficoltoso viaggio di Rufus, a partire dal primo capitolo, è stato tutto un sogno? Da questa folle premessa e dal ritrovamento di una macchina del tempo nasce una trama che, seppur priva di colpi di scena nella parte centrale, riesce a intrattenere e divertire: la forte carica di umorismo classica della serie, assente nel prologo, rimane cardine dell’intera produzione e trionfa con il passare delle ore, giostrandosi in maniera egregia tra paradossi temporali e sequenze al limite dell’assurdo. La costruzione del racconto tramite la tecnica delle scatole cinesi, che poteva costituire, in mano a narratori inesperti, un grosso rischio in termini di caos e frammentazione, è stata premiata con un incedere interessante, chiaro e dal ritmo sostenuto, che lascia spazio a poche incertezze e incongruenze. Se da un lato Deponia Doomsday svela numerosi retroscena o avvenimenti degli scorsi capitoli con un punto di vista totalmente differente, dall’altro quest’ultimi possono risultare estremamente familiari, addirittura già visti, a coloro che hanno già vissuto la storia di Rufus e Goal dal primo capitolo. Ciò che invece potrebbe davvero creare numerose polemiche tra i fan più accaniti è il finale, che, oltre a lasciare aperto uno spiraglio per un possibile quinto capitolo, porta alla luce un concetto semplice e scontato dichiarato ad inizio recensione: mai scherzare con il tempo, altrimenti…
Punta, clicca e schiaccia!
Il gameplay di Deponia Doomsday segue il più classico schema di comando dei punta-e-clicca, introducendo qualche piccola variazione sul tema in alcuni momenti particolari dell’avventura. Il controllo del personaggio e delle sue azioni avviene solo ed esclusivamente tramite mouse, il che semplifica di gran lunga le varie interazioni con l’ambiente, mentre sarà possibile richiamare l’inventario tramite lo scroll in alto e in basso della rotella centrale. Scopo del gioco sarà procedere nell’avventura, camminando da una stanza all’altra, in cerca di indizi e consigli atti a sbloccare la situazione di stallo in cui Rufus spesso si verrà a trovare. A questo scheletro di chiara derivazione LucasArts aggiungete anche un pizzico di ironia e umorismo che si rifà, in più d’un occasione, a quello del leggendario Ron Gilbert. Gli oggetti d’interesse – fondamentali per risolvere gli enigmi – presenti all’interno di ogni stanza potranno essere evidenziati premendo la rotella centrale del mouse; mentre l’interazione con essi potrà essere fisica premendo il tasto sinistro, oppure semplicemente visiva, osservandoli con la pressione del tasto destro. Nell’inventario è inoltre possibile combinare tra loro gli oggetti recuperati durante l’esplorazione degli scenari per crearne di migliori, spesso fondamentali per poter accedere a nuove aree e proseguire con la soluzione del puzzle. Gli enigmi, che nei capitoli precedenti risultavano spesso assurdi e di non facile comprensione, sono stati modellati seguendo una logica interna più chiara e definita: se nel primo episodio della trilogia originale, dopo aver risolto un puzzle particolarmente difficile, la reazione dell’utente sfociava in rabbia e frustrazione, in Deponia Doomsday essa si trasforma in un sorriso e un più appropriato ‘perché non ci ho pensato prima?’.
Un difetto è invece riscontrabile nella gestione della meccanica temporale: spesso e volentieri sarà richiesto a Rufus di tornare indietro nel tempo per poter risolvere particolari combinazioni, perdendo però tutto ciò che fino a quel momento era contenuto nell’inventario. Questa meccanica spinge il giocatore ad una sessione intensiva di trial & error e di salvataggi multipli, poichè la paura di perdere intere sezioni di giocato a causa di una svista è così forte che spesso la tentazione porta a provare le più improbabili combinazioni pur di non saltare in un nuovo piano temporale e perdere quindi i progressi di gioco. Durante l’avventura, oltre agli enigmi più classici proposti dagli sviluppatori, sono presenti alcuni minigiochi dal tasso di sfida molto alto, facilmente skippabili tramite l’apposito pulsante, in modo tale che i neofiti poco avvezzi alle dinamiche del genere possano proseguire con il racconto. Altro diversivo è rappresentato da alcuni quick time event che profumano tanto di futuro porting per tablet: è infatti richiesta al giocatore la continua e unica pressione del tasto sinistro del mouse entro un certo lasso di tempo per compiere l’azione mostrata a schermo. In una sola parola, insipidi.
Il 2D non delude mai
Uno dei punti di forza della trilogia originale che è stato ereditato da Deponia Doomsday è sicuramente il comparto grafico di indubbio valore. Il design dei fondali è molto vario e di prim’ordine, con una cura maniacale dei dettagli e un disegno eccellente: alcuni piccoli interventi provocati da Rufus al paesaggio circostante si possono vedere da lontano, a miglia di distanza, dando così ai giocatori la sensazione di un mondo vivo e in costante mutamento. Le animazioni sono molto fluide e si attestano su un livello ottimo, ben al di sopra dello standard delle produzioni dello stesso genere. Rufus respira e possiede numerose idle animations, gli NPC di contorno svolgono le loro mansioni, chi cucina, chi beve e chi danza; il tutto senza vistosi cali di qualità causati dalla gerarchia dei personaggi nell’economia di gioco. La colonna sonora, più seriosa e drammatica rispetto a quelle presenti nella trilogia originale, riesce a colpire nel segno grazie ad alcune tracce incisive che riescono a sottolineare con forza i momenti più importanti dell’avventura. Purtroppo, durante la prova, ho riscontrato alcuni bug di natura grafica circa a metà gioco, che mi hanno costretto più volte a cercare soluzioni alternative o a utilizzare la visione potenziata per cercare eventuali oggetti presenti nella stanza. Nulla di totalmente compromettente ai fini dell’esperienza globale, ma una patch sarebbe gradita, sopratutto a coronare un prodotto che risulta solido e ben scritto a livello di codice nelle altre sue parti. Segnalo infine la presenza dei soli sottotitoli in inglese: chi non mastica a livello base la lingua di Albione dovrà faticare molto per seguire passo a passo le vicende raccontate in Deponia Doomsday.
– Enigmi ottimi e stimolanti;
– Comparto grafico 2D di prim’ordine;
– Divertente e ironico;
– Una trama interessante…
– …ma con troppe situazioni già viste;
– QTE asciutti e inutili;
– Sporadici bug a livello grafico.
Deponia Doomsday è un titolo che non ha nulla da invidiare ai precedenti episodi della saga, sebbene non riesca a sfiorare l’apice qualitatitvo raggiunto con Addio Deponia: purtroppo questo quarto capitolo non spicca il volo a causa di alcuni piccoli difetti e di un racconto che, a conti fatti, aggiunge ben poco alla storyline della trilogia originale, proponendo un finale coraggioso ma discutibile. L’ottimo lavoro svolto da Daedelic Entertainment è comunque da premiare, grazie ad una serie di enigmi ben congegnati, una direzione artistica di valore, un umorismo costante ma ben dosato e una longevità che si attesta intorno alle 15 ore di gioco. Se volete osservare le vicende di Rufus da un diverso punto di vista o semplicemente siete appassionati delle avventure punta e clicca, Deponia Doomsday è un titolo che merita di presenziare nella vostra libreria Steam.