Ingredienti per DESYNC: lo stile cyber-fluo anni ‘80 di Tron, lo shooting frenetico di Painkiller, le arene di Quake, le uccisioni fantasiose di Bulletstorm e le imprecazioni di un Dark Souls, ma proprio quelle che ti escono dalla bocca quando affronti il Santuario di Amana usando un guerriero tank. Sulla carta è tutto ottimo, la ricetta del fps retro-futuristico sviluppato da The Forgone Syndicate e pubblicato da Adult Swim Games unisce alcuni dei migliori elementi tratti da titoli tanto apprezzati sia dalla critica che dal pubblico, ma non è sempre detto che unendo due ingredienti che separatamente sono squisiti, il risultato sia altrettanto soddisfacente: avete mai mangiato una pizza con sopra delle lasagne, magari il tutto impanato, fritto e condito con qualche spezia che non si capisce né cosa sia né che cosa dovrebbe aggiungere alla portata? Ecco, questo è DESYNC, un piatto squisito per i primi tre bocconi, ma dove il quarto lo butti giù a forza e il quinto ti si pianta proprio sullo stomaco.
Senza un attimo di respiro
Cavalcando la precedente metafora culinaria, partiamo dalle prime tre forchettate, una vera esplosione di gusto e sapore: al suo avvio, DESYNC colpisce per il suo stile, ricco di luci al neon e colori acidi fluo che, uniti ad una incessante musica elettronica synthwave rimbombante nelle casse, stordisce il giocatore e lo lascia spiazzato sul da farsi e sul dove andare in mezzo a quel groviglio di poligoni fucsia e bluastri che si muovono su tutto lo schermo. Un po’ alla volta prende forma l’hub centrale e si capisce che i vari triangoli, che compongono una sfera sospesa, rappresentano i vari livelli da affrontare: ben pochi indizi, ma fin qua ce la si fa. La prima arena mette però subito in chiaro come stanno le cose: DESYNC è uno shooter dannatamente frenetico, non lascia mai il tempo per tirare il fiato, perché finita un’ondata di nemici eccone subito arrivare una seconda e poi una terza. Si salta, si corre, si scivola e si spara ma, cosa più importante, si combinano queste abilità per uccidere in modi sempre più fantasiosi, diversi e articolati i mostri che riempiono gli scenari, soprattutto quando l’armamentario inizia a crescere ed accanto alla prima pistola laser si aggiungono shootgun, mitra e, ancora, una sorta di lancia granate, ognuna ovviamente con un fuoco primario e secondario. Con un colpo di fucile si fa saltare per aria un minotauro cyberpunk, mentre con una scivolata ci si avvicina e lo si finisce con un ultimo raggio che lo spedisce dritto contro una parete da cui escono letali spuntoni: l’unico limite è l’inventiva del giocatore e siamo certi che anche dopo ore e ore di scontri a suon di laser, molte delle uccisioni ci siano ancora del tutto oscure. In DESYNC lo stile non è però fine a sé stesso, perché inanellando eliminazioni acrobatiche si accumulano i punti necessari per scalare la classifica globale collegata ad ogni livello e soprattutto ci si garantisce una buona dose di drop rilasciati dai nemici morenti, delle sfere di energia con cui ricaricare le armi e recuperare la vita. A completare l’opera ci pensano poi le arene, fatte di stretti corridoi, spazi più ampi, percorsi che si intersecano, ma soprattutto strumenti da sfruttare per compiere una kill che ancora non avevamo scoperto, come tagliare in due un pesante cavaliere robot con una enorme ascia che penzola dal soffitto. Siete sazi? Peccato, perché abbiamo appena cominciato: mano a mano che si avanza in livelli sempre più ostici – per non dire diabolici – si accede anche ad alcune postazioni dove potenziare le proprie armi, stando sempre ad esempio attenti a non sacrificare troppo la profondità del caricatore per avere una maggiore potenza, dove munirsi di abilità secondarie o in cui attivare poteri per recuperare tutta la barra dell’energia o altro ancora.
