Recensione

Barrow Hill: Curse of the Ancient Circle

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a cura di Raiden

In questa sede ci accingiamo a recensire un gioco che sarà pane per i denti dei nostalgici delle avventure grafiche. Il genere dell’avventura punta e clicca è ormai sulla via del tramonto definitivo, e proprio mentre si pensa di non dover più assistere a nuovi giochi di questo tipo ecco che appare Barrow Hill: Curse of the Ancient Circle. C’è da fare una doverosa premessa: il titolo che di seguito descriveremo è stato ideato e programmato interamente da una sola persona, Matt Clark, caposaldo della Shadow Tor Studios che con l’aiuto di un illustre collaboratore, Jonathan Boakes (già noto per Dark Fall), è riuscito a ricreare un’atmosfera ormai lontana, a proporre un sistema di gioco obsoleto ma mai dimenticato e una trama avvincente anche se non troppo originale.

In quel bosco sperduto della Cornovaglia…Il gioco esordisce con un filmato digitalizzato in bianco e nero che fa da introduzione alla nostra avventura. Alla guida di una WolksWagen Golf, nel bel mezzo della Cornovaglia, il nostro alter ego si accinge ad attraversare un bosco dopo aver lasciato la statale. Mentre il sole è ormai tramontato e le tenebre sono calate quasi a inghiottire completamente l’ambiente circostante, un guasto al motore della vettura costringe il protagonista a fermarsi e a proseguire a piedi in cerca di soccorsi. Da qui in poi assumeremo il controllo del gioco: dopo aver trovato un motel con relativa stazione di servizio, funzionante ma deserta, la nostra controparte virtuale sembra interessata a cercare qualcuno che possa accorrere in suo aiuto. Poco dopo, perlustrando la zona retrostante alle pompe di benzina, troviamo un uomo, piuttosto fuori di sé, che farnetica in maniera confusa qualcosa su alcune strane presenze. L’individuo sembra talmente terrorizzato che preferisce allontanarci piuttosto che accoglierci all’interno della stanza nella quale è, per suo volere, chiuso a doppia mandata. Perlustrando un po’ la zona alla ricerca di qualche indizio che possa aiutarci a fare luce su questa strana ed inquietante situazione, entriamo in possesso di alcuni documenti per mezzo dei quali si riesce a capire il mistero di Barrow Hill: tutto risale a molti secoli or sono, ai tempi dei Celti, noti per la loro abilità nel costruire templi e altari erigendo alte pietre. Questa affascinante civiltà era nota anche per i sacrifici che era solita dedicare alla dea Anneka: periodicamente, al fine di assicurarsi la protezione e il perpetrarsi della loro condizione di prosperità, i Celti avrebbero dovuto offrire in dono alla loro dea alcuni prodotti della natura, che sarebbero stati posizionati sulle pietre dei templi religiosi. Se la saggia civiltà fosse venuta meno ai suoi doveri e dunque al suo spirito di devozione nei confronti della dea, le sette pietre che costituivano il tempio si sarebbero inevitabilmente tramutate in esseri viventi e avrebbero punito la razza umana trasformandola in mucchi di pietra inanimati. Dopo questa “lezione di storia”, continuando con la lettura dei documenti ritrovati, veniamo a conoscenza di un archeologo di nome Conrad, il quale sembrerebbe essere il colpevole del risveglio delle sopra citate sette pietre, a causa dei suoi scavi. La leggenda narra che soltanto colui che riesca a riportare i tributi alla dea Anneka, potrà sconfiggere la maledizione e riportare la situazione alla normalità. Scommetto non vi risulti troppo difficile indovinare a chi verrà demandato il compito di riuscire nella suddetta impresa. La trama, come è facile intuire, farà contenti sia gli amanti delle avventure grafiche vecchio stampo, che gli appassionati di archeologia e di storia.

Vintage?Si grazie!Il gioco presenta la tipica interfaccia punta e clicca con avanzamento a schermate con direzioni di movimento obbligatorie e senza alcuna possibilità di ruotare il campo visivo. E’ un sistema ormai obsoleto, che non si trova in nessun altro titolo recente. Persino la più banale delle avventure grafiche attuali offre quantomeno la possibilità di ruotare la visuale semplicemente muovendo il mouse verso qualsiasi direzione. Questa caratteristica ha i suoi pro e i suoi contro: se da un lato il nostalgico si sentirà più “a suo agio” utilizzando l’interfaccia di Barrow HIll, d’altro canto, per gli standard attuali, sarebbe stata cosa buona e giusta cercare di realizzare un’interfaccia almeno adeguata ai tempi che corrono.

