Recensione

Castlevania: Portrait of Ruin

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a cura di Damien

La critica maggiore che era stata rivolta al precedente Castlevania: Dawn of Sorrow era di aver saputo sfruttare in maniera piuttosto povera le nuove funzionalità del DS: il touch screen serviva solo per rompere blocchi e disegnare sigilli (entrambe cose piuttosto futili) e il doppio schermo fungeva solo da mappa. Quindi il problema principale che la Konami si è trovata a dover affrontare in questo nuovo capitolo della saga era come poter migliorare l’integrazione del gioco con le funzionalità del DS. E indovinate come l’ha risolto? Nella maniera più semplice, lasciando perdere!

Correva l’anno 1944… e correva correvaSiamo in piena seconda guerra mondiale e tutte le nazioni del mondo sono consumate da odio e violenza… quindi quale momento migliore per la nuova apparizione del castello demonico del Re del Terrore, Dracula? Stavolta però troveremo un trittico abbastanza atipico per la saga Konami: un vampiro capo, Brauner, con le due figliole Loretta e Stella. Noi impersoneremo Jonathan Morris (figlio del John Morris che alcuni di voi ricorderanno nel lontano Castlevania: Bloodlines uscito per Sega Megadrive), giovane cacciatore di vampiri erede della leggendaria frusta Vampire Killer e Charlotte Aulin, una giovane stregona dai grandi poteri ancora sopiti. Ma come… vi chiederete, due personaggi diversi allo stesso tempo? Ebbene sì, l’unica grande novità che troveremo in Portrait of Ruin è proprio questa. La gestione dei due personaggi è molto più semplice di quello che potrebbe sembrare, anche perché ne gestiremo chiaramente uno alla volta, in stile Donkey Kong Country. Quando ne avremo bisogno, possiamo ovviamente richiamare il nostro compagno, farlo sparire se ci sta dando noia oppure usare le tecniche Dual Crush, potenti mosse che vedranno coinvolti entrambi i personaggi. Anche il nostro compagno però può essere colpito dai nemici, ma chiaramente non ci farà perdere energia, bensì punti magia.

Enter the portrait of ruin!Per una volta, il sottotitolo di un titolo della serie Castlevania non è affatto a sproposito, anzi! Questo perché l’influenza del sopracitato vampiro capo Brauner si estrinseca proprio attraverso dei quadri che, sparsi per il castello, tengono viva la malvagità dell’oscuro luogo. Starà quindi ai nostri due eroi entrare dentro tutti i quadri, sconfiggere i nemici e gli immancabili boss, di modo da distruggere il malefico potere ivi contenuto. La cosa più bella dell’idea dei ritratti è ovviamente il fatto che ognuno di questi rappresenta uno scenario completamente diverso; quindi chi si era stufato di girare in fredde sale medioevali, finalmente può gioire! Stavolta incontreremo davvero di tutto: una Londra settecentesca, un Egitto faraonico, una casa stregata e così via, una varietà mai vista in un titolo della serie Castlevania e che non possiamo che accogliere con grande gioia! Naturalmente il gameplay di Portrait of Ruin è quello classico di sempre, su ciò potete scommetterci: mostri che respawnano di continuo, punti esperienza da accumulare per salire di livello, nuove armi che scopriremo col tempo (in numero doppio stavolta!), cuori che ci fanno riguadagnare punti magia perduti, ecc. Insomma gli elementi classici di ogni buon action adventure che si rispetti, sempre con la qualità che ci ha garantito Konami negli ultimi Castlevania per GBA e DS. Naturalmente incontreremo diversi nemici nuovi (tra cui api velenose con tanto di alveare, acrobate del circo e così via) e ovviamente una buona selezione di vecchie conoscenze, tra cui certi che cominciano davvero a stare sui nervi! I boss sono ovviamente tutti nuovi e si presentano davvero bene, mentre alcuni sono abbastanza dimenticabili (come il blob verde), altri sono davvero spettacolari e impegnativi anche dopo aver memorizzato perfettamente i loro attacchi. Novità da segnalare, invece, è la presenza di vari Quest da completare e che ci verranno assegnati dal misterioso Wind (un fantasma che incontreremo quasi subito e che cela numerosi segreti). Sono delle missioni alquanto varie, pure se non tutte molto divertenti o sensate, e che sbloccheranno nuove mosse speciali, oggetti e ricompense di ogni tipo. Una buona idea, anche se sfruttata in maniera piuttosto dimenticabile. Poi, come vi dicevo, stavolta le funzionalità del DS sono state praticamente accantonate: il touchscreen lo useremo ancora meno che nel precedente Dawn of Sorrow, praticamente solo per i menu, e il doppio schermo è usato di nuovo solo per visualizzare la mappa.

