Torniamo quindi a quel 2007 così importante per la serie, che vide l’arrivo sul mercato di Call of Duty 4: Modern Warfare. Quelli erano gli anni in cui esaltare le potenzialità cinematografiche di un gioco era un elemento di pregio di cui fregiarsi e riuscire ad avere un comparto multiplayer solido e vincente poteva dare una spinta notevole a tenere incollati i giocatori una volta finita la campagna single player.
Tra innovazione e nostalgia
Oggi, il ricordo ancora forte nei giocatori e l’effetto nostalgia, che da esso scaturisce, sono riusciti a convincere Activision che la direzione da intraprendere per questo 2016 non fosse semplicemente legata al nuovo capitolo Infinite Warfare, ma che dovesse tornare alle origini e comprendere la remastered, dalla grafica totalmente rinnovata, di Modern Warfare, riproponendo tutto ciò che di buono aveva portato con sé questo capitolo. Il sunto del discorso è che quest’anno al posto di un gioco solo se ne prenderanno ben due, di cui il più anziano può essere a tutti gli effetti considerato come la solida certezza del pacchetto. Abbiamo dunque raggiunto il momento della recensione, dopo aver messo insieme i due pezzi del puzzle, rilasciati a distanza di un mese: campagna e multiplayer.
Ci si diverte ancora parecchio
Dopo ben tre capitoli dedicati alla seconda guerra mondiale, Modern Warfare riuscì a innovare davvero la serie Call of Duty, portandola a quel livello di notorietà e di successo che tuttora conosciamo. Eccoci quindi pronti per verificare il grado di coinvolgimento che la campagna riesce ancora a offrire e quanto effettivamente il titolo ancora oggi possa tendere una mano ai nuovi giocatori, per farli entrare nel vortice della frenesia di questo sparatutto. Prima di tutto è doveroso dire che è stato un gran piacere ritornare a vestire i panni del Sergente “Soap” del 22° reggimento SAS, nonché quelli del sergente Paul Jackson del corpo dei Marines. Senza stare qui a ripetere le vicessitudini di una campagna che già conoscerete tutti a memoria con le oramai iconiche missioni a cavallo tra Russia e Medio Oriente, si deve dire che il ritmo non è invecchiato di un secondo. Il continuo cambio di fronte così come la successione incalzante di eventi non lasciano mai un attimo al giocatore per rifiatare, tanto che ci si ritrova letteralmente a rincorrere ogni capitolo della storia. Ritornare a ripercorre la storia di Modern Warfare e ritornare nostalgicamente inconsapevoli ad essere risollevati dall’immancabile capitano Price è stato ancora più piacevole di quanto ci potessimo aspettare.
Una guerriglia moderna, ma non futuristica
I dialoghi rimangono credibili e l’atmosfera di guerriglia moderna, ma non futuristica, regala ancora quel senso di realismo e contatto con i personaggi, che la visione sempre più fanta-scientisfica di quelli attuali è andata via via a perdere, puntando su esperienze più dinamiche che affinano il gameplay per strizzare l’occhio agli e-sports.
Dunque, sempre COD, sempre quello stesso feeling pad alla mano, ma sensazioni generali completamente diverse. Le tinte scure della guerra qui si sentono ancora, e dopo la prova anche di Infinite Warfare è immediato confermare che la differenza con il capitolo più recente c’è e si vede, soprattutto affrontando la campagna, dove la narrativa e la guida del gioco si fanno sentire. Non solo, questo si percepisce anche nello shooting vero e proprio, che vive in un limbo tra il peso degli elementi del passato e la corsa verso il futuro. Riguardo invece all’elemento che la serie si porta dietro da sempre ovvero lo scripting di ogni fase della progressione si deve ammettere che è evidente, ma non lo so si vede come un particolare difetto, quando il resto è così ben raccontato e descritto.
