Castlevania Lords Of Shadow fu una sorpresa un po’ per tutti, i fan più accaniti della serie si affezionarono alle gesta di Gabriel Belmont e del suo amore combattuto narrate nel primo capitolo, ma il gioco riuscì altresì ad appassionare anche i semplici amanti dei titoli d’azione grazie ad un combat system solido e fluido, una difficoltà ben calibrata, capace di offrire una sfida degna di questo nome anche ai giocatori più smaliziati, e a gloriose boss fight in grado di portare il tutto su ottimi livelli qualitativi. Lo scorso anno poi Mercury Steam ampliò ulteriormente il pubblico con un buon porting su PC, preparando così l’arrivo per questo secondo episodio. Le attese a questo punto erano davvero alte e tutti ci aspettavamo lievi miglioramenti che potessero ampliare l’ottimo lavoro fatto in passato, magari con qualche colpo di genio che potesse ulteriormente migliorare la serie.
Qualcosa però in fase di costruzione del progetto deve essere andato storto, perché non solo le aspettative non sono state mantenute ma sono state ritoccate meccaniche e ritmi che funzionavano alla perfezione, rovinandone in qualche modo l’alchimia. In questa nostra recensione vi spieghieremo quindi cosa si salva della produzione e cosa invece doveva rimanere inchiodato dentro una bara…
Bentornato Dracula
Gabriel Belmont è stato battuto, il suo cuore ricolmo di odio e la sete di vendetta lo hanno trasformato definitivamente in quello che tutti noi conosciamo come Dracula. Nel suo castello il signore dei vampiri attende silenzioso che il suo più acerrimo nemico bussi nuovamente alla porta e uno scontro gigantesco contro le sue armate getta il giocatore subito nel cuore dell’azione. Quello che ci troviamo per le mani nei primi minuti di gioco è un signore oscuro, carico di tutti i poteri acquisiti in passato e incredibilmente pericoloso. I primi combattimenti scorrono via velocemente mentre si prende la mano con i controlli, praticamente immutati dal predecessore. La frusta la fa ancora da padrone, affiancata dagli Artigli del Caos e dalla spada del vuoto, i primi capaci di sfondare le difese dei nemici corazzati mentre la seconda utile per recuperare preziosa linfa vitale durante gli scontri.
Mentre respingiamo l’orda di cavalieri che si abbatte a ondate contro le mura del nostro castello un enorme gigante meccanico ci si para dinnanzi, guidato da un celestiale cavaliere in armatura scintillante. È così dunque che, esattamente come nel primo capitolo, Dracula si trova coinvolto in una boss fight impegnativa, nella quale ci viene richiesto di evitare le frecce incantate scagliate dall’arco del serafino e al contempo distruggere il demone furioso composto da legno e acciaio.
Il combattimento culmina tuttavia con la nostra sconfitta e la storia scorre velocemente in avanti di diversi secoli, quando Dracula, risvegliato dal suo sonno centenario, si troverà in una città moderna, abbagliato dalle luci al neon e privato completamente dei propri poteri.
La trama, fino a quel momento interessante, subisce una brusca frenata, e piuttosto che evolversi si congela temporaneamente, mettendo nelle mani del giocatore un personaggio prettamente inutile e privo di qualsivoglia abilità speciale. Quello che ci attende da qui in avanti sarà dunque una lunga scalata al potere che vedrà Dracula dover sconfiggere tutti i suoi nemici e alleati di un tempo per poter tornare in possesso dei suoi poteri, armi incluse.
Ma cosa si cela dietro al nostro brusco risveglio? È proprio Zobek a rivelarcelo, costringendoci ad allearci con lui per evitare che Satana torni sulla terra e stermini l’umanità. In cambio del nostro aiuto, la sua promessa è quella di porre fine in maniera definitiva alla nostra immortalità e toglierci il grave fardello che pesa sul nostro cuore.
Motivati da questa folle idea ci spingeremo nelle trame di Satana, scoprendone i piani, tentando di ostacolarli in tutti i modi e di sterminare tutti i suoi più fedeli discepoli. Il tutto per una durata complessiva di circa 10/12 ore, un passo in dietro quindi rispetto alla longevità di Lords of Shadow, ma soprattutto con un ritmo terribilmente lento a causa di alcune scelte di design che, come vedremo in seguito, non fanno altro che spezzare la tensione e mischiare alle fasi puramente action sessioni stealth e plaforming riuscite davvero male.
