Brothers in Arms
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a cura di pWi
La moda degli sparatutto tattici Un genere che sicuramente, nell’ultimo periodo, sta conquistando la ribalta all’interno del panorama videoludico è quello degli sparatutto tattici. Giochi come Full Spectrum Warrior, Star Wars: Republic Commando e, adesso, questo Brothers in Arms, hanno saputo ritagliarsi uno spazio importante sia in fatto di vendite che di pubblico. D’altra parte, gli sparatutto tattici richiedono una certa tecnologia per la gestione del team, quindi un’ottima interfaccia e, soprattutto, un evoluto sistema di intelligenza artificiale. Questi fattori potrebbero spiegare l’assenza di questo genere negli anni precedenti e il suo fiorire nel momento in cui la tecnologia lo consente. D’altra parte, proprio l’aspetto legato all’interfaccia è quello determinante per permettere al giocatore di godersi prodotti comunque frenetici ma, contemporaneamente, strategici. Con Republic Commando avevamo visto un grande balzo in avanti in questa direzione, in quanto con un solo tasto si potevano impartire diversi tipi di ordini alla nostra squadra; tuttavia il gioco di LucasArts restava un prodotto di azione nel quale la strategia occupava un ruolo di secondaria importanza. In Brothers in Arms le cose non stanno assolutamente così, visto che la maggior parte del tempo dovremo impiegarla nella pianificazione di strategie d’attacco più o meno evolute.Detto questo, dobbiamo evidenziare anche che il nuovo gioco prodotto da UbiSoft è realizzato da Gearbox Software, team che ultimamente si era occupato della conversione su PC di Halo; conversione che, a dire il vero, presentava diversi lati negativi soprattutto in riferimento ai requisiti minimi che il capolavoro di Bungie richiedeva su PC. Ad ogni modo, come vedremo nel dettaglio più avanti, per Brothers in Arms è stato nuovamente rispolverato il mai vecchio motore di Unreal 2, con risultati per certi versi soddisfacenti.
Nel vivo della seconda guerra mondiale Brothers in Arms è ambientato nel secondo conflitto mondiale. Il tutto si ispira ad una storia vera con protagonisti un gruppo di uomini capitati, quasi per caso, al centro del più grande disastro che l’uomo ha saputo compiere negli ultimi secoli. L’ambientazione, quindi, ci ricorda molto da vicino altri capolavori degli ultimi anni come Medal of Honor e Call of Duty: ritornano, infatti, gli immensi prati della Francia degli anni ’40, cittadine ridotte in macerie, foreste più o meno fitte. In tutto questo non è possibile non citare Salvate il Soldato Ryan, in quanto moltissime situazioni ricordano, ancora una volta in un videogioco, diverse scene del grandissimo film di Steven Spielberg. La novità, però, rispetto a Medal of Honor e soci, sta in una ancora più marcata sensazione di disagio, evidentemente frutto del periodo storico che stiamo vivendo. Tra una missione e l’altra, infatti, il protagonista ci racconterà i disagi della guerra, la casualità di vivere o morire, il senso della vita prima di quella grande roulette russa che è proprio la seconda guerra mondiale. Ciò avviene tramite monologhi sommessi, doppiati in italiano (per una volta) con grande pathos e che ascoltiamo mentre vediamo staticissime schermate nere. Insomma, se dobbiamo fare un altro esempio cinematografico, la cosa ci ricorda i monologhi di Apocalypse Now quando il capitano Willard ci spiegava il suo cammino verso la degenerazione causata dalle atrocità di guerre così sanguinose. Per quello che concerne il gruppo di uomini protagonisti delle vicende, è impressionante il fatto che ben presto si creerà quasi un feeling con loro. Si tratta sì di ammassi di texture e poligoni, ma la loro disperazione simulata ma umana, il loro muoversi concitato sul campo di battaglia, le loro speranze, i loro pianti ben presto si stamperanno nella nostra memoria, regalandoci la sensazione di essere proprio lì, in quell’orrenda fornace di corpi umani. Anche la facilità con la quale si muore in Brothers in Arms rende bene la sensazione della casualità della morte. Saremo quasi commossi nel vedere morire uno di quegli uomini che solo il giorno prima ci aveva raccontato della sua infanzia. Insomma, il teatro grandguignolesco della seconda guerra mondiale viene reso molto bene nel gioco di Gearbox grazie a tutti gli elementi che abbiamo fin qui citato, rendendo il tutto veramente molto coinvolgente.