Connessioni interrotte
Le prime ore all’interno del mondo cyberpunk di DESYNC sono estremamente divertenti, il tasso di sfida è elevato, ma con un po’ di allenamento e sfruttando tutti i trucchetti delle arene, si riesce sempre ad avere la meglio e a mettere a segno killstreak esagerate, ma anche confuse, nate non si sa bene da quale combinazione di mosse e colpi. Purtroppo, in tutta l’azione frenetica e presi dall’adrenalina, i ragazzi di The Forgone Syndicate hanno rinchiuso DESYNC all’interno di uno spesso guscio ermetico, che non lascia trapelare quel minimo di informazioni necessarie al giocatore per avere la meglio e sfruttare ad esempio i punti deboli dei vari nemici, rendendo così il loro titolo ancora più complesso di quanto già non lo sia. Come si spendono i “crediti” accumulati quando si superano i livelli per migliorare armi ed abilità? Non lo si capisce bene, ci sono degli schermi, si sblocca qualcosa, ci sono giusto un paio di scritte, si potenzia la tristol, ma di quanto non se ne ha la più pallida idea. Questo vale un po’ per tutto il mondo di DESYNC: l’elenco delle uccisioni è pressoché infinito, quando se ne esegue una nuova il tempo rallenta per un attimo e in teoria appare la spiegazione di quello che si è appena fatto, ma molto in teoria, perché in pratica il tutto è racchiuso in poche parole, che oltretutto si confondono con quel filtro tipico delle opere retro-futuristiche pseudo anni ‘80. Un altro esempio della poca chiarezza di DESYNC: ci sono nemici di tutti i tipi, possono attaccare da vicino, ce ne sono di lenti e pesanti, alcuni volano, altri lanciano delle specie di boomerang e non mancano nemmeno delle sottospecie di facehugger psichedelici davvero odiosi e di tutte queste varianti, alcune hanno colorazioni particolari che, se uccise con una determinata combinazione, danno il là ad esempio a boost momentanei di velocità o resistenza. Peccato che la chiave di lettura rimanga spesso e volentieri ignota, lasciando così il giocatore ai suoi tentativi per lo più casuali alla ricerca di quella acrobazia utile per guadagnare il bonus messo a disposizione ma mai realmente rivelato.
Spietato è dir poco
Il divertimento in sé non viene spazzato però via dalla complessiva imperscrutabilità di molte meccaniche, perché quello che compromette seriamente il gusto di spendere ore e ore nelle arene futuristiche di DESYNC è quella sensazione di frustrazione che si prova a ripetere per una dozzina di volte la stessa sezione di gioco. La linea che divide un giusto ed appagante tasso di sfida da un’inutile e sadica crudeltà è molto sottile e DESYNC vive esattamente su questo labile confine, superando purtroppo spesso e volentieri il punto di non ritorno. Qui ci ricolleghiamo all’aspetto precedente, perché una maggiore chiarezza sull’uso dei bonus e delle tattiche vincenti avrebbe reso il percorso meno accidentato, ma anche quando si sa esattamente come comportarsi, la morte è lì che ci aspetta dietro l’angolo. I nemici sono tanti, bastano una manciata di colpi per venire brutalmente eliminati, dovendo così riniziare da capo la singola sezione, anche se magari eravamo arrivati all’ultima ondata, innescando così quel poco piacevole sistema di trial & error, per il quale si completa il livello solo perché all’ennesima morte oramai si sa a memoria il punto di spawn di ogni singolo mostro. Qui si innesca la seconda vera problematica, perché i nemici spuntano alle spalle e si avvicinano senza fare alcun rumore, vi sono giusto un paio di indicatori che, sotto forma di frecce indicano vagamente il punto in cui vengono generati ma, cosa più fastidiosa, i loro colpi ed attacchi non producono alcun