Impugnamo la frusta
Il cammino di Dracula sarà ovviamente costellato di nemici, e il combat system classico della serie torna in maniera praticamente identica rispetto a quanto visto nel primo episodio, con qualche piccola aggiunta. La nostra frusta sarà capace di sferzate dall’ampio raggio che permetteranno di colpire più nemici in una volta sola o di eseguire allunghi in linea retta per raggiungere i demoni più lontani. Utilizzando il salto in combinazione con gli attacchi base sarà possibile effettuare launcher, juggle e combo aeree che terranno i nemici sospesi abbastanza a lungo da finirli prima che riescano nuovamente a toccare terra. Questo è possibile grazie all’abbassamento repentino della curva di difficoltà rispetto al primo capitolo, ora decisamente meno ripida e più permissiva. Delle quattro difficoltà presenti solo l’ultima infatti rappresenta una sfida degna di questo nome, in alternativa ci troveremo ad asfaltare praticamene qualsiasi cosa si metta sulla nostra strada senza problemi. Nelle prime ore di gioco ritorneremo anche in possesso sia della spada del vuoto che degli artigli del caos ed entrambi gli strumenti di morte avranno mosse e capacità uniche capaci di dar maggior profondità al combat system. Le meccaniche quindi non deludono, e se non fosse per l’incapacità dei nemici di rappresentare un vero pericolo non potremmo davvero lamentarci del combat system, magari meno tecnico rispetto a quello visto in altri esponenti del genere ma ugualmente divertente.
Purtroppo però è proprio quando questo dovrebbe dare i meglio di sé che il tutto precipita in un baratro profondo. Stiamo ovviamente parlando delle boss fight, lontanissime dai livelli del primo Castlevania. I boss in questo secondo capitolo hanno dimensioni contenute e, cosa molo più grave, hanno pochissimi pattern di attacco e sono da affrontare in arene circolari striminzite. La vostra frusta potrà praticamente sempre andare a segno e le tattiche per il superamento di questi boss sono quanto di più basilare e scontato visto ultimamente. Lords of Shadow 2 mostra una linearità quasi disarmante nella presentazione di questi combattimenti, preceduti solitamente da una sezione stealth e da un paio di stanze infarcite di minion da affrontare: strano a dirsi, ma qui combatterete davvero poco, il che per un gioco il cui punto di forza dovrebbe proprio essere il combat system è una nota negativa assolutamente non indifferente. L’esplorazione dei livelli si trascina stancamente tra fasi platform con animazioni terribili dei salti del protagonista, quasi calamitati verso le piattaforme, e sezioni di arrampicata alla Uncharted che lasciano il tempo che trovano. Quello che davvero ci ha fatto imbestialire invece sono le sezioni stealth, dove Gabriel, pardon… Dracula, potrà assumere le sembianze di un gruppo di topi, lanciare pipistrelli per disorientare i Golgoth di guardia o impossessarsi degli stessi per aprire porte e superare corridoi altrimenti inaccessibili. Queste sezioni sono lente, noiose e terribilmente identiche le une alle altre, il che, vista la frequenza con la quale vengono proposte, non può che far scendere l’adrenalina del giocatore sfiancandolo inutilmente.
Con l’inserimento ripetuto di queste fasi Mercury Steam è riuscita a rompere un meccanismo che nel primo Lords of Shadow funzionava alla perfezione, un’idea malsana che pesa davvero come un macigno sulla valutazione finale.
Tempo di power up!
Combattendo e falciando le orde demoniache acquisiremo preziosi teschi dorati utili per comprare nuove mosse e abilità. Una volta acquisite sarà altresì possibile aumentarne il livello semplicemente continuando ad utilizzarle come in un sandbox qualsiasi e una volta potenziate al massimo trasferire i loro bonus all’arma correlata. In questo modo il giocatore sarà costretto a cambiare mosse di continuo per avere uno spettro più ampio di attacchi e poter velocizzare il processo di miglioramento di frusta, spada e artigli.
Quegli stessi teschi saranno poi utilizzabili dal Chupacabra, un nanetto odioso che sbloccheremo nel corso dell’avventura, e che ci permetterà di acquistare al suo negozio tutta una serie di oggetti incantati a consumo come pozioni per la vita, potenziamenti magici temporanei e un medaglione che risveglierà la vera forma di Dracula, mutandolo in un dragone oscuro e distruggendo qualsiasi cosa si trovi sul suo cammino.
