Recensione

Berserk

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a cura di Chomog

Le origini del guerriero nero…Sono passati nove anni da quanto la Marvel Manga portò in Italia un titolo che inizialmente veniva letteralmente evitato per due semplici motivi: il primo era l’influenza delle prime, orride copertine (ricordo con ribrezzo quella del numero 1; perché il vostro buon Chomog comprò quel manga davvero nessuno lo sa, forse voleva solo allargare la sua collezione di fumetti giapponesi), il secondo era invece da ricercare nel design delle tavole che ricordavano il “sacro” Hokuto no Ken (Ken il guerriero), amato ed adorato nel nostro paese ed al quale nessuno poteva avvicinarsi; Berserk non era (come Jojo del resto, titolo che nei primi volumi presentava questa caratterizzazione “massiccia” dei personaggi alla Tetsuo Hara) un prodotto che cercava di percorrere l’onda di Kenshiro, ma era basato sul continuo e solitario cammino (sempre nei primi volumi) di un uomo che combatteva contro il proprio destino da sacrificato.Ma il marchio era solo il principio. Andando avanti il manga presentava cruente scene (tanto da essere consigliato ad un pubblico maturo) sia dal punto di vista del gore che da quello sessuale: corpi maciullati e sventrati, mostri deformi e scene di sesso accompagnavano la strada fatta di sangue di Gatsu (nella doppiaggio italiano della serie animata rinominato Guts, cioè…ehm…palle). Quello che però coinvolgeva maggiormente il lettore (non potete immaginare quanta pubblicità abbia fatto a questo prodotto, spero che la Panini mi ripaghi un giorno) erano i discorsi moralisti che i protagonisti facevano tra loro, quelle ambizioni che ogni uomo dovrebbe avere ma che dovrebbe anche saper controllare (basta vedere Grifis).Il manga ebbe un grande successo in Giappone e ne fu tratta una serie televisiva (che a mio parere non rende giustizia, tranne che per le musiche di Susumu Hirasawa, al fumetto di Kentaro Miura) nonché un titolo per Sega Dreamcast di alto livello qualitativo.

La responsabilità di un uomo…Distruggendo quella che era l’idea iniziale di questo guerriero solitario, che portava con se il rimorso di non aver adempiuto ai suoi doveri (per il resto leggete il manga, io la sorpresa non ve la tolgo visto che la produzione merita), da qualche numero Miura ha cambiato registro, creando un gruppo più o meno affiatato di compagni che circondano Gatsu e lo accompagnano verso l’ipotetico combattimento finale contro il suo acerrimo nemico, la nemesi del sacrificato, il falco bianco Grifis.Presenti nel titolo come personaggi da “richiamo” il carismatico Serpico con il suo fioretto, l’odioso Isidoro, bambino sempre pronto a mettersi in mezzo (sogno un episodio dove Gatsu sbagli “casualmente” mira e lo affetti…scherzo!), l’elfo asessuato Pak con tutte le sue caricature presenti nel manga (Pak era assente nella serie animata), l’ex-donna di Gatsu ormai impazzita Caska, la nobile Farnese e la streghetta Shilke.Ambientato negli ultimi volumi usciti in Italia, il titolo ripropone le ambientazioni viste nel manga (colline innevate, foreste dagli alberi deformi pronti a proteggere gli eletti, villaggi desolati, eccetera) nonché tutto il bestiario di nuova generazione creato dal maestro Miura (la sua interpretazione degli orchi, i troll ed i sottoposti agli eletti dalla mano di dio).

