Recensione

Dead In Bermuda

Avatar

a cura di Francesco Ursino

Dead in Bermuda, titolo sviluppato da CCCP, non sembra proporre niente di nuovo né sul fronte narrativo, né dal punto di vista del gameplay. Si tratta infatti della storia di un gruppo di sopravvissuti a una sciagura aerea che trova riparo su un’isola misteriosa e piena di misteri. Tutto ciò viene tradotto, in termini videoludici, sotto forma di una sorta di survival a turni con alcuni elementi da gioco di ruolo. Fermarsi alle apparenze, però, non conviene quasi mai: scopriamo insieme, allora, se il gioco in questione somiglia di più a “Lost” di J.J. Abrams oppure a “Selvaggi” dei fratelli Vanzina.

Volo Oceanic 815…o qualcosa del genereCome anticipato in precedenza, in Dead in Bermuda verrà raccontata la storia di una comitiva di 8 sopravvissuti a un disastro aereo. Questi si ritroveranno, loro malgrado, costretti su un’isola apparentemente deserta, e dovranno cooperare per cercare di sopravvivere.Dal punto di vista narrativo, dobbiamo dire che il titolo ha una sua profondità, e uno stile molto vicino alle avventure testuali. Se si esclude la prima, breve cutscene, che avrà il compito di contestualizzare il tutto, il giocatore verrà a conoscenza della storia solo grazie alle linee di testo (esclusivamente in inglese o francese). La parte centrale della narrativa, peraltro, è costituita dall’interazione tra i superstiti, e a questo proposito è d’obbligo spendere qualche parola sul carattere dei vari personaggi; c’è da dire che il gruppo è tutto sommato ben assortito, considerata la presenza tra gli altri di una giovane dottoressa londinese, di una coppia sposata in vacanza, oltre che di padre e figlia con tanto di matrigna. Le caratteristiche dei personaggi sono fortemente stereotipate (la timida ragazzina studiosa, il bisbetico uomo di mezz’età, e via di questo passo), ma ciò si rivela alla fine necessario affinché il giocatore capisca subito con chi abbia a che fare. Tutto questo è ancora più importante se si considera che ogni personaggio presenta delle abilità divise in quattro macro aree, legate alle capacità fisiche, mentali, al talento nel procacciare il cibo, e nelle attività manuali. Tutte queste abilità cresceranno nel corso del tempo, e i personaggi scaleranno i livelli di esperienza come in un qualsiasi gioco di ruolo.E’ evidente come sarà vitale assecondare le inclinazioni dei protagonisti: cercare di far costruire una capanna a chi non ha idea di come si tenga un martello tra le mani, in altre parole, non è una buona idea, visto che si impiegherà il doppio del tempo. Un altro aspetto da non sottovalutare è quello delle interazioni tra i personaggi, che porterà a situazioni e conseguenti linee di dialogo differenti; influenzare i rapporti tra i superstiti in teoria è semplice, visto che basterà far svolgere le stesse attività a due o più personaggi, ma non è detto che la vicinanza favorisca la nascita di una buona relazione (a volte, anzi, potrebbe favorire l’esatto opposto).