Anche stavolta visiteremo la morte…C’è invece un aspetto del gioco che Portrait of Ruin ha sicuramente migliorato di molto rispetto a Dawn of Sorrow: la grafica. Sicuramente il precedente capitolo mostrava un ottimo 2d, ma ben pochi elementi 3d davvero memorabili; beh in questo la Konami ha senza dubbio cambiato le carte in tavolta. Stavolta troveremo parecchi sfondi tridimensionali, a volte anche animati; così pure qualche boss di fine livello in tre dimensioni. Le animazioni poi sono un qualcosa di spettacolare, sia i nostri eroi che i nemici sono una gioia da vedere in movimento, i frames davvero si sprecano! C’è da dire che a volte forse il 2D e il 3D non s’integrano così bene come vorremmo, ma sono solo momenti; in generale Portrait of Ruin fa un ottimo uso dell’hardware del gioiellino Nintendo ed è davvero un piacere da vedere in movimento. Ah e ovviamente non dimentichiamo l’ottima intro animata, anche se forse un po’ meno spettacolare rispetto a quella di Dawn of Sorrow. E musicalmente? Beh, potremmo aspettarci da Konami qualcosa di meno dell’eccellenza? Chiaramente no, e anche questa volta troveremo tonnellate di nuovi temi (di stile più vario rispetto al solito rock semi operistico) ad aspettarci e quindi sarà necessario giocare con le cuffie per godersi ogni singola nota, visto che ne vale davvero la pena.

Squadra che vince?Avrete ormai intuito che anche Portrait of Ruin non ha mai avuto alcuna intenzione di modificare minimamente la giocabilità della serie che resta praticamente identica al capostipite su NES. Questo chiaramente è un bene, soprattutto perché è un action adventure che non ha poi bisogno di grandi modifiche su DS per funzionare egregiamente. Ci garantirà di sicuro almeno cinque/sei ore di divertimento solo per finirlo al primo giro e ottenere il primo finale. Per arrivare invece al vero e proprio finale ‘buono’, occorrono almeno altre due/tre ore; per non parlare poi degli appassionati di item scavenging che troveranno pane per i loro denti e potranno far arrivare la longevità anche quasi alle venti ore. Alla fine sbloccheremo nuovi personaggi e l’immancabile paio di nuove modalità di gioco (tra cui il classico Boss Mode). Insomma, chi cerca qualcosa di nuovo qui non troverà davvero niente di che, chi cerca un solido action adventure oppure un capitolo della serie Castlevania che valga la pena di giocare… è nel posto giusto!

– Grafica in 2D arricchita da elementi 3D

– Colonna sonora davvero bella

– Giocabilità solida e collaudata

– Non usa minimamente le funzionalità del DS

– Poche novità degne di nota

8.5

Un’ottima aggiunta alla serie Castlevania, il gameplay rimane fresco grazie all’idea delle varie ambientazioni e grafica e sonoro ci fanno rimanere incollati agli schermi fino alla fine. Gran lavoro della Konami!

Voto Recensione di Castlevania: Portrait of Ruin - Recensione


8.5

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