Recensione

Curse: The Eye of Isis

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a cura di Sgranz

Che il genere delle avventure, sia che si parli di PC che di console, sia un genere meno gettonato di altri è un fatto ormai assodato: da fan delle avventure in generale, soprattutto quelle punta e clicca, quale sono, questo sempre più evidente accantonamento di questo genere non può che farmi storcere il naso. Fortunatamente per me (e per molti altri sicuramente), ci sono ancora software house convinte che le avventure abbiano ancora molto da dire, come appunto Wanadoo che, dopo aver sfornato ottimi (ma a mio avviso troppo sottovalutati) titoli come quelli della serie di Dracula, ci propone questo Curse: The Eye of Isis sulla nostra Xbox, console che forse più di tutte aveva bisogno di un nuovo titolo horror.

La storiaCurse: The Eye of Isis inizia con il solito filmato introduttivo, il quale brevemente vi saranno illustrati gli avvenimenti subito precedenti il momento in cui comincerete a giocare e vi immergerà in quella che sarà l’atmosfera del gioco.Ci troviamo in Inghilterra nel 1890, in particolare al British Museum, dove è custodita una statuetta egizia dall’enorme valore, chiamata “L’Occhio di Iside”.In una notte non ben identificata, la suddetta statua scompare dal museo, e ciò che rende l’avvenimento ancora più grave è il fatto che si narra che sul manufatto aleggi una maledizione capace di manifestarsi su chiunque lo tocchi.Quella stessa sera infatti la maledizione comincia ad “espandersi” nell’edificio, trasformando gli esseri umani in famelici zombie ed è in quell’istante che inizierete l’avventura nei panni dell’ingegner Darien Dane, che – infischiandosi della polizia – entra nel museo, quanto mai deciso ad andare fino in fondo a questo mistero e a riportare la statuetta nel suo luogo di origine per porre fine alla maledizione.Ma perchè Darien è così interessato alla faccenda?Beh, perchè… è figlio di suo padre, il famoso archeologo Stanley Dane, il quale anni prima venne in possesso della statuetta e stranamente più tardi fu rinchiuso in manicomio dove poi morì.In aiuto del nostro avventuroso ingegnere ci sarà, durante l’avventura, tale Victoria Sutten, della quale dovrete vestire i panni in determinate situazioni, come quando Darien si troverà sotto l’influenza della maledizione.

Il giocoI controlli sono i medesimi per ambedue i personaggi, così come per entrambi sono presenti su schermo un indicatore dell’energia ed uno per la maledizione, che in pratica vi segnala quando nelle vicinanze si trova qualcuno da essa infestato.Come avrete avuto modo di vedere dalle foto, si tratta fondamentalmente di un titolo adventure in terza persona, che in effetti presenta delle somiglianze con la famosissima serie Capcom, quella di Resident Evil, cosa che d’altra parte non ha nulla di misterioso, dato che gli stessi sviluppatori hanno ammesso di aver preso spunto dalla suddetta saga. Sostanzialmente parlo non solo dell’atmosfera generale cupa e tesa, e della presenza di zombie assetati di sangue, ma anche della gestione degli oggetti da raccogliere durante lo svolgimento della storia: infatti, come in Resident Evil sarà possibile combinare più oggetti tra loro per la risoluzione di alcuni enigmi.Ma cosa si deve fare in questo gioco? Purtroppo ben poco: il tutto è limitato a esplorare gli ambienti in cerca di chiavi per aprire la porta successiva ed ogni tanto sparare agli zombie che si incontrano… d ‘altro canto nemmeno gli enigmi molto semplici e lineari risollevano le sorti del prodotto, piuttosto monotono e noioso.Ma il problema più grande di questo Curse a mio avviso è il sistema di controllo del personaggio, piuttosto ostico almeno inizialmente, e ve ne spiego subito il perché: in pratica vi trovate in un ambiente completamente tridimensionale; ora, immaginate di far muovere il personaggio in avanti, grazie alla pressione in su della levetta sinistra del pad; a questo punto la telecamera cambia angolazione e voi sarete costretti a premere la levetta non più in avanti ma in giù, in modo da adattarvi alla nuova visuale. Purtroppo repentini cambi del genere saranno frequenti e dovuti al fatto che non è possibile correggere manualmente la posizione della telecamera virtuale: piuttosto fastidioso!Note stonate giungono poi dall’intelligenza artificiale dei vostri nemici: non è raro che vi troverete a distanza ravvicinata con qualche zombie il quale si accorgerà di voi solo dopo una manciata di secondi, sufficienti perché ve la diate a gambe!Il fattore longevità è da definire nella media per questo genere: circa dieci ore a livello di difficoltà normale, se non meno, vista la già citata linearità degli enigmi.

Grafica e audioParlando dell’aspetto tecnico vediamo che il gioco in questione si avvale della presenza di quattro aree diverse, che sono: il museo, una stazione dei treni, una nave ed una tomba egizia. Questi ambienti sono caratterizzati tutti da una realizzazione grafica discreta, soprattutto per quanto riguarda l’attenzione ai dettagli. Infatti l’atmosfera è resa piuttosto bene grazie ad un sapiente (seppur non miracoloso) uso di fonti di luce e ombre e ad un’ugualmente ben fatta realizzazione degli effetti atmosferici come nebbia e pioggia. Insomma, giocando si ha la sensazione di essere davvero calati nell’avventura con quel pizzico di suspence e di tensione continua, che in un gioco del genere non possono mancare. Ovviamente ci sono anche dei lati negativi di cui tener conto: principalmente essi si racchiudono nelle parole “poca interattività”: infatti, a parte ovviamente gli oggetti con i quali è prevista un’interazione (e cioè tutto ciò che sarà archiviato nel vostro inventario), il resto in pratica è lì “per bellezza”, senza che si abbia la possibilità, ad esempio, di poter fracassare qualche cosa sparandoci contro.La realizzazione dei personaggi infine si attesta sulla sufficienza, in quanto le animazioni che li caratterizzano, non sono, per così dire, ai massimi livelli. Il frame rate si dimostra invece ottimo, non ci sono episodi di rallentamenti o scatti di vario genere, ma questo in effetti ce lo potevamo aspettare dato che, in fin dei conti, i poligoni da muovere sullo schermo non sono mai tanti…Per quanto riguarda l’altro aspetto tecnico, e cioè l’audio, c’è da dire che nel gioco abbondano gli effetti sonori a discapito delle musiche, le quali si limitano ad incalzare durante gli scontri con qualche zombie, giusto per rendere l’azione più frenetica: per il resto, ciò che udirete saranno scricchiolii, rumori di passi e tutto quello che di notte, al buio e da soli in camera potrà tenervi in tensione quel tanto che basta…

– Ottima atmosfera

– Un survival horror su Xbox

– Buon comparto audio

– Dispiace dirlo: la giocabilità

– Grafica solo sufficiente

– Monotono e a tratti noioso

6

Curse: The Eye of Isis è consigliato solo agli appassionati del genere che abbiano già giocato gli altri titoli disponibili e cercano una nuova avventura.

Ci saremmo aspettati di più da un prodotto basato su di una storia “credibile” e una buona ambientazione e atmosfera; purtroppo, uno sviluppo frettoloso e semplicistico ne ha precluso la buona riuscita.

Voto Recensione di Curse: The Eye of Isis - Recensione


6

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