Non mancano inoltre i collezionabili, sparsi per tutti i livelli, tra i quali non possiamo non citare gemme per la vita, in grado di accrescere la nostra barra di energia, immagini, bozzetti, le sfide segrete di Kaleidos dove dare sfoggio di tutta la nostra abilità guerresca, e anche diversi rotoli con approfondimenti sulla trama. Per recuperare questi oggetti Dracula dovrà ricorrere a tutti i poteri a lui disponibili, siano essi semplici salti doppi, grazie alle ali demoniache, o la possibilità di trasformarsi in nebbia, che gli permetterà di passare attraverso i cancelli o fluttuare per le condutture. È una meccanica ormai rodata e che ha permesso a Mercury Steam di sfruttare grosse quantità di backtracking, utili a dare maggior durata al titolo. La longevità purtroppo però non basta, perché il giocatore, che sbloccherà alcuni di questi poteri dopo oltre dieci ore, non ne potrà veramente più di visitare per l’ennesima volta le stesse, poco ispirate, location, preferendogli invece rushare fino al termine dell’avventura. L’alone di noia che pervade l’intero titolo infatti non può essere ignorato e anche i più forti sostenitori della serie si troveranno ben presto ansiosi di correre da un boss all’altro solo per accelerare gli eventi, davvero troppo dilatati nella narrazione prevista da Mercury Steam. È un peccato perché la storia della famiglia Belmont affascina e lascia piacevolmente sorpresi con un paio di colpi di scena ben piazzati, giunti però troppo tardi per salvare la produzione.
Paletto spuntato
Le ambientazioni di Castlevania Lords of Shadow 2 hanno alti e bassi, si va da picchi di ottima qualità quando il nostro Gabriel verrà ancompagnato dal ricordo di Trevor nel passato, camminando per il suo lugubre castello, fino a toccare punti bassissimi nella città in stile moderno, una vera rarità tra le altre cose in Castlevania.
Il continuo salto temporale nei ricordi del nostro lord vampiro non funziona particolarmente bene e visto il distacco qualitativo delle due ambientazioni, quando il giocatore si troverà a camminare nuovamente nel futuro, la voglia di ritornare tra mura di pietra e candelabri sarà veramente fortissima. Nonostante Mercury Steam abbia infatti provato a infarcire la città moderna con cattedrali e luoghi di culto nel tentativo di dare un’aria gotica al tutto, questa manca di quel carisma classico delle location del marchio Konami. Anche i demoni, soprattutto quelli armati con bocche da fuoco, deludono terribilmente in termini di design, soprattutto se comparati a cavalieri, vampiri e fiere visti nel capitolo precedente. Fortunatamente la versione PC che abbiamo avuto modo di provare non presenta un aliasing marcato o texture poco definite come la controparte apparsa su console. I modelli dei protagonisti soffrono forse di una leggera carenza di poligoni, ma in linea generale il colpo d’occhio non è affatto male. La nostra avventura sarà accompagnata da musiche di buon livello, sprecate forse in ambientazioni tanto anonime che avrebbero meritato assolutamente maggior cura e dedizione, esattamente come Castlevania Lords of Shadow 2.
– Combattimento rodato
– Ambientazioni nel passato evocative e riuscite
– Durata più che sufficiente
– Scontri con i boss deludenti
– Fasi Platform e Stealth da dimenticare
– Nemici non particolarmente curati
– Sezioni moderne sottotono
– Terribilmente ripetitivo
– Ritmo troppo lento
Castlevania Lords of Shadow 2 non è un gioco terribile, sia chiaro ma mostra tanti, addirittura troppi punti deboli. Primo su tutti un combat system che non trova un’applicazione pratica di tutte le sue meccaniche a causa di nemici davvero insulsi e poco impegnativi. Il ritmo di gioco inoltre rallenta eccessivamente, farcito com’è di fasi stealth e di platforming, mal riuscite e in generale noiiose e ripetitive. Persino i boss non riescono a sfondare la barriera del già visto di cui questo secondo capitolo si permea, risultando in tutto e per tutto un netto passo indietro rispetto al secondo episodio. Quando Mercury Steam sembrava poter produrre un nuovo titolo di successo davvero con poco sforzo ecco che qualcosa negli ingranaggi si è guastato e ciò che ci troviamo per le mani non è nemmeno lo spettro di quanto abbiamo atteso durante questi anni. Una conclusione che meritava ben altro destino.