In una parola: coinvolgimento Come preannunciato, la struttura di gioco di Brothers in Arms è quella dello sparatutto tattico. Manterremo, quindi, la visuale in prima persona, ma avremo contemporaneamente la possibilità di impartire dei comandi al nostro team d’assalto. Quest’ultimo è composto da un manipolo di quattro uomini i quali hanno tutti le stesse caratteristiche: se ci sono differenze queste si manifestano tra una squadra e l’altra e non all’interno della stessa squadra. Questo ci introduce al fatto che sarà possibile anche gestire due squadre contemporaneamente, di cui la seconda potrà anche essere costituita da mezzi pesanti come carro armati. Vediamo, nel dettaglio, come funziona l’interfaccia di gioco, da sempre croce e delizia di questo tipo di prodotto videoludico.Innanzitutto nella parte in basso a sinistra avremo l’opportunità di controllare il posizionamento degli altri uomini della squadra e la loro salute. Per spostare gli uomini dovremo lasciare premuto il tasto destro del mouse e rilasciarlo nella posizione in cui vogliamo che la squadra si diriga. Con questo sistema potremo anche ordinare loro di fare fuoco di sbarramento su una postazione nemica. Invece, sempre lasciando premuto il tasto destro e agendo successivamente su quello sinistro, ordineremo loro di assalire i nemici. Nel primo caso i soldati si disporranno dietro una protezione e cercheranno di attaccare dalla distanza i nemici, nel secondo si avvicineranno alla postazione di questi ultimi e li attaccheranno faccia a faccia. E’ ovvio che questo secondo tipo di approccio è molto casuale e può provocare anche la morte o il ferimento di diversi membri della squadra. Considerando che in Brothers in Arms non è possibile medicare le ferite e che anche perdere un solo uomo ci costringerà ad un’inferiorità numerica pesantemente invalidante in termini di strategie, occorre pianificare con grande attenzione ogni tipo di attacco. Al di là del tipo di attacco, potremo ordinare ai nostri uomini di radunarsi intorno a noi o di seguirci mentre ci rechiamo in una determinata posizione. Questi ultimi comandi si impartiscono agendo su un semplice tasto. Non è quindi possibile ordinare di curarsi tra di loro o di curare noi, di utilizzare una specifica postazione fissa, di raccogliere delle armi a terra (nella fattispecie, i nostri compagni dispongono di proiettili infiniti). Non possiamo certamente lamentarci della componente strategica di Brothers in Arms, ma forse questi elementi potevano essere introdotti come accade in altri giochi del genere (vedi Republic Commando). Spiegata come funziona l’interfaccia di gioco, vediamo come è possibile imbastire le strategie. Diciamo, innanzitutto, che la maggior parte degli scontri a fuoco si svolge da grande distanza. Inoltre, sia i nostri uomini che i loro sono quasi sempre protetti dietro ostacoli che possono essere muri, casse, veicoli, cespugli, trincee. Il fulcro della struttura di gioco di Brothers in Arms è tenere sotto fuoco di sbarramento gli avversari con una squadra e aggirarli con l’altra. Sparare contro una postazione, infatti, costringerà i nemici a ripararsi, impedendo loro la visuale sul resto degli uomini sul campo di battaglia. Potremo approfittare di questo per aggirarli e farli fuori da posizione favorevole. Non è da sottovalutare, pertanto, l’importanza del fuoco di sbarramento: cercare di aggirare dei nemici senza di esso è assolutamente letale, anche perché i soldati nazisti sono estremamente solerti e si accorgono anche dello spostarsi di una foglia. Sopra ogni team nemico un grafico a torta ci mostra il suo livello di copertura. Più il grafico è grigio più il nemico è in difficoltà ed ha bisogno di ripararsi. Se il grafico è rosso è segno che non concetriamo su di esso un volume di fuoco sufficiente a distoglierlo dalle altre operazioni che