Castlevania: Lament of Innocence
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a cura di Upe
C’è voluto diverso tempo affinché i cacciatori di vampiri della famiglia Belmont vedessero la luce su un sistema di ultima generazione. La speranza dei molti estimatori del filone arcade/horror è riposta nelle mani dei sapienti sviluppatori di casa Konami, ai quali si chiede di rinverdire i fasti dell’indimenticabile Symphony of the Night.Una speranza neanche troppo effimera, alimentata dal fatto che il team di sviluppo è rimasto pressoché lo stesso, ivi compresa la compositrice della colonna sonora e delle melodie di accompagnamento. Punti a favore, quindi, che ben lasciano intendere sull’esito finale.La caccia ai succhiasangue può avere inzio…
La tramaLa storia di Lament of Innocence costituisce cronologicamente l’inizio della saga, quindi il primo scontro fra il clan Belmont ed il signore dei vampiri Dracula.Per chi ha avuto la fortuna di giocare i vecchi capolavori sarà sicuramente un piacere scoprire come tutto cominciò e così conoscere nel dettaglio tutti gli avvenimenti precedenti e, non a caso, la Konami ha confezionato una bella trama che risulta lineare, ma anche relativamente complessa ed avvincente nelle fasi finali del gioco.Voi impersonificherete Leon Belmont, guerriero appartenete ad uno dei casati nobiliari più prestigiosi dell’Europa dell’XI secolo, il quale, anche contro il volere della chiesa, deciderà di avventurarsi nella foresta avvolta dalle tenebre eterne alla ricerca della sua amata Sara.Il nostro protagonista verrà aiutato da un personaggio, tale Rinaldo Gandolfi, il quale oltre a donargli la “mitica” frusta ammazzavampiri farà anche da filo conduttore della storia raccontando molti misteri e svelando diverse verità (a volte veramente tristi).
Un passaggio obbligatoLa prima cosa da valutare (nonché la più evidente) si riferisce all’aspetto grafico, al passaggio dalla bidimensionalità alla terza dimensione. Ci troviamo di fronte ad un prodotto, in tal senso, completamente differente rispetto agli “avi”, curato come raramente si è visto ultimamente. Un impatto visivo molto gradevole che riesce ad offrire al gioco una certa profondità, senza però stravolgerne il senso degli eventi. D’altronde, fino ad oggi e senza dubbio, la serie ha dimostrato di cavarsela benissimo anche senza. L’acquisto di una maggiore libertà di movimento si rivela molto gradevole esteticamente (dato di fatto) ma comunque marginale, laddove avrebbe potuto lasciare ampio spazio all’esplorazione, andando in controtendenza a quanto fin qui apportato dai capitoli precedenti. In alcuni casi, specialmente nelle occasioni dove l’azione assume i contorni del platform, la scelta del 3D appare azzeccata e concede grosse soddisfazioni. Per il resto delle vicissitudini, invece, i vantaggi apprezzabili sono quasi irrisori, anzi tendono a semplificare fin troppo l’intercedere. Per il resto, ambienti, superfici ed effetti speciali continuano a proporre atmosfere lugubri e goticheggianti, nella migliore tradizione… seppur le numerose stanze da visitare denotino una certa ripetitività costruttiva.
Eppure mi ricorda qualcosa!Se per quanto attiene l’aspetto estetico nulla da eccepire, lo stesso non può dirsi per la parte giocabile. Per carità niente di così catastrofico, sia chiaro. Il maggior difetto, rilevabile dopo una decina di minuti e nonostante l’azione scorra via incessante, si palesa in una fastidiosa sensazione di dejavù. E’ impossibile, infatti, non notare l’eccessiva somiglianza delle locazioni e delle situazioni. La stessa meccanica di gioco, purtroppo, non sfugge ai canoni distintivi dei Castlevania, tornando a proporre il recupero di armi sempre più potenti con cui affrontare le orde di mostri. Una cosa, però, viene a perdersi rispetto a quanto proposto in passato, dove alcuni elementi da gioco di ruolo facevano capolino. E’ proprio nella “crescita” del personaggio che si riscontrano le differenze più pesanti rispetto ai precedenti episodi, che si fregiavano appunto di evidenti componenti RPG nella gestione del signor Belmont. Nello specifico le uniche cose incrementabili saranno i potenziamenti e le armi, scordiamoci quindi punti esperienza o quant’altro del genere. Ad esempio la mitica frusta alchemica, che ci permette l’interazione con tutto il “circondario” (bestiale e non), vanta tre distinti gradi di potenza e, di conseguenza, tre diversi effetti sui mostri. Le armi secondarie non sono da meno, permettendo attacchi variabili a seconda della loro natura. Però… qui nasce un piccolo guaio. Un problema, se così vogliamo chiamarlo, consistente nello sbilanciamento del potenziale bellico a disposizione. Una volta acquisiti i mezzi più potenti (due o tre) gli altri diverranno totalmente inutili. Un’altra forma di attacco, oltre appunto ai mezzi “fisici”, è rappresentata dalle dieci reliquie mistiche, le quali andranno combinate con sette sfere di colore differente per ottenere una discreta varietà di assalti speciali. Le suddette sfere potranno essere rinvenute durante l’esplorazione del castello, nascoste nei posti più improbabili, o rilasciate dal cadavere dei boss di fine livello. Chiudo la questione con la segnalazione di piccole noie nella gestione delle telecamere. Quest’ultime, specialmente nei frangenti in cui si ha un nemico davanti e uno dietro (brutta situazione!), tendono a lasciare fuori schermo uno dei due soggetti. Certamente la questione appare fastidiosa, un fastidio che può essere compensato con piccoli aggiustamenti manuali. In ogni caso l’avventura “fugge” via fluida, senza troppi intoppi, con decine di nemici da distruggere, un sistema di controllo ben calibrato e facile da padroneggiare, nonché con una libertà decisionale abbastanza ampia. Non è previsto, infatti, nessun percorso particolare da seguire per accedere ai bruttissimi Boss, i quali una volta eliminati lasceranno via libera per lo scontro finale. La risoluzione degli enigmi che permettono di avanzare nell’avventura non segue, quindi, una sceneggiatura rigida, anzi possiamo tastare sin da subito il terreno dei cinque piani che compongono il maniero, affrontando i rebus in ordine sparso.
-Ottimo impianto grafico
-Sonoro coinvolgente
-Azione frenetica
-Troppo corto
-Locazioni molto simili tra loro
-Piccoli problemi con le telecamere
7.5
Dispiace notare come Castlevania rientri pienamente nelle categoria di quei giochi divertenti ma, purtroppo, poco duraturi. I più smaliziati non impiegheranno che poche ore per terminarlo. Fortunatamente l’inserimento di alcuni bonus, tra cui un nuovo personaggio giocabile (ma io non vi ho detto niente!), ed altre piccole chicche, porteranno l’utente a rivivere l’intera avventura. Ma anche così, in fin dei conti, non occorrerà tantissimo per accantonarlo… dopo averlo spremuto a dovere. Le atmosfere tipiche e caratteristiche della serie, che tanta fortuna hanno regalato ai precedenti esponenti, ci sono tutte. Vampiri, fruste, mostri e amenità varie sono rimasti intatti. La presenza della terza dimensione, elemento rappresentativo di maggior spessore, non ha saputo però elevarlo. Quello che manca, in realtà, è un pizzico di magia in più…
Voto Recensione di Castlevania: Lament of Innocence - Recensione
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