Dopo aver passato (non esattamente indenne) il giudizio del nostro Pregianza, Broken Age non lascia, e anzi raddoppia su piattaforme Sony, dove, con un singolo acquisto, è possibile procedere al download tanto della versione PS4 quanto di quella PSVita.Ho speso un po’ di ore con entrambe le versioni negli ultimi giorni, concludendo l’avventura sulla piccola di casa Sony (palleggiando il salvataggio con la versione casalinga) e apprezzando il taglio più intimista che l’avventura di Tim Schafer prende su console portatile.
Età difficileTim Schafer di storie ne ha raccontate, e ognuna meritava di essere ascoltata e giocata fino in fondo: Full Throttle, Grim Fandango, i due Monkey Island (di cui scrisse la sceneggiatura) e Brutal Legend sono tutti esempi della maestria dell’autore statunitense, il cui apporto alla narrativa in ambito videoludico non è affatto da sottovalutare.Proprio sulla bontà dei suoi lavori precedenti si fondava la ragion d’essere della campagna Kickstarter con cui Broken Age è stato finanziato agilmente, ma, purtroppo, la fiducia dei backers è stata parzialmente tradita.Non perché le promesse non siano state mantenute, ma perché l’entusiasmo dei fan e l’afflusso massiccio di fondi inaspettati ha generato una certa pachidermia del progetto e Double Fine si è vista costretta a scinderlo in due metà, che da qualche giorno gli utenti Sony si trovano dinanzi in un unico pacchetto che, nondimeno, appare evidentemente scisso in due.La prima parte, quella più riuscita, introduce il giocatore ai mondi di Shay e Vella, i due protagonisti della vicenda: l’uno intrappolato in una routine fatta di bugie e passatempi per bambini, l’altra vittima sacrificale di un mostro orripilante per il bene della comunità nella quale vive.Entrambi spezzeranno le catene che li vincolano in apertura, imbarcandosi in un’avventura meravigliosa, piena di dialoghi brillanti, personaggi a tutto tondo e un umorismo sottile, autoreferente, che farà impazzire i fan del buon Tim.A ben guardare, la narrativa, nonostante qualche turbolenza durante il secondo atto, è la cosa che funziona meglio in Broken Age, a testimonianza di come il team di sviluppo non abbia perso il tocco quando si tratta di inventare e raccontare belle storie.
Versioni consoleSenza attardarmi troppo nell’analisi del gameplay in sé (per quello c’è la recente recensione del buon Pregianza, con il quale concordo praticamente in toto), mi piace piuttosto soffermarmi sulle peculiarità delle versioni per console Sony.Partiamo da cosa va: innanzitutto l’implementazione sia della funzione cross buy sia di quella cross save, due delle migliori idee degli ultimi anni in ambito videoludico: procedendo al download di una qualsiasi delle due versioni del gioco, senza costi aggiuntivi si avrà accesso anche all’altra, con in più la possibilità di palleggiare il salvataggio tra le due console con estrema semplicità.Complice la possibilità di salvare in ogni istante, questa feature mi ha permesso di vivere nel mondo di Broken Age dovunque fossi, iniziando una sessione alla sera prima e proseguendo, senza difficoltà, durante la pausa pranzo al lavoro il giorno successivo.Per il futuro del ciclo vitale delle due macchine Sony mi piacerebbe vedere queste opzioni sempre implementate, perché sono davvero un incentivo per un giocatore che debba coniugare studio, lavoro o altri hobby con il videogiocare.Di contro, in versione Playstation 4 l’interfaccia risulta un po’ legnosa e tradisce le sue origini PC: l’assenza del mouse non rende affatto il titolo ingiocabile, sia chiaro, ma rallenta il giocatore e spesso lo costringe a premere qualche pulsante di troppo.In questo senso la versione per PSVita è nettamente la migliore del lotto, non solo perché sull’OLED i colori e la direzione artistica del gioco risaltano, ma soprattutto per la possibilità di selezionare e spostare gli oggetti nell’inventario tramite lo schermo tattile.Fatta eccezione per i giocatori con dita troppo tozze, la cosa funziona egregiamente, e ricrea, in piccolo, le sensazioni restituite dalla controparte per home computer.Purtroppo, nella versione portatile, mi è capitato di imbattermi in un piccolo problema audio, che ritarda il doppiaggio di un paio di secondi, mandandolo fuori sincrono: in salotto non mi è capitato, ma probabilmente una patch (il gioco non ne ha finora ricevute su console) risolverà il tutto.
Splendore visivoLa sensazione di meraviglia davanti alla versione PS4 di Broken Age sarà inversamente proporzionale alle dimensioni del monitor che usate per il vostro PC: giocato su un 42 pollici full HD, il titolo Double Fine regala scorci di rara bellezza, grazie alla direzione artistica ispiratissima e a colori sempre sul pezzo.Non è da meno la versione portatile, che sopperisce alla perdita di definizione e alle dimensioni ridotte dello schermo con colori ancora più vibranti e dando all’avventura un taglio più intimista, con il sempre fido paio di cuffie a completare l’opera.A livello tecnico non ho notato inciampi quali rallentamenti (se non infinitesimali, in occasione dei salvataggi automatici) o bug di sorta, quindi, se siete amanti di questo genere di giochi e non vi fate spaventare dal generale calo qualitativo della seconda parte dell’avventura, procedete pure al download.
– Cross buy e cross save sono sempre i benvenuti
– Resa visiva deliziosa
– Buon uso del touch screen su Vita
– Sporadici problemi di sincronizzazione audio su console portatile
– Nessun contenuto esclusivo per piattaforme Sony
Le due versioni per console Sony di Broken Age sono più che soddisfacenti: al cross buy e al cross save si affiancano una pulizia del codice invidiabile e una resa visiva d’eccezione, che offre il meglio di sé su televisori dalla diagonale particolarmente generosa.
I pregi e i difetti rimangono gli stessi della versione per computer, visto che non ci sono aggiunte di rilievo, e l’interfaccia non sempre è immediata, ma, considerando che il genere di appartenenza non è esattamente adatto ai pad, il risultato finale può dirsi buono.