Recensione

Batman Arkham Origins: Blackgate

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a cura di Pregianza

Il Verdetto di SpazioGames

5.5

Quando si inizia lo sviluppo di un gioco armati di un ottimo marchio e di un concept ricco di potenziale, sembra difficile che qualcosa possa andare storto, eppure la creazione di un videogame è un processo complesso ed estremamente difficile, al punto che una serie di buone idee non basta ad assicurare la perfetta riuscita di un prodotto. Prendiamo Batman Arkham Origins: Blackgate, un titolo pensato per portatili, pronto a supportare la serie in parallelo al suo fratellone per le console maggiori e sviluppato da Armature Studio. Il piano, con questo lavoro, era trasferire il solido gameplay del marchio da 3D a 2D, inserendo una serie di meccaniche particolarmente indicate per la nuova dimensione, e tentando di sfruttare le forze delle piattaforme utilizzate.
Impossibile fallire, direte voi, ma non aspettatevi un titolo della caratura dei suoi predecessori su handheld, potreste beccarvi una bat-cantonata.
La gatta sul tetto che non scotta
Blackgate si svolge cronologicamente tra Origins e Asylum, e vede il buon uomo pipistrello impegnato a ristabilire l’ordine nel carcere di Blackgate (appunto), dove Joker, Pinguino e Maschera Nera sembrano esser riusciti a prendere il controllo di intere aree senza troppi problemi. Ad aiutarlo ci sarà Catwoman, imprigionata lì proprio da Batman dopo una prima interessante sequenza di inseguimento. 
La storia non è malvagia, e i personaggi sono sempre i soliti indimenticabili eroi e supercattivi che abbiamo imparato ad amare negli anni, ma la narrazione tramite fumetti in movimento, seppur sensata per l’hardware depotenziato, non ha grande impatto, e le vicende faticano a catturare finché non si arriva alla fase finale. 
In generale, se non siete stanchi di sentire la terrificante risata del Joker o di vedere il grugno duro di Bruce Wayne, apprezzerete anche questa volta la narrativa, solo non aspettatevi citazioni e trovate anche solo lontanamente al livello dell’Origins maggiore.
Il gameplay creato per supportare tale trama, dal canto suo, non è poi così superlativo da far dimenticare i tempi morti. Se avete giocato ai capitoli primari vi troverete a vostro agio in Blackgate, ma noterete anche di essere molto più limitati rispetto al passato. Questo è dovuto alla struttura pensata attorno al movimento bidimensionale congegnata dagli sviluppatori, che permetterà a Batman di muoversi solo a destra e sinistra e offrirà pertanto poche opzioni durante l’esplorazione delle mappe. 
La cosa peculiare è la tridimensionalità delle ambientazioni, che vedrà il protagonista infilarsi comunque in numerosi condotti d’areazione, esplorare zone sopraelevate e avanzare con continui cambi di prospettiva. Un elemento che non dovrebbe risultare un problema vista la sua natura guidata, ma che in Blackgate crea non pochi grattacapi, vista l’importanza dell’esplorazione. 
Ci spieghiamo meglio: fin dall’inizio potrete visitare una qualunque a scelta delle tre aree controllate dai super cattivoni principali, ove dovrete risolvere qualche enigma, trovare gadget utili per avanzare, e infine affrontare una immancabile boss fight. A guidarvi ci sarà una mappa, ma questa sarà bidimensionale con vista dall’alto, mentre voi navigherete le locazioni con spostamenti in 2D attraverso continui cambi di direzione decisi dagli sviluppatori. In parole povere, la mappa risulterà pressoché inutile, dandovi solo un’idea generale del luogo in cui vi trovate, e costringendovi ad esplorare pezzo per pezzo ogni posto solo per arrivare nel punto giusto al momento giusto. Non che la cosa possa bloccare più di tanto l’avanzamento, ma infastidisce, e non è l’unico freno imposto dal 2D. Il combattimento, ad esempio, esce discretamente martoriato dalla perdita di una dimensione, pur sfruttando il solito free flow system. Batman potrà effettuare combo con un singolo tasto, stordire i nemici col mantello ed eseguire dei counter, ma punterà il nemico più vicino automaticamente, mantenendosi sempre sulla stessa linea di movimento, una situazione che non solo impedisce manovre complesse e semplifica eccessivamente il sistema, ma crea qualche magagna quando ci si trova ad affrontare avversari corazzati, o nemici specializzati che si vorrebbe eliminare da principio. 
Persino le fasi stealth non sono uscite indenni, e passano dall’eccessivamente facile all’inutilmente fastidioso, limitandosi di solito a lunghe attese per far sì che le guardie siano tutte nella giusta posizione sulla linea ricurva ove sono obbligate a muoversi.
L’inerzia del pipistrello
Non pensate male, non si tratta di un gameplay da buttare completamente. Molte fasi, soprattutto quelle iniziali, sono piuttosto divertenti, il giocatore può usare anche qui il detective mode per analizzare l’ambiente circostante e sfruttare il touchscreen di Playstation VITA per trovare oggetti nascosti, e non mancano enigmi interessanti nei livelli e nelle boss fight, con quest’ultime strutturate più come puzzle che come battaglie. Solo che, ora della fine, la formula non regge, risultando un po’ troppo ripetitiva e “bloccata” dalla mancanza della terza dimensione. La presenza di un new game + dedicato all’esplorazione non aiuta più di tanto, vista la pessima mappa citata in precedenza (e la scomparsa permanente dei nemici sconfitti), e i momenti di ricerca con la visuale detective vengono sfruttati troppo per mantenere mordente fino alla fine. Insomma, è un’esperienza che inizia degnamente e perde velocità man mano che avanza, divenendo a tratti tediosa. 
Tecnicamente, invece, siamo su buoni livelli. Il titolo ha un look lodevole, nonostante qualche texture eccessivamente sgranata e delle evidenti concessioni all’hardware, e il sonoro è di ottima qualità. Meno esaltante la longevità, visto che la campagna dura una manciata di ore e difficilmente sarete così attratti dal sistema di gioco da volerla riaffrontare altre volte.

– Trasla parzialmente il gameplay della serie in 2D

– Struttura a tratti interessante

– Tecnicamente non è male

– Il gameplay è molto limitato dalla sua nuova natura, e non funziona alla grande

– Esplorazione confusionaria per via dei cambi di prospettiva

– Breve

– Narrativa dimenticabile

5.5

Batman Arkham Origins: Blackgate è un’occasione mancata. Sulla carta le idee alla base del titolo di Armature Studio potevano funzionare alla grande, ma nel prodotto finito si sono concretizzate in una struttura limitata e ripetitiva, che solo a tratti riesce a riproporre su console portatile il fascino del sistema dei “fratelli maggiori”. Non è un gioco da buttare via all’istante se si apprezza l’uomo pipistrello, solo non aspettatevi un titolo all’altezza del nome che porta.

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