suono, facendo così diventare anche il più pesante dei cyborg-cavalieri una sorta di ninja coi piedi di velluto. La mossa vincente è dunque quella di sfruttare il level design delle arene, fatto sicuramente positivo, e di unirlo ad una IA non proprio brillante, con i pattern d’attacco avversari che seguono passo dopo passo la stessa strada fatta dal giocatore: si corre vicino ad una “mina” esplosiva, si aspetta che un nemico faccia altrettanto, si colpisce la mina ed il gioco è fatto. Le aree dei livelli normali viaggiano così costantemente tra la soddisfazione e lo sconforto per l’ennesima disfatta, ma dove DESYNC passa dall’essere un gioco veramente arduo ad un’incarnazione del demonio in persona è nelle boss fight, con le imprecazione trattenute a stento quando si scopre che sono pure composte da più fasi, sempre più difficili e con il minimo passo falso punito anche da uno spuntone che esce dai muri, da una colata di lava 2.0, da un buco posto in mezzo all’arena ed altre trappole sparse ovunque. Vi sono infine anche delle varianti di livelli già completati, chiamati Aberration zone, dove la difficoltà, se ce ne fosse ancora bisogno, viene ancora una volta aumentata, ma a conti fatti questa aggiunta serve più che altro ad allungare il brodo e a ottenere qualche credito in più.
Drop the sync
Per descrivere l’estetica di DESYNC basta una parole: stile. Uno stile che esce da ogni pixel, uno stile già visto da altre parti, ad esempio nel già citato Tron, soprattutto in Far Cry 3: Blood Dragon, volendo pure in un Axiom Verge o all’incirca in tutti i prodotti facenti parte del mondo di Devolver Digital, uno stile che però non stanca mai, che richiama quelle tonalità acid del futuro descritto negli anni ‘80, con vette di psichedelia assoluta se si tiene al massimo volume l’ottima colonna sonora composta per l’occasione da Daniel Deluxe e Volkor X: non si toccheranno i picchi raggiunti da Pertubator o M.O.O.N con la soundtrack di Hotline Miami, ma come qualità non ci allontaniamo nemmeno troppo. Ci sono però alcune controindicazioni nel mondo cyberpunk di DESYNC: ovviamente, se lo stile non piace, c’è poco da fare, così come se non amate la musica synthwave vi ritroverete ad odiare la OST ripetuta ossessivamente, ma al di là dei gusti, è il filtro utilizzato da The Forgone Syndicate a rendere alcune volte troppo dispersivo e confuso quello che passa sullo schermo, in primis le scritte e le frasi, davvero difficili da leggere. Un ultimo appunto sul sistema di comandi: DESYNC è giocabile solo con mouse e tastiera, non è prevista alcuna opzione per l’utilizzo del pad e infatti il nostro controller della Xbox One è stato puntualmente respinto.
– Frenesia allo stato puro
– Stile cyberpunk a palate
– OST ossessiva e indovinata
– 1000 modi per uccidere…
– … 10.000 per morire
– Spesso confuso
– Solo con mouse e tastiera
– A tratti veramente frustrante
DESYNC è un gioco che colpisce, ha una veste grafica accattivante, composta da poligoni fluo, da luci al neon e colori sparaflashanti che invadono tutto lo schermo. Sulle prime, anche il gameplay sembra supportare adeguatamente l’innegabile stile di DESYNC e il tutto si sposa alla perfezione, fra kill sempre diverse, ritmi martellanti e frenesia allo stato puro. Purtroppo, proprio sul più bello, DESYNC scivola in una confusione generale che avvolge nella fitta nebbia molte delle componenti aggiuntive del gioco, come il sistema per potenziare le armi ed il personaggio, ma soprattutto scade spesso e volentieri nello scoraggiamento, nella frustrazione che si prova quando per l’ennesima volta si finisce vittima di un nemico apparso senza alcun preavviso alle nostre spalle.