stiamo compiendo. Ad ogni modo, diventa molto importante conoscere esattamente la posizione dell’avversario, quella di tutte le possibili protezioni poste nella mappa di gioco e il cammino che bisogna fare: per questo è stata introdotta una seconda visuale, la quale si può definire strategica. Premendo, infatti, sul tasto relativo (tutti i tasti sono ampiamente configurabili) potremo accedere a questa seconda visuale, la quale, in bianco e nero, ci mostra dall’alto la mappa sulla quale stiamo giocando comprese le posizioni dei nemici e delle possibili protezioni. Osservando tutti questi dati sarà possibile elaborare la strategia. Detto così però si rischia di sminuire la frenesia che comunque avvolge le varie missioni di Brothers in Arms. Nella stragrande maggioranza dei casi dovremo, infatti, procedere con grande velocità, prendendo decisioni nel minor tempo possibile. In questi frangenti la visuale strategica ci può aiutare ben poco: l’unico nostro alleato saranno i nostri riflessi nel capire immediatamente la posizione dei nemici, nel pianificare la strategia e nell’intuire la conformazione della mappa individuando tutti i possibili ripari. D’altra parte, molti scontri a fuoco ravvicinati richiedono riflessi anche nel senso di schivare i colpi dei nemici e di agire in tempo, prima che i soldati avversari abbiano la meglio su di noi. Ad ogni modo, capirete che in tutto questo è molto importante l’intelligenza artificiale. I membri della nostra squadra sanno quasi sempre come ripararsi e spesso lo fanno nel migliore dei modi. Anche quando li indirizziamo in una specifica posizione, essi sono in grado di scorgere tutti i possibili ripari nei dintorni e di mettersi in una posizione nella quale possono sfuggire agli spari nemici. Stessa cosa fanno gli avversari, i quali si accorgono subito se la loro posizione è deleteria, cercando immediatamente una nuova locazione per proteggersi. Questi ultimi, inoltre, eseguono diverse strategie per tentare di occupare posizioni di sparo migliori della nostra, comportandosi in diversi frangenti in maniera quasi “umana”. L’unica cosa che non eseguono sono le strategie di accerchiamento che compiamo noi, per cui quasi sempre potremo agire senza preoccuparci di mosse imprevedibili dei nemici. Peccato perché questo aspetto avrebbe reso il gioco ancora più realistico e casuale. Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale dei nostri compagni siamo su un livello leggermente più basso. Spesso capita, infatti, che non trovano la postazione nella quale ripararsi schierandosi nel bel mezzo del campo di battaglia e rendendo vita facile ai nemici ben appostati. Questo tipo di situazioni non è di facile previsione, in quanto potremo semplicemente indicare la posizione da raggiungere e non l’esatta disposizione degli uomini della squadra d’assalto. Anche in questo aspetto Republic Commando aveva trovato una soluzione forse leggermente migliore, in quanto, tramite immagini olografiche, ci indicava la disposizione che avrebbe assunto la nostra truppa.Ad ogni modo, per quanto riguarda l’interfaccia di gioco e le strategie imbastibili siamo su livelli assolutamente soddisfacenti. I ragazzi di Gearbox hanno trovato un sapientissimo equilibrio tra la frenesia degli scontri a fuoco e lo spazio concesso alla pianificazione delle strategie, per altro sicuramente più evolute rispetto a qualsiasi altro sparatutto tattico sin qui rilasciato. L’interfaccia si complica leggermente quando dovremo gestire due squadre. In questo caso dovremo occuparci di “shiftare” da una squadra all’altra, la qual cosa, unita a tutte le altre operazioni che abbiamo descritto sin qui, finisce per complicare i comandi in maniera abbastanza sostanziale. Insomma, con l’utilizzo della seconda squadra il tutto diventa terribilmente più difficile da controllare. Come dicevano