La versione originale di
Batman: Arkham Origins Blackgate ha dimostrato come sia largamente possibile usare una licenza prestigiosa e fare un buco nell’acqua per certi versi inaspettato. Considerata la qualità dei tre capitoli principali su console, riuscire a tirare fuori un titolo mediocre non era affatto semplice, ma i ragazzi di Armature, nostro malgrado, ci sono riusciti. D’altra parte, quel vizio poco tollerabile che vede i titoli su console portatili un po’ maltrattati, non sembra voler scemare, come se in effetti si trattasse di macchine di serie B ben lontane dall’appeal di una console casalinga capace di generare ottimi introiti.
Batman Deluxe?
In effetti, per una larga fetta di pubblico, è esattamente così; la stessa cosa vale per gli sviluppatori, che stanno portando i loro titoli originariamente concepiti su dispositivi portatili anche sulle console cosiddette maggiori. Il punto è che molto spesso, nonostante questi titoli acquisiscano l’appellativo di “Complete Edition” o come in questo caso “Deluxe Edition”, il risultato finale rimane esattamente il medesimo. Batman: Arkham Origins Blackgate – Deluxe Edition è un porting fatto col minimo sforzo, e il prezzo molto contenuto col quale si propone sembra suggerirlo anche a chi non ne conosceva l’esistenza.
Quello di Armature è un gioco che sente il bisogno di mantenere il legame con la saga, trascinando con sé alcuni degli elementi distintivi del franchise e portandoli in una dimensione giocoforza differente, che si adagia su sistemi di intrattenimento che richiedono molto spesso più immediatezza e spensieratezza. Rapida fruibilità, però, non significa mancanza di profondità o processi di sviluppo mirati a semplificare un sistema di gioco ben strutturato; al contrario, significa fare un lavoro maggiore, perché si tratterebbe di “riassumere” le caratteristiche forti senza far perdere il loro appeal. Considerato lo scarso impegno profuso, chiaramente, questo non è accaduto, e Batman: Arkham Origins Blackgate è finito per essere una sorta di fratello minore a cui manca il carattere e la formazione adeguata per allinearsi a chi ha dimostrato di avere più esperienza e coraggio. Blackgate è timido, prende il meglio della saga riproponendolo col contagocce, e scivola su alcune scelte di game design piuttosto discutibili. Innanzitutto, il sistema di combattimento, quel free flow system tanto osannato e copiato senza pudore da altri titoli, qui ha molto meno mordente per via delle due dimensioni e mezzo a cui deve sottostare il Cavaliere Oscuro. Oltretutto, considerando che spesso durante gli scontri avremo pochi nemici da abbattere in contemporanea, si capisce come sia più semplice riuscire a barcamenarsi tra colpi inferti e schivate da eseguire all’ultimo momento. Si tratta in sostanza di una versione del combat system più asciutta e diretta, che però non riesce a eguagliare la qualità delle baruffe viste nei precedenti capitoli.
Elementare, Watson
Anche la modalità detective è sottotono e semplicistica, al punto che il suo utilizzo è confinato al ritrovamento di un determinato oggetto di interesse all’interno di una schermata solitamente fissa, in cui bisogna muovere una sorta di cono di luce indagatore che non può mai mancare il suo obiettivo. Pure la trama, narrata attraverso alcune scene in stile fumetto, non riesce a convincere appieno, soprattutto per la sua incapacità di offrire nuovi spunti o dettagli inerenti il background dei personaggi e l’ambientazione stessa. Dovrete semplicemente tenere in considerazione che la struttura carceraria è stata suddivisa in tre tronconi, rispettivamente sotto il controllo dell’immancabile Joker, del Pinguino e di Maschera Nera. Inizialmente, vi imbatterete in una sfuggente Catwoman che subito dopo la “cattura” si dimostrerà collaborativa, e da lì in avanti sarà possibile scegliere quale sezione affrontare per prima. L’ordine della scelta si rivela determinante, poiché la sconfitta del boss finale stabilisce quale finale andrete a sbloccare. Non c’è però una reale consequenzialità in tutto ciò, pertanto si tratta puramente di una decisione che ha un peso relativo, scandito solo dall’ordine con cui il giocatore ha voglia di portare a termine l’avventura. Come se non bastasse, la dose di backtracking è spaventosamente alta e i nemici spariranno dagli scenari quando li farete fuori, e fare avanti e indietro essendo investiti da un gran senso di desolazione può portare rapidamente alla noia.
Sotto il profilo tecnico, inoltre, i miglioramenti non sono così sbalorditivi. Non stiamo affermando che non siano affatto presenti, ma stiamo solo dicendo che come per tutto il resto, si tratta di un porting svogliato e attuato col minimo sforzo. Di questo, ve ne accorgerete già dalle primissime scene, quando verrà inquadrato un mantello che presenta dei chiaroscuri netti e poco sfumati, con texture che stonano su console arrivate ormai alla fine del loro ciclo vitale. Non parliamo poi delle espressioni (quali?) dei volti, altrimenti saremmo ancora più pungenti con le critiche rivolte al reparto tecnico. Il problema reale di queste edizioni, e della Deluxe Edition in particolare, è che non si sente assolutamente il bisogno di averle. Se Blackgate aveva già deluso sulle console portatili, non c’è davvero nessun motivo di credere che sulle console casalinghe possa fare di meglio, soprattutto quando non si nota una reale volontà di migliorare tutti quegli aspetti che si sono rivelati la reale fonte di malcontento tra gli utenti, che avevano tutto il diritto di aspettarsi qualcosa in più.
– Personaggi di sicuro appeal
– Struttura 2.5D con del potenziale
– Prezzo competitivo
– Backtracking forzato e a tratti noioso
– Gli elementi distintivi della serie sono sottotono
– Porting sbrigativo, che corregge davvero poco
Non bastano un paio di contenuti aggiuntivi per consigliare la Deluxe Edition al fan più sfegatato dell’uomo pipistrello. Se già l’episodio originale aveva convinto ben poco e sfigurava di fronte agli episodi precedenti, questa operazione di revival funziona poco e ha ancora meno senso di esistere. Se può servirvi come palliativo per alleviare l’attesa di Arkham Knight, fate pure, ma vi avvisiamo che potreste rimanerci davvero molto male.