Non sappiamo esattamente quante copie abbia venduto Blackguards, ma se a distanza di un anno ritroviamo Daedalic Entertainment alle prese con un sequel vuol dire che il primo episodio un certo successo lo ha avuto. Immaginiamo soprattutto in Germania, dove Daedalic va fortissimo e dove i giochi su PC rivestono quote di mercato elevatissime, ma in effetti, parlando in generale, Blackguards ha meritato in pieno questo sequel che andiamo a recensire. Non che il mix di gioco di ruolo e strategico a turni dello scorso anno fosse perfetto, ma la sua fantasy dark mutuata dall’universo e dalle regole di The Dark Eye colpiva allo stomaco come poche e tutti gli hardcore gamer, magari stanchi della marea di action-GdR che abbiamo visto negli ultimi tempi, hanno potuto giocare a un titolo davvero impegnativo e complesso (forse pure troppo).
La pazzia di Cassia
Per Blackguards 2 Daedalic ha voluto innanzitutto snellire e facilitare alcuni elementi di gioco, aggiungendo però tutta una componente gestionale che mantiene il gameplay su livelli lontanissimi da qualsiasi tentazione casual. Cassia, la stessa protagonista del gioco (niente alter ego creato da zero questa volta), è un personaggio lontanissimo da qualsiasi cliché fantasy. Rapita e imprigionata in un dungeon senza saperne il motivo, la povera sventurata trascorre quattro anni in prigionia uscendone pazza e sfigurata in volto per il veleno di alcuni ragni che ha cercato inutilmente di combattere. Quando finalmente riesce a trovare la via di uscita (in pratica alla fine del lungo tutorial), Cassia giura eterna vendetta contro chi l’ha fatta imprigionare (il malvagio tiranno Marwan) e intraprende una lunga missione per conquistare la città di Mengbilla, capitale del regno. Va subito detto che Daedalic non ha fatto nulla per semplificare le cose a chi non ha giocato il capitolo precedente. Tutta la prima parte è ricca di dialoghi con riferimenti a nomi, fatti e luoghi che non diranno nulla ai neofiti della serie e anche i tre personaggi che andranno a comporre il party (Takate, Zurbaran e Naurim) provengono da Blackguards. Insomma, non stupitevi se inizialmente non sarete conquistati più di tanto dal gioco a livello narrativo non avendo giocato il predecessore. Per fortuna dopo il tutorial, e con l’avvio delle prime missioni, Blackguards 2 si dipana in una trama ben delineata tra dialoghi scritti con gusto e situazioni parecchio scomode ed estreme, causate soprattutto dallo stato di pazzia di Cassia.
Più semplificato, ma sempre impegnativo
La semplificazione di Daedalic, che ricordiamo essere uno studio specializzato quasi esclusivamente in avventure grafiche (quella di Blackguards è stata una piacevole novità per il team tedesco), riguarda soprattutto tutto il sistema di skill, abilità e potenziamenti. I personaggi del gioco non salgono di livello, ma guadagnano punti esperienza che possiamo spendere in cinque diverse categorie dopo ogni combattimento vinto. Ci sono i potenziamenti per le armi in nostro possesso, quelli per le abilità generali, gli incantesimi, le mosse speciali da sfruttare in battaglia e le abilità passive. La quantità di elementi su cui intervenire rimane notevole e c’è ancora una certa difficoltà nel gestire il tutto, ma il bello di Blackguards 2 è che di fatto non esistono classi e quindi possiamo comporre un party come vogliamo, specializzando ad esempio tutti in una certa direzione o costruendo quattro eroi uno diverso dall’altro come caratteristiche di attacco. Un po’ di chiarezza in più a livello di interfaccia non avrebbe fatto male, ma già così le molte asprezze riscontrate in Blackguards sono state addolcite e già dopo un paio di ore di gioco il tutto diventa gestibile senza particolari difficoltà.
Cari vecchi esagoni
Il vero cuore del gioco, più che la gestione dei personaggi in chiave ruolistica, è affidato ai combattimenti a turni, caratterizzati dai classici esagoni per il movimento e da numerose novità rispetto allo scorso anno. Le arene e gli ambienti di gioco appaiono più curati, ampi e ricchi di elementi interattivi come ponti, trappole, oggetti da rompere e interruttori da attivare. Anche la percentuale di riuscita di una magia è ora molto più credibile (prima falliva addirittura un attacco su due), ma anche in questo caso non si pensi a una passeggiata di piacere per uscire vincitori dai combattimenti contro nemici umani e creature tipicamente fantasy. Se infatti i primi combattimenti non richiedono particolari doti tattiche, più si procede nel gioco, più diventano indispensabili azioni come il posizionamento iniziale dei personaggi, la scelta degli attacchi più idonei a un certo tipo di nemico e la gestione delle abilità curative, a dimostrazione di come Daedalic abbia sì semplificato ma fino a un certo punto. Durante i combattimenti inoltre non è possibile salvare e spesso sarete costretti a cedere a un po’ di classico “trial & error” per avere la meglio sui nemici dopo due o tre tentativi.
Qualche ombra ma molte luci
Di contro, a fronte di un combat system sicuramente maturo e appagante (ci sono poi da considerare anche i mercenari a disposizione di Cassia), certe attese di fronte agli spostamenti dei nemici possono farsi eccessivamente lunghe e spiace non trovare un’opzione per velocizzare questi passaggi. La telecamera zoomabile ma non ruotabile può inoltre dare qualche grattacapo nelle arene di combattimento con più elementi architettonici, che spesso diventano ostacoli insuperabili per visionare parti della location. A livello di longevità Blackguards 2 non delude, offrendo almeno una ventina di ore tra combattimenti, missioni secondarie, compravendita di armi e oggetti nelle città sparse per la mappa e altri elementi gestionali. Ci riferiamo in particolare alla difesa delle città conquistate (altra novità del gioco) e all’addestramento dei mercenari, aggiunte che aumentano certamente il dinamismo del gioco ma che non sono state inserite nel migliore dei modi, soprattutto se andiamo ad analizzarne la curva di apprendimento e la loro importanza (forse eccessiva) nell’economia del gioco. Chiudiamo con un breve accenno alla grafica in Unity, purtroppo vero punto debole del gioco sia per quanto riguarda l’assenza di veri miglioramenti rispetto al predecessore, sia per un aspetto generalmente poco curato dei personaggi, dei nemici e delle scene di intermezzo.
– Diverse aggiunte rispetto al predecessore
– Approccio meno traumatico
– Gameplay dinamico e ricco di sfaccettature
– Personaggi e ambientazione lontani dalla fantasy classica
– Combat system maturo
– Combattimenti spesso troppo lunghi
– Gestione della telecamera migliorabile
– Ancora qualche problema nella gestione della difficoltà
– Grafica non proprio impeccabile
Blackguards 2 è un sequel ben riuscito e, a ben vedere, superiore al primo capitolo un po’ sotto tutti i punti di vista. Meno confuso e ostico, più dinamico nel gameplay, più ricco di elementi gestionali, meno frustrante nei combattimenti. Un mix tra GdR e strategico a turni dotato anche di una componente narrativa e di un’ambientazione non banali, che di contro però paga una calibrazione della difficoltà non tarata al meglio, scontri a tratti soporiferi e un comparto grafico sotto tono.