Il male si ripaga con il male…Stupendo, questo è quel che mi viene in mente pensando al suggestivo filmato introduttivo con Sign di Susumu Hirasawa, che ci inizia al gioco vero e proprio, un misto di riassunto ed anticipazione di quello visto nel manga e di quello che vedremo nel gioco, estasiante la musica di Susumu Hirasawa che si fonde con le immagini dell’introduzione in computer grafica.Assolutamente sconvolgente il quantitativo di sangue digitale che i programmatori della Sammy hanno inserito in questo titolo; graficamente parlando, il videogiocatore viene letteralmente invaso da queste continue schizzate sanguigne che avvolgono tutto, la spada di Gatsu, la sua armatura e l’ambiente circostante, nel mutilare i mostri uccidendoli nel modo più atroce possibile (ma non è forse vero che chi semina vento raccoglie tempesta?).Dal punto di vista simbolico questo rappresenta la voglia di combattere del personaggio, quel lottare contro il suo destino, il non volersi arrendere; anche se sa che un giorno tutto questo dovrà finire, perché ormai è marchiato da quello che pensava essere una persona simile a lui.Ma non c’è solo questo, c’è anche il voler proteggere chi gli ha dato l’amore e i nuovi compagni, difenderli con le sue arti, con la sua esperienza di guerriero, nata sui campi di battaglia con Gambino ed evolutasi fino ad adesso (Gatsu dovrebbe avere circa 25 anni in questi episodi).Gli scenari si presentano molto vasti e ben realizzati: un’architettura povera e rurale è presente nei villaggi; belli i paesaggi nevosi ed i boschi tenebrosi che rispecchiano il tono medievale di quell’epoca oscura di passaggio. I nemici sono invece le vere vittime del videogiocatore, attaccheranno in massa il nostro eroe, invadendo lo schermo in larga misura, ben disegnati e fedelissimi alle loro rappresentazioni nel manga (l’orco è a dir poco stupendo, sempre se era piaciuto come era stato disegnato dal mangaka).Le animazioni di Gatsu sono più che soddisfacenti, il personaggio riesce a trasmettere il peso della sua armatura, quel fuoco che gli brucia dentro, la sete di vendetta, il ribellarsi a chi vuole sottometerlo, a torto o a ragione che sia; le scene di intermezzo, infine, presentano un livello di dettaglio ancora maggiore rispetto a quello presentato in-game, enfatizzando i momenti durante i quali viene chiarita la storia per chi non ne è a conoscenza ed allo stesso tempo si va avanti in quella narrata nel titolo.Ben realizzato il sonoro in-game con musiche di Shinya Chikamori, Yasushi Hasegawa, Hiroshi Watanabe e Tomoyo Nishimoto, tutti compositori che ben riescono ad inquadrare l’atmosfera del mondo di Berserk, nota dolente è che il maestro Hirasawa ha prestato la sua partecipazione solo nella canzone di apertura ed in quella si chiusura (Sign e Sign-2) ed effetti che richiamano quelli già apprezzati nel precedente titolo di ASCII.Infine paragonando il comparto tecnico di questo titolo PS2 con quello per Dreamcast, non posso che rimanere ben soddisfatto, globalmente parlando, dei molteplici passi avanti nel trasportare il mondo di Berserk in formato videoludico, anche se su DC il ritmo del gameplay era sicuramente più dinamico.

Il dolore mi darà la forza per farli a pezzi…Gatsu ha con se l’ammazzadraghi, l’enorme spada, creata dallo scomparso maestro forgiatore, in grado di tagliare in due queste leggendarie creature; l’insonne eroe (effettivamente di notte combatte e di giorno si sposta, con rari pisolini…che faccia uso di efedrina?) ha però con se il ricordo di un compagno scomparso, Judo, il lanciatore di coltelli che gli insegnò la tecnica per queste letali armi da lancio; la balestra automatica, le mine da lancio ed il cannone nel braccio artificiale completano il quadro delle armi, ma è possibile anche richiamare i compagni (Pak, Serpico e Isodoro) ed usufruire delle loro particolari abilità.Il metodo di combattimento risulta facile: come nel titolo Dreamcast, avremo la possibilità di “slashare” a caso per lo schermo (la spada è grande quindi prima o poi qualcosa prenderà) oppure, tramite il lock-mode (esclusiva di questa versione Playstation 2), fissarci su un unico nemico.La novità più gustosa è l’aggiunta di “fatalità”: durante le combo di spada (tasto attacco più croce direzionale / levetta analogica sinistra) apparirà il simbolo dei sacrificati (il famoso marchio) e, se in quel momento premeremo il tasto corrispondente, eseguiremo una violentissima fatality che mutilerà l’avversario e l’uccidera nel modo più cruento possibile. La vecchia modalità berserk è frequente; la furia rende rosso l’occhio di Gatsu, che non sente il dolore divenendo così quasi invincibile e soprattutto molto più potente.Piccola aggiunta alla tipologia standard del titolo (slash’em up a scorrimento in ambiente tridimensionale) è l’assegnazione di punti per aumentare le statistiche del personaggio: quanti più nemici uccideremo, tanti più punti riceveremo e tanto più potremo divenire potenti; modalità comunque già vista in titoli anche recenti come l’ottimo Bujingai di Taito (sviluppato da Red Entertaiment, team di Gungrave).

– Una degna evoluzione del titolo Dreamcast

– Ambientazione medievaleggiante

– Il manga di Kentaro Miura in forma digitale

– Sign di Susumu Hirasawa nella splendida intro

– Solo per gli amanti del manga

7.5

Berserk per Playstation 2 è un degno seguito della versione Dreamcast, ben realizzato (tranne che per la telecamera leggermente ballerina) e giocabile (unico vero difetto quando i mostri ci useranno letteralmente come un pallone, facendoci rimbalzare di colpo in colpo tra loro). Assolutamente stupendo il combattimento con il divino Zodd (anche se non nascondo che al tempo mi lasciò ben più scosso quello per Dreamcast).

Un titolo sicuramente indirizzato ai fan del manga, discreto invece per tutti gli altri. Non abbiamo fra le mani un capolavoro ma è sicuramente divertente ricreare in forma digitale quello visto nelle pagine di un fumetto che alcuni di noi portano nel cuore.

Voto Recensione di Berserk - Recensione


7.5

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