Uno sguardo al multiplayer
Sempre nella sessione londinese, che ha racchiuso la nostra prova di Call of Duty Infinite Warfare fino alla recensione, c’è stato anche spazio per mettere finalmente le mani sul comparto multiplayer della Modern Warfare Remastered. Esattamente come con il single player il lavoro svolto è ottimo, e alla fine dopo un po’ di cambi sul programma, le mappe e le modalità saranno tutte disponibili per coloro che recupereranno il gioco, ottenibile per il momento solo tramite Legacy Edition. Una corposa aggiunta dunque, che potrà riavvicinare molti giocatori ai fasti d’un tempo della serie. Chi non ricorda con piacere una partita a Dominio in Crossfire o a Kill Confirmed in Shipment? Noi abbiamo avuto il piacere di passare una mattinata in loro compagnia e tutto è rimasto lì, fermo, inossidabile nel tempo, immutato di una virgola, nel vero senso della parola: il gioco è esattamente quello di una volta anche se in realtà i miglioramenti soprattutto grafici ci sono e si sentono, eccome.
Come i pregi anche i problemi di una struttura delle mappe non ancora affinatissima, e degli algoritmi di spawn che nelle mappe piccole faticano a stare dietro al time-to-kill feroce, permangono. Ma vengono rapidamente associati ai ricordi di un tempo, e dal nostro lato più nostalgico vengono facilmente ignorati.
Tornando alle sensazioni pad alla mano, si può dire che giocandoci sembra proprio di avere a che fare con una modalità che non ha sentito molto il peso degli anni, e che, anche raffrontata a quella nuova del titolo del 2016, lascia legittimamente considerare quanto di poco sia cambiato fra quel gunplay e quello attuale, per non parlare della struttura del loadout, che è rimasta praticamente invariata. Esulano da questa considerazione le meccaniche di movimento, che invece non mancano di mostrare la loro “anzianità”, se così possiamo dire, e i contenuti di contorno, che da tempo non mancano di arricchire l’offerta dei nuovi titoli della serie. Certo però non erano ancora afflitti da microtransazioni.Alla domanda però se il multiplayer di Modern Warfare potrebbe rimpiazzare quello del novellino, la mia personale risposta è no. A parte il fattore nostalgia infatti, che comunque non è destinato a durare in eterno, e una preferenza nell’ambientazione, anche i veterani, che già hanno spolpato il gioco per anni, difficilmente potranno trovare qualcosa di nuovamente coinvolgente nel multiplayer di questa remastered.
Un ottimo lavoro sulla grafica
Passiamo ora a fare una breve analisi di quello che, oltre alle doverose considerazioni generali, è il punto su cui i ragazzi di Raven Software hanno lavorato di più, per ridare vita a questo Modern Warfare Remastered: ovvero il comparto tecnico. Non si può dire che questi ragazzi non sappiano dove mettere le mani sull’engine di casa Activision, perché ci lavorano oramai da un po’ di anni, tra comparti multiplayer dei titoli di punta e supporto ai tre team principali.
Qui sono riusciti a fare un lavoro davvero ottimo; già si preannunciava un risultato del genere dalle precedenti prove, ma ciò non sminuisce l’impegno di questi ragazzi in questa remastered. L’illuminazione completamente rivista, le texture e i modelli rifatti da zero riescono a soddisfare le esigenze grafiche del mercato attuale, e i benefici si ripercuotono poi in un sacco di altri aspetti. La missione Black-out, per esempio, dalle tinte molto scure e dai colori che spuntano appena dal profondissimo nero ci ha convinto appieno ed è riuscita ad immergerci nell’atmosfera della missione. Infatti è proprio questo genere di ambientazioni che beneficia maggiormente del lavoro di ristrutturazione grafica, con le altre che, nonostante l’ottima figura, ogni tanto mettono in mostra i segni del tempo e le piccole imperfezioni che inevitabilmente una Remastered si porta dietro. Sono comunque tutti aspetti marginali: vuoi un modello di un edificio non sagomato alla perfezione, vuoi qualche texture bidimensionale dell’erba un po’ isolata: nulla comunque in grado di inficiare l’esperienza di gioco. Esperienza che tra nostalgia, effettiva qualità del gioco originale e un lavoro complessivo che ha fatto invecchiare benissimo il gioco si è rivelata davvero godibile.