prima, inoltre, spesso la seconda squadra è composta da un carro armato, e questo rende più sfizioso il fattore di pianificazione delle strategie. I carri devono, infatti, stare attenti ai mortai, agli uomini dotati di lancia razzi, all’artiglieria pesante nemica. Contemporaneamente, gli uomini devono stare lontani soprattutto dalle mitragliatrici MG. Quindi, dovremo pianificare ogni cosa cercando di utilizzare i carri contro le mitragliatrici e gli uomini contro le postazioni dotate di artiglieria pesante. All’interno delle squadre composte da uomini, inoltre, c’è una differenza tra le squadre specializzate nel fuoco di sbarramento e quelle specializzate negli attacchi d’assalto. I secondi, sono, infatti dotati di armi veloci, più efficaci negli attacchi ravvicinati. I primi, invece, hanno armi adatte per l’attacco dalla distanza. Utilizzare la squadra giusta per il giusto tipo di operazione diventa quindi di fondamentale importanza. Un altro aspetto molto importante di Brothers in Arms è la grande accuratezza che è stata riposta dai programmatori nella realizzazione delle armi. Queste hanno un comportamento estremamente fedele alle controparti reali, dimostrandosi imprecise e di non immediato utilizzo. Prendere la mira è infatti abbastanza complicato, anche per l’inevitabile e realistica imprecisione del soldato che impersoniamo. Inoltre, bisognerà ben presto prendere confidenza con le armi, le quali vanno sfruttate a seconda delle loro caratteristiche. Le armi per l’attacco dalla distanza saranno inesorabilmente lente ma molto precise, quelle per l’attacco ravvicinato saranno velocissime ma scarsamente precise. Il tutto rende il gioco veramente molto vario anche per quanto riguarda questo aspetto, quindi quello legato precipuamente allo sparare. A questo punto non ci resta che parlare di equilibri di gioco, anch’essi di vitale importanza in un gioco come Brothers in Arms nel quale è molto facile morire. La morte, infatti, ci costringerà a ripetere tutta l’ultima sequenza, in quanto è impossibile salvare quando vorremo ma il tutto ci verrà imposto tramite un sistema costituito da checkpoint. Nelle situazioni più complesse saremo così costretti a ripetere tutte le operazioni anche per decine di volte. Evidentemente, però, questo tipo di problema è stato colto anche dai ragazzi di Gearbox, i quali hanno realizzato un sistema per aiutare il giocatore in difficoltà. Infatti, dopo tre morti consecutive in uno stesso settore avremo l’opportunità di riportare il livello di salute degli uomini e di dotazione in fatto di armi e proiettili ad un livello ottimale, in modo da poter proseguire in maniera più agevole. Ad ogni modo, il problema legato alla frustrazione resta uno dei più evidenti all’interno di Brothers in Arms, soprattutto per il fatto di essere spesso costretti a ripetere per diverse volte la stessa parte di gioco.Brothers in Arms punta molto anche sul supporto multiplayer. Non ci sono le solite modalità deatmatch o capture the flag, ma il tutto funziona tramite una serie di obiettivi. Si può giocare esclusivamente sui server UbiSoft e per un totale di quattro giocatori al massimo. Ognuno di essi dispone di una squadra, la quale può essere formata da americani o da tedeschi. Una delle due squadre deve compiere una missione, l’altra cercare di sventarla. Ad esempio, ci potrà venire richiesto di distruggere un ponte controllato dagli avversari o di portare delle informazioni da una parte all’altra della mappa. Se si muore sarà possibile “switchare” su uno dei soldati ancora in vita (una cosa che, a dire il vero, sarebbe stata opportuna anche nella campagna single player). Ad intervalli di tempo regolari riceveremo dei rinforzi in termini di risorse umane aggiuntive; una volta esauriti i rinforzi, se non si è riuscito a portare a compimento l’obiettivo, la missione è persa.
