Recensione

Dark Souls 2: Scholar of the First Sin

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a cura di Pregianza

Le remaster hanno stufato, lo ripetiamo costantemente e, sotto sotto, pure sviluppatori e distributori sanno che un mercato dove sono più i titoli rimasterizzati di quelli dedicati è malato nel profondo. Punirle del tutto ci riesce tuttavia impossibile, poiché è pur sempre la qualità di un gioco che dobbiamo valutare e se questo viene riproposto degnamente non può venir penalizzato eccessivamente. Quando al suo ritorno, poi, un titolo si ritrova pure ad avere nuovi e apprezzabilissimi elementi c’è poco da fare, può guadagnarsi di diritto un posto anche nella generazione attuale, specialmente considerando la siccità che la pervade. 
Dark Souls 2: Scholar of the First Sin, è uno di quei casi dove la software house si è sforzata persino un po’ più del dovuto, perché il lavoro sul comparto tecnico c’è stato, sì, ma gli sviluppatori hanno messo le mani anche su altri elementi, alcuni dei quali importantissimi. Il risultato? Prevedibilmente ottimo.
Don’t forget the pigmy
Non avete realmente bisogno di una rispolverata di Dark Souls 2 vero? Ok, facciamo comunque un ripassino, che magari molti si sono avvicinati alla serie solo di recente. Allora, i Souls sono, come tanti tra voi sapranno, titoli estremamente complessi e impegnativi, gdr action che enfatizzano enormemente l’esplorazione, con trame convolute e tutte da scoprire, boss brutali e impegnativi, e un gameplay che ruota attorno alla morte del giocatore e alla graduale crescita delle sue abilità e del suo personaggio. Sono titoli di nicchia, con un forte carattere e uno spirito ben definito, che rapiscono senza pari quando si impara ad affrontarli a viso aperto e si scopre quante meraviglie hanno da offrire. Dark Souls 2 non fa differenza, ma è considerato spesso il più accessibile del gruppo, per via di una struttura delle mappe meno labirintica, della libertà che offre quasi da subito a livello di sviluppo del proprio alter ego, e della difficoltà percepita generalmente come inferiore a quella dei capitoli che l’hanno preceduto.
Ora che Bloodborne ha aperto la strada a molti nuovi appassionati, il suo arrivo su PS4 è parecchio furbo da un punto di vista spiccatamente commerciale. Ah, Resta un titolo eccezionale, non pensate nemmeno per un momento che non lo sia. 
Fareste tuttavia male a credere che l’edizione Scholar of the First Sin per le attuali console sia un semplice port secco con grafica upscalata. Come già detto, From si è messa seriamente al lavoro su questa versione, ha imparato dai modder PC (sia lodato Durante) e ha messo in pratica alcune idee interessanti, capaci di trasformare almeno in parte l’esperienza. Partiamo dalla prima novità, quella più evidente per chi il gioco base lo ha già completato: il piazzamento dei nemici. Riesplorando Drangleic incontrerete facce nuove, mostri pietrificati che bloccano strade un tempo libere, bestioni di alto livello in zone ove non dovrebbero sostare, e un generale aumento del livello di sfida in quasi tutte le mappe, legate a un intelligente e appositamente calcolato rimescolamento delle carte in tavola. 
L’idea è già di per sé carina, ma a questa si aggiunge anche un’altra chicca, ovvero una significativa modifica all’intelligenza artificiale. No, i pattern non sono cambiati, o almeno non abbastanza da avercelo fatto notare… a mutare è stata la capacità di “inseguire” dei nemici, un tempo strettamente legata a una certa area, che sulle console recenti si è pesantemente allargata. Ora gli avversari che in precedenza si fermavano dopo pochi metri o una scalinata vi seguiranno senza paura per molti metri in più, e alcuni nemici “addormentati” si sveglieranno prima del tempo, tentando di cogliervi di sorpresa. Questi cambiamenti, uniti a una nuova disposizione di certi oggetti un tempo recuperabili molto in fretta, rinfrescano non poco la campagna, e potrebbero portare anche appassionati che hanno bruciato dozzine e dozzine di ore su Dark Souls 2 a buttarsi su Scholar of the First Sin per coglierne i segreti extra. 
Fuoco nel fuoco
Non scherzavamo nemmeno quando abbiam detto che la software house ha “preso esempio dai modder”. Dark Souls 2 su PC è un bel vedere grazie alla community, ma va detto che su PS4 il titolo From non sfigura affatto, mostrando netti miglioramenti in vari aspetti. I particellari, in particolare il fuoco, sono migliorati sensibilmente e anche se il livello non è comunque altissimo siamo spanne sopra alla versione old gen. La profondità di campo è aumentata di brutto, con il blur evidente di certe zone in lontananza quasi sparito. Le texture sono più definite e molto vicine ai massimi setting su computer, accompagnate da un’illuminazione perfezionata che abbellisce alla grande certe location (riguardatevi la zona della torre di Heide, per rendervene immediatamente conto). La fluidità, infine, si aggira sui 60 fps con cali rarissimi, una caratteristica che rende il gioco enormemente più responsivo. Insomma un bel lavoro, marginale ma fatto con criterio, che lascia presagire una nuova versione pc ancor più eccellente. Unico appunto, abbastanza ignorabile, è che dopo aver giocato a Bloodborne la grafica di Dark Souls 2 appare un po’ “vecchiotta” anche con tali accorgimenti.
Ci sono spiedini gustosi sul fuoco anche per i malati di lore e informazioni, in questa nuova edizione. L’aggiunta più importante in questo campo è senza dubbio alcuno lo Scholar of the First Sin, un npc davvero importante per la trama, a cui si ricollega un finale aggiuntivo. Per il resto, un po’ del testo in-game è stato riscritto, con nuovi dialoghi degli npc, descrizioni degli oggetti a volte cambiate, e altre sorprese.
Vari e curiosi ritocchi sono stati fatti addirittura al multiplayer del gioco: ora si può collaborare anche con giocatori che stanno affrontando i loro primi new game + alla prima run, certi oggetti non sono più utilizzabili online, più giocatori possono partecipare contemporaneamente a una partita, e un nuovo anello permette di bloccare il soul level totale, una statistica che in precedenza, se aumentata eccessivamente, rendeva davvero difficile trovare altri utenti in rete. 
Chiudiamo con i dlc, chiaramente inclusi nel pacchetto. Una aggiunta da non sottovalutare assolutamente, visto che le tre corone si sono dimostrate contenuti notevolissimi e in grado di innalzare non poco l’avventura sanguinosa creata da From Software.

– Trilogia delle corone inclusa

– Bel lavoro a livello tecnico

– Nuovo posizionamento dei nemici, che rinnova parzialmente l’esperienza

– Ritocchi al lore, e un nuovo finale

– Comparto tecnico ritoccato comunque marginalmente

– Le modifiche forse non sono abbastanza per chi lo ha già spolpato

8.0

Forse non avrà abbastanza novità da essere un must per chi ha già spolpato Dark Souls 2 fino all’osso, ma con il nuovo posizionamento dei nemici, i miglioramenti tecnici e i ritocchi al lore, Scholar of the First Sin merita indubbiamente un posto di prestigio nell’esclusivo club delle “riedizioni fatte come si deve”. Se volete avvicinarvi ai souls fatelo vostro senza pensarci mezzo secondo, non ve ne pentirete.

Voto Recensione di Dark Souls 2: Scholar of the First Sin - Recensione


8

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