Recensione

Code of Princess

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Guardian Heroes ha segnato una generazione. Quella di chi scrive, che poi è quella di quanti si staranno asciugando le lacrime al solo pensare a quale inglorioso fato siano andate incontro le ultime due macchine da gioco marchiate Sega.
Quando si passa alla storia con un gameplay di una semplicità disarmante, due sole dimensioni e un intreccio narrativo di scarso interesse, significa che c’è della pura maestria nel confezionare un prodotto. Nintendo ne sa qualcosa. E così, dopo la riedizione in HD del classico Treasure, ecco spuntare sul sempre più vivace shop 3DS Code of Princess, sviluppato da Agatsuma Entertainment (in cui sono convogliati diversi programmatori ex-Treasure) e distribuito in occidente da Atlus, che sembra aver preso il posto della decaduta Square nel cuore degli appassionati di JRPG. Eravamo curiosi di sapere come sarebbe uscito questo nuovo prodotto dal confronto con il mostro sacro che ha infiammato i pad di tutti i Saturn del mondo. Ecco com’è andata.
Un regno in rovina
Erede di una nobile casata che regna da tempo su DeLuxia, la principessa Solange è suo malgrado costretta dal destino a impugnare l’enorme spada DeLuxcalibur per riabilitare il nome della sua famiglia, ingiustamente accusata dell’attacco subito dall’armata Distron, i cui capi macchinano nell’ombra all’insaputa del popolo.Fin qui è il plot trito e ritrito di miliardi di altre produzioni, di quelli da saltare a piè pari premendo furiosamente sul pulsante A del nostro 3DS di ordinanza.Ma vi sorprendereste se vi dicessimo che non abbiamo saltato una battuta di dialogo che fosse una nell’arco dell’intera avventura?Questo succede essenzialmente per due ragioni: l’umorismo di cui è permeata tutta la storia e l’eccellente lavoro fatto in fase di traduzione (e doppiaggio) da parte di Atlus.
Sin dalle primissime battute, appare evidente come il prodotto Agatsuma eviti accuratamente di prendersi troppo sul serio, proponendo al giocatore un cast veramente sgangherato, dalla vis comica notevole, con scambi di battute a tratti esilaranti e personalità distinte e ben delineate, che da sole riescono a condurre in porto una storia altrimenti davvero poco interessante. Se avete giocato a uno qualsiasi dei capitoli di Disgaea saprete di cosa stiamo parlando.
E poi la traduzione: non solo nulla è andato perso nel mai semplice passaggio dal giapponese all’inglese, ma si ha l’impressione che si sia lavorato di cesello per garantire che anche modi di dire e figure retoriche venissero rese nel migliore dei modi. La bontà del totalizzante doppiaggio fa il resto: tutte le linee di dialogo sono recitate, con prove attoriali che spaziano dalla discreta all’eccellente, e se questo per il 3DS non è esattamente una cosa da tutti i giorni, figurarci se lo è per un prodotto digital-only. Ecco, se proprio volessimo trovare il pelo nell’uovo, dispiace non poter godere, come i colleghi a stelle e strisce, di una edizione retail con tanto di colonna sonora, ma se il download era l’unica strada percorribile, meglio il download che niente.
Botte come se piovesse
Circle pad alla mano, Code of Princess non riflette la magnificenza riscontrata nella caratterizzazione dei personaggi, ed esce senza dubbio sconfitto dal confronto diretto con l’assai più famoso progenitore.
I controlli sono semplici, con la possibilità di muovere il personaggio su tre piani distinti, di cui però raramente sfrutteremo a pieno le possibilità tattiche, un tasto per l’attacco rapido (ma debole), uno per quello lento (ma forte) e uno per “marchiare” uno dei nemici su schermo, tenendolo al centro del nostro lock on e raddoppiando i danni inflitti.
In aggiunta, alla pressione di semplici combinazioni di tasti (due volte giù e un tasto frontale, ad esempio) si entrerà in una sorta di modalità berserk, in cui i danni inflitti sono raddoppiati e quelli subiti quasi dimezzati fino al consumarsi dell’apposita barra.
Il sistema di combattimento, spina dorsale del titolo, soddisfa senza eccellere, lasciando buona libertà al giocatore e puntando spesso più sul tempismo che sul mero button mashing, senza però restituire la fisicità e il senso di impatto che fecero la fortuna di Guardian Heroes, finendo col rivelarsi piuttosto ripetitivo sul lungo periodo, cosa di cui probabilmente gli stessi programmatori erano a conoscenza, se è vero che il titolo è stato evidentemente pensato per sessioni di gioco rapide (nell’ordine dei 10-15 minuti l’una).
Ognuna delle missioni della campagna principale è infatti completabile in una manciata di minuti, durante i quali porterà facilmente il vostro tasso di adrenalina ad alzarsi in modo considerevole, sulla scia dei grandi successi arcade di circa vent’anni fa, e, come questi, l’entusiasmo e il coinvolgimento tenderanno a scemare se invece vi ci dedicherete per due o tre ore di fila.
