Recensione

Bloody Roar 4

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a cura di Fabfab

Torna lo zoo ambulante di Bloody Roar: riusciranno i suoi lottatori trasformisti ad avere la meglio sui truzzi di Tekken, i tecnici di Virtua Fighter e gli armati di Soul Calibur? Con una concorrenza così c’è da avere una gran paura…

Picchiarsi senza un perchèL’evoluzione ha portato alla nascita di nuove, potenti creature denominate Zoantropi, in grado di mutare il loro aspetto ed assumere le caratteristiche di un qualche animale: per questa ragione sono visti con diffidenza e temuti, ma anche tra gli stessi Zoantropi esistono discriminazioni tra mutaforma puri e mezzosangue…Bloody Roar 4 è l’ultimo uscito di una serie che ha ormai toccato tutte le console di nuova generazione con almeno un episodio (“Bloody Roar: Primal Fury” per GCN, “Bloody Roar Extreme” per XBox) ed è sempre riuscita a ritagliarsi un suo spazio vitale, ma questa volta sarà anche più dura del solito, visto l’altissimo livello qualitativo della concorrenza.Come al solito uno dei pregi principale del prodotto è rappresentato dall’immediatezza e semplicità dei controlli: ci sono un tasto per il pugno ed uno per il calcio, uno per parare o atterrare il nemico con una presa ed uno per trasformarsi in forma bestiale. I tasti R2 e L2 sono infine deputati allo spostamento laterale, azione esperibile anche attraverso la semplice pressione della croce direzionale; in pratica è tutto qui, le altre mosse performabili (non molte, a dire il vero) si ottengono con semplici combinazioni dei tasti sopra illustrati con la levetta direzionale.I personaggi a disposizione sono 13, più altri 5 segreti da sbloccare, di cui alcuni sono delle piacevoli new entries: è il caso del fortissimo Reiji, in grado di trasformarsi in corvo, di Nagi, sexy combattente di sangue misto a cui è stato dedicato l’onore della copertina e del monaco Ryoh, accompagnato dalla bambina/volpe Mana.A differenza che negli altri capitoli, il combattente normale e quello bestiale non condividono più la stessa barra energetica, ma ne possiedono due distinte: questo comporta la necessità di avere la meglio su un combattente in entrambe le forme per poter riuscire a vincere un incontro. Implementata anche la forma iperbestiale, a cui è possibile fare ricorso come estrema risorsa qualora la nostra energia vitale raggiunga lo zero.Quando è trasformato, il personaggio può utilizzare il Furore Bestiale, in pratica la mossa più potente e dannosa di tutto il gioco che, una volta effettuata (non importa se con successo o meno) riporta il lottatore alla sua forma umana.La giocabilità è più che buona, il gioco è facile da padroneggiare ma impegnativo da portare a termine e l’apprendimento di parate e contromosse appare essenziale in tal senso.Nella modalità Arcade la storia è narrata mediante scene di intermezzo e finali gratificano il giocatore e chiariscono i rapporti tra i combattenti e parte degli avvenimenti visti nei precedenti capitoli.

Tra l’uomo e la bestiaLe modalità di gioco a disposizione sono quanto di più classico possiate trovare: l’Arcade, la Sfida a tempo, il Versus e la Sopravvivenza oltre a Allenamento e Pratica, due modalità pressoché identiche tra loro! L’unica novità deriva dunque dalla modalità Carriera nella quale, scelto un personaggio tra quelli a disposizione, si affrontano tutta una serie di combattimenti utili per potenziare il proprio combattente migliorandone le caratteristiche ed ottenendo abilità speciali: il personaggio così modificato potrà essere utilizzato in tutte le altre modalità!Tecnicamente il titolo Hudson appare più che valido, anche se denota alcune sconcertanti pecche.I modelli dei personaggi sono ottimi, ben caratterizzati e dai movimenti fluidi e credibili, risultato ottenuto lavorando soprattutto sull’eliminazione dell’aliasing; le trasformazioni sono davvero spettacolari, gratificate da ottimi effetti speciali e le forme bestiali dei combattenti (lupi, tigri, leoni, conigli, talpe, camaleonti e quant’altro) sono eccellenti, anche se alcune (tra cui quella di Nagi) sembrano più demoni che non animali antropomorfi. Da segnalare l’implementazione del sangue nei combattimenti, sangue che sgorgherà copioso dalle ferite eseguendo gli attacchi più feroci. Molto vari e dettagliati anche le arene di combattimento, anche se spesso appaiono fin troppo circoscritte. Un’ultima segnalazione relativamente al motore di gioco va fatta relativamente ai vistosi rallentamenti che periodicamente affliggono gli incontri: non è nulla di così frequente da rovinare l’esperienza di gioco, ma quando accade (solitamente a seguito di effetti speciali o di forme bestiali troppo dettagliare, come la forma di corvo di Reiji) il tutto va al rallentatore fino alla fine del round. L’audio fa il suo dovere ma nessuna delle musiche presenti lascia il segno: stranamente poco curato il doppiaggio inglese (sottotitolato in italiano), decisamente mediocre nell’interpretazione ma, soprattutto, assolutamente sfasato e fuori sincrono rispetto al labiale dei personaggi.La longevità, come al solito, dipende sia dalla volontà del giocatore di completare ogni modalità a disposizione (e in tal senso la Carriera è abbastanza lunga ed impegnativa) oltre che alla possibilità di giocare con qualche amico…

– Immediato e divertente

– Le trasformazioni

– Picchiaduro molto arcade e poco profondo

– Nessuna novità

– Rallentamenti vistosi

7

Ancora una volta Bloody Roar si ritaglia il suo spazio vitale, senza andare ad insidiare i capisaldi del genere come Tekken, Virtua Fighter o Soul Calibur, ma risultando comunque abbastanza piacevole e divertente da costituire una valida scelta per chi avesse già portato a termine gli altri giochi. Bloody Roar 4 migliora il precedente terzo capitolo sia graficamente (nonostante i saltuari rallentamenti) che a livello di giocabilità, rispetto al quale però, oltre ai personaggi inediti, l’unica vera novità è rappresentata dalla doppia barra energetica per le forme umana e bestiale: se valga o meno l’acquisto spetta a voi giudicare…

Voto Recensione di Bloody Roar 4 - Recensione


7

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