Un’isola (non così) desertaGli elementi survivor di Dead in Bermuda sono costituiti da differenti fattori di cui tener conto in ogni momento: in modo abbastanza realistico, infatti, i nostri sopravvissuti potranno soffrire la fame, la sete, ma anche essere preda della stanchezza e della depressione. Ognuno di questi parametri è restituito in percentuale, e va da sé che se almeno uno di questi fattori raggiunge il 100%, il nostro survivor morirà.Come riuscire a sopravvivere, allora, in Dead in Bermuda? La risposta è abbastanza semplice da comprendere, ma non così facile da mettere in atto. Il gioco infatti è sostanzialmente diviso in tre schermate principali, che raffigurano l’accampamento dei nostri. Per poter assegnare un personaggio a una data attività, basterà solamente trascinare il suo avatar vicino alla postazione desiderata. Le cose da fare saranno relativamente poche, ma essenziali: bisognerà infatti cacciare o trovare il modo di procurarsi cibo e acqua, studiare il modo di ottenere nuove rudimentali tecnologie per poi costruirle, e infine esplorare l’isola. Quest’ultimo aspetto ci dà il modo di approfondire nuovamente l’aspetto narrativo: nel corso delle nostre sortite, infatti, scopriremo i misteri dell’isola, e verremo a contatto con una trama che tutto sommato fa da elemento di contorno alla ben più importante esperienza survival proposta dal gameplay; il background narrativo, però, risulta un elemento che comunque tiene assieme le varie attività del gioco, se è vero che di volta in volta il giocatore dovrà cercare di perseguire degli obiettivi specifici (in termini di zone esplorate, oppure di utensili prodotti) per proseguire.Dead in Bermuda è un titolo che si basa su giornate composte da due turni ciascuna; prima si decide che attività far svolgere ai nostri personaggi, e poi si termina il turno e si verifica l’esito delle varie mansioni; in questo modo è possibile anche constatare di quanto sono aumentate le stanchezza, la depressione e via dicendo, ma anche i rapporti tra i sopravvissuti.Il gioco non è, come abbiamo anticipato, dei più docili da addomesticare: la nostra prima run, ad esempio, si è conclusa con un insuccesso a causa della mancanza di acqua. Una volta finite le scorte che è possibile trovare nei rottami dell’aereo, infatti, saremo completamente responsabili dell’approvvigionamento dei nostri survivor, e c’è da dire che sarà importante scegliere con attenzione cosa costruire. A prima vista si potrebbe pensare che una canna da pesca sia più importante di un cestino per raccogliere i frutti, ma evidentemente così non è, visto che le bacche trovate in giro per l’isola possono sì essere mangiate ma anche spremute, costituendo così una fonte di preziosa acqua. Sarà molto importante, poi, non far spegnere il fuoco del campo, e per far ciò dovremo sacrificare della legna, elemento praticamente indispensabile per ogni progetto. Sempre parlando del cibo, dobbiamo dire come le cose siano ancora più complicate di quanto si possa pensare, visto che le cibarie saranno divise in alimenti deperibili e non deperibili. I primi includono la carne, il pesce, e i cibi già pronti trovati nell’aereo. Carne e pesce, inoltre, fino a che non si scoprirà come cucinare i cibi, dovranno essere consumati crudi, e tutto ciò diminuirà la salute dei nostri poveri sopravvissuti. Se l’acqua poi viene consumata in maniera uniforma dai sopravvissuti (ognuno di questi ne sfrutterà una unità al giorno), la stessa cosa non è vera per il cibo, visto che alla fine di ogni giornata i survivor, seduti attorno al fuoco, aspetteranno le nostre decisioni in termini di razionamento dei viveri.Per combattere un altro nemico strisciante, ovvero la depressione, sarà invece necessario far socializzare i personaggi, facendoli sedere attorno al fuoco del campo, oppure utilizzando alcuni oggetti speciali raccolti durante le scorribande per la giungla (a quanto pare una tazza di caffè, tanto per fare un esempio, può diminuire del 10% la depressione). In questo modo è possibile anche ridurre la fatica, che però diminuirà più velocemente nel capanno che sarà possibile costruire poco dopo l’inizio del gioco.

Scelte difficiliDal punto di vista pratico, alcuni particolari di gioco non ci hanno convinto pianamente: considerato che difficilmente si potrà arrivare alla fine della storia alla prima run, o almeno con un survivor ancora in vita, appare non proprio così corretta la scelta di obbligare a seguire il tutorial all’inizio di ogni partita. Non c’è dubbio, poi, che sebbene gli sviluppatori abbiano inserito numerosi eventi casuali (come linee di dialogo o zone da visitare) la sensazione di ripetitività si farà sentire dopo qualche ora di gioco. A quel punto bisognerà stare attenti, anche perché un errore di valutazione potrebbe portare a mettere in pericolo la vita dei survivor, con conseguente sconvolgimento (anche e soprattutto emotivo) degli equilibri del gruppo.Per quanto riguarda la parte tecnica, dobbiamo dire che il gioco non pretende praticamente nulla dal punto di vista hardware: abbiamo detto infatti che in sostanza si tratta di un’avventura a turni bidimensionale con schermate fisse, e gli oggetti su schermo che si muoveranno saranno praticamente nulli. Ciononostante il gioco non manca di offrire una sufficiente realizzazione complessiva, con uno stile pulito e gradevole da guardare. Non si tratta, lo ripetiamo, di niente che faccia gridare al miracolo, ma in un titolo del genere un realizzazione grafica di questo tipo è più che sufficiente.Il sonoro, invece, ci ha un po’ deluso, considerato che gli accompagnamenti audio tenderanno a essere un po’ troppo monotoni, e peraltro completamente slegati con quanto succede su schermo.

HARDWARE

OS: Microsoft Windows XP SP3 Processore: 2 GHz Memoria RAM: 512 MBDirectX: Versione 9.0c Spazio su HDD: 700 MBNote: la risoluzione minima deve essere 1280×720

– Gameplay semplice ma che nasconde numerosi parametri di cui tener conto

– Mix riuscito di vari generi

– Non così semplice da portare a termine…

– …e potenzialmente dispersivo e frustrante

– La storia narrata non è proprio il massimo

7.0

Dead in Bermuda propone una sfida non così semplice da portare a termine, mescolando elementi propri dei giochi di ruolo, degli strategici a turni, nonché delle avventure testuali e dei gestionali. Un mix ben riuscito, dunque, in cui il giocatore dovrà riuscire a trovare la quadra in una situazione in cui i parametri di cui tener conto sono molti e dove le decisioni sbagliate avranno un prezzo abbastanza importante. In tutto questo si inserisce una storia non così entusiasmante, ma che in ogni caso riesce a fare da collante alle avventure dei protagonisti. Se gestire le attività di un campo di sopravvissuti a colpi di mouse e razionamento di viveri non vi spaventa, allora, il titolo CCCP può rappresentare – è proprio il caso di dirlo – la vostra isola felice.

Voto Recensione di Dead In Bermuda - Recensione


7

Leggi altri articoli