Questo anche perché gli elementi RPG inseriti da Agatsuma sono appena abbozzati, e garantiscono solo in parte quel grado di profondità del gameplay che spinge molti utenti a completare decine di fetch quest in titoli di stampo ruolistico: ad ogni passaggio di livello, saranno elargiti (non senza una certa generosità) dei punti da distribuire tra le varie caratteristiche base del personaggio, e molte missioni nella seconda parte dell’avventura richiederanno livelli elevati per essere portate a termine, inviando contro il giocatore orde di nemici inferociti e boss dagli infiniti punti vita.
Qui affiora una certa anima hardcore, perché verosimilmente ai giocatori sarà richiesto di cimentarsi in modalità Free Play in una delle missioni già sbloccate con l’avanzare nella campagna principale, solo per racimolare punti esperienza e magari equipaggiamento migliore.
Seguendo questo schema, quindi (combatti – avanza – sali di livello – migliora equipaggiamento), in brevi sessioni di gioco, Code of Princess dà il meglio di sé, garantendo un monte ore considerevole per un titolo digital-only e un gameplay frenetico e di grande accessibilità, ideale dopo una dura giornata di lavoro.
Altra cosa che distanzia l’ultima fatica Agatsuma dal titolo ispiratore è la presenza di un buon numero di rallentamenti nelle scene più affollate, mai a tal punto da rovinare l’esperienza di gioco ma comunque fastidiosi, soprattutto nelle fasi avanzate della campagna, dove un ritardo nel riconoscimento dell’ input potrebbe essere causa di una badilata presa nelle gengive. La situazione peggiora soprattutto se si tiene attivato l’effetto tridimensionale, che peraltro aggiunge davvero poco (nonostante i tre piani prospettici) al gameplay.
Difficile invece muovere una qualsivoglia critica all’offerta ludica generale: la campagna necessiterà di poco meno di 8 ore per essere portata a termine, e con l’avanzare il giocatore sbloccherà numerose missioni aggiuntive a cui accedere in ogni momento dal menu principale.
La presenza di quattro diversi personaggi interpretabili, con stili di combattimento molto eterogenei tra loro, spingerà sicuramente ad una seconda (e magari anche terza) run, al termine delle quali si può sempre fare un salto online per un match competitivo o cooperativo.
Durante i nostri test, dobbiamo segnalare una certa fatica nel matchmaking, e un lag che andava dall’accettabile al tedioso, ma a onor di cronaca va detto che questi sono avvenuti prima della distribuzione ufficiale del gioco in Europa (avvenuta lo scorso 28 marzo), e quindi comprendevano solo utenti localizzati dall’altra parte del mondo, o quasi.
Altro che motion capture
Pur funestato dai rallentamenti di cui sopra, il comparto tecnico di Code of Princess incanta, più per la bellezza del suo character design e per la sinuosità delle sue animazioni che per la forza bruta in termini di motore grafico o effetti particolari.
Dalla procace Solange, passando per la maga zombie e fino all’ultimo dei nemici, ognuno dei personaggi che si muovono su schermo vanta un set di animazioni credibile e incredibilmente fluido, che solo i più attenti tra voi apprezzeranno vista la frenesia della maggior parte degli scontri.
Una ulteriore dimostrazione di come una direzione artistica ispirata faccia la differenza su qualsiasi piattaforma, dalla più performante delle console casalinghe in HD alla meno capace tra quelle portatili.
Detto dell’eccellente doppiaggio, dobbiamo cantare le lodi anche della colonna sonora, non a caso distribuita stand alone con il titolo nella sua edizione americana, che alterna pezzi di grande ritmo a ballate quasi malinconiche, che, pur imprigionate nei modesti speaker di 3DS, riescono ad aggiungere qualcosa all’azione a schermo.
Il tutto, per chi non lo sapesse, a 29.99 euro, un prezzo a cui ci piacerebbe poter comprare l’intera libreria di giochi disponibili per la console a due schermi Nintendo (nuove uscite comprese) in forma digitale.
Se avete 30 anni o più, l’acquisto è quasi obbligato, ma pur con qualche riserva (dai rallentamenti al difficoltoso comparto online), Code of Princess potrebbe divertire anche i più giovani.

– Meccaniche di gioco semplice e appaganti

– Animazioni e character design al top

– Eccellente comparto sonoro

– Longevo per il suo genere

– Rallentamenti costanti

– Comparto multigiocatore problematico

– Alla lunga piuttosto ripetitivo

7.5

Ripetere l’exploit di Guardian Heroes (comunque apprezzato più “postumo” che al momento dell’uscita), era davvero difficile anche con membri di quella stessa software house al lavoro, e infatti Agatsuma Entertainment non centra in pieno il bersaglio, incespicando tanto sui rallentamenti, quanto su un comparto multiplayer imperfetto, ma riuscendo nondimeno a proporci un titolo divertente, che causerà molti calli ai pollici e molte risate tra quanti si premureranno di seguirne i dialoghi fuori di testa anziché saltarli a piè pari.

Difficilmente chi ha amato il titolo Treasure se lo lascerà scappare, ma anche per gli altri il download potrebbe rappresentare una delle sorprese più liete di questa primavera.

Voto Recensione di Code of Princess - Recensione


7.5

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