Recensione

Bohemian Killing

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a cura di Francesco Ursino

Ammettiamo che il gioco che ci accingiamo a recensire, ovvero Bohemian Killing, ha poco o niente a che vedere con Delitto e Castigo, e il suo protastonista Rodion Romanovič Raskolnikov. Da una parte, però, la tentazione di utilizzare una citazione del libro di Dostoevskij era troppo ghiotta, e dall’altra in effetti nel gioco sviluppato da The Moonwalls avremo a che fare con un assassino che, in un certo qual modo, dovrà dissimulare le sue malefatte. Vediamo allora di capirci di più.

Quello che è fatto è fattoCi troviamo nei corridoi del secondo piano dell’albergo Caucasus, vicino Montmartre, a Parigi, nel 1894.  Alfred Ethon, una sorta di parvenu di origine gitana, impugna nella sua mano destra un elegante orologio da taschino, e nella sinistra uno stiletto. Quello che intende fare è semplice: entrare nella sua stanza, e uccidere Marie Capet. Questa è l’introduzione di Bohemian Killing, titolo story driven in prima persona che durante i primi istanti di gioco ci ha lasciati veramente spiazzati. Dopo la breve sequenza appena descritta, infatti, ci siamo ritrovati nell’aula di un tribunale, e in particolare nell’area in cui non si vorrebbe proprio sostare, ovvero quella dedicata all’imputato. La pubblica accusa sembra volerci incastrare per l’assassinio della povera Marie, e il nostro compito è proprio quello di discolparci, ripercorrendo gli istanti della serata che hanno portato all’efferato omicidio. Come ricorda bene il gioco durante una delle tante (tantissime) schermate di caricamento cui si assisterà, quello che il giocatore dovrà fare non sarà raccontare una storia, ma imbastire una sonora bugia. In effetti il personaggio pare essere realmente colpevole, ma a seconda della sua personale ricostruzione dei fatti operata davanti al giudice il suo destino potrà cambiare, e prendere la direzione di uno dei nove finali previsti. La libertà di approccio, dunque, appare evidente, e consente ad esempio di prendere su di sé tutta la colpa, oppure di puntare il dito contro la vittima, o ancora di fingersi completamente pazzo, e sperare nella clemenza della corte.  Si comprende come l’intero impianto di gioco sia molto ambizioso, e basato sullo scorrere reale del tempo: un minuto, in Bohemian Killing, equivale perciò a 60 secondi reali. La conseguenza primaria di tutto ciò è che la nostra testimonianza dovrà ruotare attorno a certi avvenimenti cardine, segnalati da alcuni testimoni, ed avvenuti ad una ora precisa. Ad esempio, secondo testimonianze ad una certa ora della sera saremmo stati visti entrare nel già citato hotel Caucasus; quello che dovremo fare, nella nostra ricostruzione, è presentarci davanti all’hotel proprio all’ora esatta, di modo da far coincidere la nostra ricostruzione con le prove raccolte e le testimonianze. Sembra tutto abbastanza complicato ma, come vedremo nell’analisi del gameplay, non è proprio così.

A love story in reverseCome avviene, nel concreto, la ricostruzione dei fatti? La risposta a questa domanda corrisponde ad una delle trovate più ispirate del gioco. In effetti, la nostra partita inizierà all’interno dell’aula di tribunale: dopo che il giudice ci avrà dato facoltà di parola, il gioco ci riporterà indietro alle ore precedenti al delitto, poco distanti dalla porta dell’Hotel Caucasus. Saremo quindi noi, controllando Ethon, a creare una versione dei fatti semplicemente grazie alle nostre azioni. L’effetto che se ne ottiene è se non altro peculiare: ad ogni azione effettuata, molto concretamente, seguirà il commento dell’imputato: nel momento in cui questi è nell’atto di salire le scale, infatti, sentiremo la sua voce dire “ho salito le scale”, oppure lo sentiremo prodursi in considerazioni nel momento in cui indugeremo su un quadro, o sulla vista di Parigi. Ogni commento, susseguente alle nostre azioni, va a restituire parte della ricostruzione dei fatti, intervallata a volte dalla corte. Nel momento in cui compiremo un determinato atto, o interagiremo con un oggetto degno di nota, il titolo infatti si fermerà, lo schermo virerà su tonalità in bianco e nero, ed apparirà la figura del giudice. Questi effettuerà riflessioni sul nostro agire che influenzeranno il suo giudizio finale, ed evidenzieranno eventuali prove raccolte. Dicevamo quindi che la cosa più importante, in Bohemian Killing, è rimanere il più possibile coerenti rispetto alla linea temporale ed alle testimonianze raccolte. Alcuni testimoni ci hanno visto imbrattati di sangue? Nulla di più semplice: è possibile spiegare come sia tutto un malinteso, ad esempio raccontando di essere stati vittima di un pestaggio ad opera di alcuni bontemponi, o addirittura di esserci tagliati noi stessi facendoci la barba. Per fare tutto ciò sarà necessario solamente interagire con i giusti oggetti e i giusti personaggi al momento opportuno. Altrettante spiegazioni possono essere date al fatto di essere stati ritrovati con un’arma in nostro possesso, oppure dell’essere stato visto in compagnia proprio della Capet. Sembra tutto molto ingegnoso ed originale e, per buona parte, lo è: il problema, però, è una legnosità di fondo che è possibile notare dopo le prime due, tre partite. Il gioco di incastri necessario all’ottenimento del finale più soddisfacente è relativamente semplice da imboccare, ma necessita di tempo e pazienza, a causa dello scorrere reale del tempo. La presenza di aiuti e suggerimenti, poi, può aiutare a capire cosa fare, ma in più di una occasione siamo rimasti per così dire bloccati nella nostra ricerca di giustizia a causa delle nostre azioni precedenti, che ci hanno precluso la possibilità di imbastire una buona difesa. Uno dei difetti più fastidiosi, infine, riguarda lo scarso controllo delle proprie azioni una volta che si è interagito con un oggetto. Molte volte, infatti, abbiamo compromesso la nostra posizione perché, cliccando su un dato elemento apparentemente innocuo, il giudice ha subito tratto conclusioni negative contro la persona del nostro personaggio. Capiamo come le poche informazioni in proprio possesso dovrebbero spingere il giocatore, una volta fallita la partita in corso, a ricominciare e far tesoro delle proprie azioni, ma tutto ciò non ci sembra una pratica molto corretta.