Grafica con la U maiuscola E’ impressionante che il motore grafico di Unreal 2, a distanza di due anni dal suo rilascio, mantenga livelli così elevati, procedendo di pari passo con motori ormai ben più blasonati. Brothers in Arms propone grandissimi spazi aperti, un comunque elevato numero di poligoni, effetti grafici di tutto rispetto, ottime ricostruzioni poligonali degli uomini e dei mezzi, texture splendidamente realizzate. Soprattutto gli ampissimi spazi aperti hanno saputo colpirci. Pensate che in alcune occasioni potremo abbracciare con un solo sguardo tutta una città. Sono molto realistiche anche le erbe, le quali compongono cespugli e distese di prato. Strisciare fra queste o scorgere un avversario attraverso di esse contribuisce alla sensazione di realismo che comunque pervade tutto il gioco. Abbiamo, comunque, messo un voto non elevatissimo a questo aspetto di Brothers in Arms perché ci hanno convinto veramente poco le animazioni. I movimenti dei vari uomini sono abbastanza legnosi e poco fluidi: insomma si nota subito che c’è qualcosa che stona rispetto al resto. Inoltre, in alcune situazioni, il motore usa un misto di grafica 3D e di grafica 2D, con la seconda che risalta ovviamente subito all’occhio, scemando la sensazione di realismo che dona il resto del gioco. In queste circostanze, Brothers in Arms diventa quasi “brutto” da vedere. Per il resto, lo ripetiamo, siamo su livelli senz’altro estremamente soddisfacenti, anche perché il tutto non richiede una macchina potentissima per girare decentemente. Anzi, il gioco di Gearbox offre un livello di fluidità ben al di sopra della media delle ultime produzioni. Per quanto riguarda il comparto audio siamo su livelli, di nuovo, molto elevati. Ottimo l’audio direzionale e molto realistici anche gli effetti sonori, elementi che corroborano ancora una volta la sensazione di essere veramente sul campo di battaglia. Le voci concitate, in italiano, dei membri della nostra squadra rendono il tutto anche molto frenetico, ricordandoci che tutti dipendono dalla velocità delle nostre decisioni. Come accennavamo in precedenza, per una volta, il parlato italiano è realizzato molto bene, non sfigurando in confronto a quello inglese. D’altra parte, i giochi UbiSoft, i quali vengono sempre commercializzati in versioni comprendenti tutte le lingue, da questo punto di vista sono sempre stati superiori rispetto alla concorrenza. Brothers in Arms è commercializzato in Italia in una versione completamente localizzata nel nostro idioma.
HARDWARE
Requisiti minimi: Processore da 1 Ghz, 512 MB RAM, scheda video con 32 MB, 5 GB di spazio libero su hard disk.Requisiti consigliati: Processore da 2,5 Ghz, 1 GB RAM, scheda video con 64 MB, 5 GB di spazio libero su hard disk.
MULTIPLAYER
– Coinvolgente
– E’ possibile imbastire strategie molto evolute
– Grande interfaccia di gioco
– Accurata ricostruzione delle armi
– Frustrante in alcune occasioni
– Breve
8.9
Come previsto, Brothers in Arms si è rivelato un prodotto valido sotto tutti i punti di vista. Il gioco di Gearbox offre una grande immedesimazione, armi perfettamente ricostruite secondo i modelli originali, la possibilità di imbastire strategie molto evolute non rinunciando alla frenesia dei conflitti a fuoco della seconda guerra mondiale. Il tutto è garantito da un’ottima interfaccia di gioco, la quale permette di coniugare i due approcci differenti che Brothers in Arms offre con grande naturalezza.
Tuttavia, non si raggiunge l’eccellenza per alcuni problemi non di secondaria importanza. Innanzitutto, la campagna single player è breve: non tiene impegnato il giocatore per più di un week end. Questo è un peccato perché, comunque, Brothers in Arms è molto vario, cosa che ci da la sensazione che qualche missione in più poteva essere inserita. L’altro problema riguarda un troppo elevato livello di frustrazione, il quale nasce nel momento in cui saremo chiamati a ripetere un settore di gioco per diverse volte. Per il resto, gli aspetti positivi sono assolutamente preponderanti su quelli negativi, facendo di Brothers in Arms un acquisto assolutamente consigliato per tutti gli appassionati dei giochi di guerra e di questa tipologia di gioco, gli sparatutto tattici, i quali sembrano aver iniziato una manovra di conquista, visto il loro numero sempre più elevato, dei nostri hard disk.
Voto Recensione di Brothers in Arms - Recensione
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