Disquisire positivamente della natura delle opere di Cage è un esercizio che perde puntualmente di efficacia di fronte ai suoi detrattori; esprimere un parere opposto in presenza dei suoi estimatori dà grossomodo gli stessi risultati. Si tratta insomma di progetti destinati a spaccare in due critica e pubblico, eppure non ci sarebbe bisogno di schierarsi in alcun modo, perché la verità (e spesso anche la qualità dei giochi) sta nel mezzo. Al di là dei giudizi, dei gusti personali e dell’approccio di gioco, su cui potrebbe essere speso un numero indefinito di parole senza tuttavia raggiungere un reale punto di incontro che non sia viziato da compromessi, di Beyond: Due Anime si possono evidenziare gli elementi oggettivi: quelli che fanno del gioco in questione un prodotto che è un po’ vittima della propria presunzione.
Due di due
Verso Beyond: Due Anime si possono muovere davvero tante critiche, ma non si può di certo fare a meno di incensare l’importanza dei valori produttivi e la qualità recitativa di attori come Ellen Page e Willem Defoe, che fanno fare un balzo non indifferente a un’opera che con interpreti di livello minore sarebbe stata meno significativa e potente. A differenza dei suoi simili, che non possono permettersi nomi così altisonanti ma che vantano una narrativa migliore, meno confusa e più ficcante, Beyond deve gran parte dei suoi meriti ai suoi protagonisti.
Gli intenti di Cage di voler usare registri diversi per narrare i conflitti di Jodie, mettendo in luce frammenti di vita che vanno dall’adolescenza all’età adulta, dimostrano una certa confidenza con delle tematiche in parte toccate anche nei suoi precedenti lavori. La dimensione più intima, dai tratti più esistenzialisti, possiede in effetti una maggiore carica drammatica, che non ha paura di lambire alcune tematiche metafisiche piuttosto delicate da trattare; eppure la sensazione che manchi qualcosa alla penna di Cage e dei suoi sceneggiatori diventa evidente quando fioccano alcune sequenze riempitive e fuori contesto. Ne esce fuori una trama ricca di chiaroscuri, con momenti toccanti e di grande impatto ma anche scene deboli nella costruzione, che hanno poco senso e appaiono decisamente non necessarie nel grande mosaico multiforme che è Beyond. Questa natura sfaccettata, dove alcuni tasselli risultano inutili nel dare una forma che si scorge ancor prima di diventare completamente definita, è croce e delizia dell’intera opera. Ci sono attimi in cui il giocatore è colpito, coinvolto e trascinato con forza al centro delle vicende; ma ci sono anche sezioni dove si fatica a trovare un reale punto di forza. Cage tiene saldamente le redini di Beyond fino a quando non cade nella distrazione tipica di chi vuole andare oltre, di chi osa in modo errato. In un titolo dove l’interattività è ridotta ai minimi termini, piegata com’è da esigenze di copione e da un sistema di gioco che toglie il volante all’utente per farlo accomodare sul sedile del passeggero, la forza dirompente della storia ha il dovere di colmare le lacune e ovviare ai limiti autoimposti dal genere stesso.
Con la riedizione di Beyond: Due Anime c’è la volontà di raccontare nuovamente la storia di Jodie e Aiden, uno spirito possessivo che tormenta la protagonista e che non vuole abbandonarla nemmeno quando la speranza scivola via e l’abbattimento diventa totalizzante. A un paio di anni di distanza, cosa offre questa nuova versione? Ha senso rigiocarlo da capo? Cosa dovrebbe aspettarsi chi lo ha già portato a termine su PS3?
Il ritorno delle due anime
I pregi e difetti del gioco che recensimmo su PS3 sono ancora lì. Non ci sono cambiamenti nella struttura di gioco, ai finali si arriva allo stesso modo, le limitazioni sono le medesime e i momenti stupendi pure. Nel corso di questi due anni sono arrivati altri titoli dello stesso genere che hanno dimostrato di saperci fare sul serio nonostante il budget limitato, ed è forse anche per questo che oggi Beyond ne esce un po’ ridimensionato.
In questa edizione per PS4 c’è la possibilità di rivivere gli eventi in ordine cronologico, ma è chiaro che si tratta di uno sforzo piuttosto trascurabile per chi conosce a menadito tutta la storia. Per il resto, bisogna segnalare alcune migliorie tecniche che vanno a vantaggio di chi si è perso il gioco la scorsa generazione. Tecnicamente l’opera di Quantic Dream era un gioiello e sfruttava dignitosamente la console su cui girava; adesso, il titolo risulta essere più rifinito pur mantenendo – ovviamente – la stessa mole poligonale. E non potrebbe essere altrimenti, visto che è un porting e non un remake. I progressi sono soprattutto legati all’illuminazione dinamica e alla profondità di campo, ed è per questo che gli elementi in secondo piano appaiono adesso più chiari e definiti. Facendo un confronto diretto con le due versioni è possibile apprezzare una maggiore luminosità che, unita alle texture più delineate, donano un aspetto generale più vivace e realistico. Il gioco gira a 1080p, con 30 frame al secondo, che non sono però sempre stabili. In tutta sincerità, non si tratta affatto di un problema, perché Beyond non vi permette mai di scorrazzare liberamente per le aree mettendo così in crisi il motore grafico. Si tratta, come ormai sapete, di un titolo convogliato in dei binari da cui è impossibile uscire; anche nella sezione desertica, che offre spazi maggiori rispetto al resto dell’avventura, non si ha mai la sensazione che il motore grafico possa improvvisamente fare le bizze.
– Illuminazione dinamica migliorata
– Texture più definite, maggiore profondità di campo
– È possibile rivivere la storia in ordine cronologico
– Riedizione con migliorie e aggiunte trascurabili
– Nessuna novità per chi lo ha già finito
Da qualunque punto lo si osservi, Beyond: Due anime rimane un progetto dalla natura controversa. È un titolo che punta tutto sulla narrazione e sulle vibranti prove recitative dei protagonisti, riuscendo a raggiungere tutto sommato un buon risultato. La riedizione per PS4, a distanza di un paio di anni, non aggiunge nulla che possa giustificare il riacquisto da parte di chi ha già visto i finali; si tratta pertanto di una remastered rivolta unicamente a chi, per un motivo o per l’altro, non è riuscito a giocarlo.