Se fai il bravo, niente ghigliottinaA livello di gameplay, dunque, Bohemian Killing è un gioco volutamente ripetitivo e pensato per essere rigiocato diverse volte, ma è proprio qui che nascono i problemi. La nostra prima run, affrontata senza degnarci minimamente di fare attenzione a testimonianze e prove, è finita dopo circa mezz’ora, con i catastrofici risultati che è possibile immaginare, e la testa di Ethon in attesa di essere accarezzata dalle lame di una ghigliottina. Subito dopo abbiamo ricominciato il gioco, ed è qui che è emerso un certo disagio. Le continue schermate di caricamento – necessarie ad ogni cambio di ambiente – a cui prima non avevamo dato molto peso, hanno cominciato ad infastidirci, così come il ben poco convenzionale sistema di skip dei dialoghi. Durante le scene ambientate in tribunale, infatti, premendo E si potrà saltare l’intero intervento di giudice ed avvocati. Nel mentre della ricostruzione in prima persona, invece, l’utilizzo dello stesso tasto in teoria dovrebbe “skippare” una singola frase per volta, ma così non è, visto che molte volte abbiamo perso linee di dialogo importanti (disponibili peraltro solo in inglese). Anche le parole pronunciate dal protagonista, doppiate in maniera veramente gagliarda da Stephane Cornicard (protagonista, tra gli altri, di Syphon Filter, Metal Gear Solid e Dragon Age) inizieranno a stufare dopo il secondo tentativo. Senza contare che, nel momento in cui si riuscirà a farla franca, l’incentivo a vedere gli altri otto finali potrebbe scemare. Lo stesso discorso fatto per il doppiaggio riguarda il tema principale ed i pochi accompagnamenti audio, tutto sommato meritevoli ma ripetitivi dopo poco tempo. A livello grafico e tecnico, poi il gioco mostra il fianco a critiche. Evidentemente stiamo parlando di una produzione con un budget tutt’altro che cospicuo, ma è anche bene dire che alcune soluzioni fanno alzare qualche sopracciglio. Durante il processo, ad esempio, sarà impossibile intravvedere la sagoma del proprio personaggio, anche se questi è seduto. Girando lo sguardo verso il basso, infatti, potremo osservare l’enigmatica sedia vuota che, invece, avrebbe dovuto ospitare il corpo di Ethon. Difetti di questo tipo, legati anche alla scarsa qualità delle animazioni, sono riscontrabili nel corso del gioco, assieme ad una generale povertà dei modelli poligonali e delle texture. Non vogliamo calcare la mano troppo su questi aspetti negativi, ma è pur giusto segnalarli.

HARDWARE

Requisiti minimi: Sistema operativo: Microsoft Windows 7 32bit Processore: Intel Core 2 Duo 1,66 GHz Memoria: 4 GB di RAM Scheda video: Radeon HD 7500G/Intel HD Graphics 3000 Memoria: 7 GB di spazio disponibile

– Idea di fondo del gameplay originale…

– Tanti finali da scoprire

– …ma forse troppo ambiziosa per i mezzi a disposizione dagli sviluppatori

– Formula ripetitiva dopo poche ore

– Tanti, troppi caricamenti

– Imprecisioni varie nel gameplay

6.5

Il problema maggiore di Bohemian Killing, paradossalmente, risiede nella sua brillante idea di fondo: la possibilità di sfuggire alla condanna costruendo una propria versione dei fatti è vincente, e realizzata in maniera concettualmente corretta. Scegliere quale locale visitare, quale oggetto utilizzare, e quanto tempo spendere in ogni azione ha differenti impatti sulla storia, specialmente nel momento del confronto con le prove e le testimonianze raccolte. Il problema è che il gioco, a causa probabilmente di un budget non così importante, sconta una ripetitività di fondo nel gameplay che viene acuita dai continui caricamenti, e da alcune rigidità strutturali che annullano a volte la potenziale libertà d’azione. Chi è alla ricerca di un gioco story driven dalla formula originale, che pur presenta difetti abbastanza evidenti, potrebbe farci più di un pensierino, magari durante la prossima sessione di saldi.

Voto Recensione di Bohemian Killing - Recensione


6.5

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