Recensione

Colosseum: Road to Freedom

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a cura di Fabfab

Dopo averci portato nella Cina mitologica e nel Giappone feudale, la Koei decide di concedere qualcosina anche ai gusti del pubblico occidentale, ambientando il suo ultimo classico tra i fasti e la decadenza del tardo Impero Romano. Impersoneremo dunque l’ennesimo gladiatore che mette a repentaglio la propria vita nelle arene di lotta per riconquistare la libertà…

Lo schiavoLa prima cosa da fare nel gioco è scegliere il personaggio da interpretare. Purtroppo “Colosseum: Road to Freedom” non mette a disposizione del giocatore un editor completo con cui dare vita al gladiatore (o, perchè no, gladiatrice) dei propri sogni, ma chiede al giocatore di rispondere ad alcune semplici domande (quale dio adora, da quale paese proviene e così via…) per vedersi affibbiato uno degli improbabili omoni muscolosi messi a disposizione dai programmatori.Qualunque sia il nostro avatar virtuale, il gioco comincia allo stesso modo: in quanto schiavi, siamo appena stati comprati da tal Magerius, titolare di una scuola gladiatoria. Parlando con noi, il tizio in questione ci dirà che se saremo in gradi di guadagnare una certa cifra (astronomica), lui ci renderà la libertà. Fino a quel momento potremo allenarci nella scuola oppure andare a combattere nell’arena, unico modo per guadagnare soldi. Il bello (anzi, il brutto) è che si ha un tempo massimo entro il quale raccogliere la suddetta cifra: se infatti entro 50 giorni virtuali non ce l’avremo fatta, il personaggio morirà, costringendoci a ricominciare tutto daccapo!

Il gladiatoreOgni giorno avremo a disposizione fino a 6 diversi tipi di eventi a cui prendere parte, divisi per tipologia e difficoltà, oltre ad un’essenziale fase di allenamento strutturata in minigiochi ed essenziale per far crescere il personaggio. Al giocatore spetta scegliere se combattere o allenarsi e, nel primo caso, decidere a quali eventi partecipare, potendo anche optare per non combattere affatto (ma non si tratta mai di una scelta saggia). La scelta delle battaglie cui partecipare è molto importante: più si combatte, più si guadagnano soldi. Spesso, però, alcune battaglie sono troppo difficili per il personaggio, specie all’inizio, senza contare che curarsi tra uno scontro e l’altro oppure “resuscitare” dopo una sconfitta costa parecchio.Gli eventi sono teoricamente molto numerosi e variegati: si passa da prove di sopravvivenza a combattimenti di squadra a scontri contro feroci animali. Il problema è che al di là delle premesse le cose da fare sono sempre le stesse: uccidere tutti tranne gli eventuali alleati.La scarsa varietà di situazioni è peggiorata dalla presenza di due sole arene di gioco, peraltro vuote e virtualmente identiche: delle praterie desertiche in cui solo saltuariamente appaiono trappole da evitare e in cui far cadere i nemici (una procedura non proprio difficile, vista la scarsa IA di questi ultimi).Il sistema di combattimento si avvale di tutti e 4 i pulsanti frontali ed associa ad ogni tasto un colpo mirato ad una differente parte del corpo dell’avversario: in genere, però, la componente tattica lascia spazio alla semplice pressione forsennata di tutti i tasti. E’ possibile scegliere tra quattro diversi stili di lotta (un’arma, due armi, scudo e senz’armi) e alternarli durante il combattimento a seconda delle esigenze: più si utilizza un certo stile, maggiore è l’esperienza guadagnata in quella disciplina.Curiosa, invece, la possibilità di scagliare via pezzi del nostro equipaggiamento (armi ed armatura) per usarli come armi o, meglio, per sostituirli con altri migliori da raccogliere nelle arene. Durante ogni battaglia, ed al termine delle stesse, è possibile raccogliere decine e decine di oggetti, da tenere ed utilizzare oppure da rivendere per incrementare la somma guadagnata. La varietà di equipaggiamento collezionabile è davvero notevole e rappresenta, a tutti gli effetti, un vero e proprio sistema di customizzazione del proprio gladiatore, al quale è possibile conferire i look più vari.

Old fashionTecnicamente il gioco non riesce a superare la sufficienza.I modelli dei gladiatori sono discretamente realizzati e sul loro corpo appaiono sangue e ferite una volta colpiti; il livello di dettaglio appare soddisfacente, specie quando hanno indosso l’equipaggiamento. Lo stesso non può dirsi degli ambienti: scarsa varietà (due sole arene, come detto), monotonia, nebbione alla Dynasty Warriors e un frame rate incostante sono i principali problemi del motore di gioco, uniti ad una telecamera che, pur essendo liberamente manovrabile, non fornisce una chiara visione della situazione nei momenti più concitati.L’audio è discreto: il clangore della battaglia è reso efficacemente e le musiche che accompagnano l’azione sono piacevoli. Peccato solo per il basso livello del doppiaggio: poche frase ripetute all’infinito e voci improbabili rovinano un po’ l’atmosfera generale…E’ prevista anche una modalità multiplayer, cooperativa o competitiva, che in sostanza aggiunge poco al prodotto.

– Discreti i combattimenti

– Buon sistema di customizzazione

– Ripetitivo e poco profondo

6.5

La Koei abbandona l’oriente e ci porta nell’Impero Romano, ma non sul campo di battaglia, bensì dentro le prevedibili arene gladiatorie. Il gioco in sé non è male e chi ha apprezzato i precedenti titoli della casa giapponese probabilmente non si lascerà scoraggiare nemmeno questa volta dalla palese ripetitività dell’azione, ma per gli altri dopo il divertimento iniziale potrebbe subentrare presto la noia. In definitiva un gioco indirizzato unicamente a chi sia disposto ad accettarne i limiti…

Voto Recensione di Colosseum: Road to Freedom - Recensione


6.5

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