Caratteristiche tecnichePer quanto riguarda l’aspetto grafico, esso non è molto accattivante, a dirla tutta. Tengo a ribadire che i nostalgici potranno trovarsi a proprio agio con l’impostazione grafica che il gioco offre e con il già ampiamente collaudato sistema di controllo. Gli scenari sono statici, 2d, predefiniti, senza poligoni in movimento e senza neanche la possibilità di poter ruotare la visuale a 360°. I fondali sono tutti ben definiti e accuratamente dettagliati e senza ombra di dubbio apprezzeremo i toni scuri in cui saremo immersi durante tutta l’avventura. Di forte impatto saranno i giochi di luce ed ombre, la vegetazione del bosco e in particolare il fogliame, ben realizzato, sempre nelle potenzialità di un motore grafico bidimensionale, ma avremo spesso l’impressione di trovarci dinanzi ad un retrogame piuttosto che ad un titolo attuale. E’ meglio stendere un velo pietoso sulle animazioni, davvero pessime: i personaggi con cui interagiremo (non molti per la verità) sono “disegnati” mediante foto digitalizzate ed animate in maniera approssimativa e molto scarsa, dal momento che ogni personaggio è dotato di pochissimi movimenti. Quando vorremo parlare con una persona, questa, durante il dialogo, ci apparirà come una fotografia che si muove, in maniera insoddisfacente, con una quantità di movimenti del viso imbarazzante. Tutto è controllabile tramite il mouse e solo dopo che il cursore ci avrà “dato il via” potremo compiere le nostre azioni. La giocabilità si attesta su alti livelli, poiché, come accennato, sarà possibile effettuare ogni azione mediante l’utilizzo del mouse e nient’altro: per girare a destra o a sinistra dovremo semplicemente spostare il cursore verso uno dei due lati dello schermo e cliccare dopo che sarà comparsa la freccetta ad indicare la direzione che vorremo seguire; per esaminare gli oggetti il cursore si trasformerà nella classica lente d’ingrandimento e per afferrarli potremo avvalerci della ancora più consueta “mano che afferra”. Qualche disagio, a voler dire proprio tutto, potrebbe arrecarlo il fatto di trovarsi, in più di un’occasione, a dover girare attorno ad una locazione nel disperato tentativo di far apparire la freccetta, che in alcune circostanze odieremo dannatamente. L’inventario è collocato nella parte superiore ed inferiore dello schermo e tramite esso potremo utilizzare un oggetto semplicemente cliccandoci sopra e ripetendo poi l’azione sull’oggetto con il quale vorremo farlo interagire. Il menu di gioco è presente nell’angolo in alto a sinistra del monitor e, tramite esso, potremo accedere alle opzioni, fra cui gli slot di salvataggio (dieci in tutto). Tutto sa di già visto, già vissuto, già giocato. Niente è una novità in Barrow Hill, e neanche un doppiaggio realizzato in maniera impeccabile ed una traduzione fedelissima al testo originale, riescono ad aggiungere quella sferzata di novità al gioco che forse avrebbe reso più contenti tutti, anche i sopra citati malinconici. Da tenere in considerazione le musiche, incalzanti nei momenti giusti e appropriate in ogni circostanza, riescono a ricreare alla perfezione l’inquietante atmosfera nella quale ci ritroveremo, ed una particolare menzione spetta anche agli effetti sonori, davvero ben realizzati e molto realistici, anzi, avremo spesso l’impressione che l’audio sia molto più realistico degli oggetti che lo produrranno, e che, in generale, il comparto sonoro sia un tantino sopra le righe rispetto alle altre caratteristiche del gioco. Una chicca: la voce dell’uomo chiuso dentro la stazione di servizio in preda a schizofrenia è del doppiatore ufficiale di Guybrush Threepwood in The Curse of Monkey Island. Nel prosieguo dell’avventura soltanto due saranno i personaggi “spalla” che incontreremo sporadicamente e che ci saranno utili. Essi sono Emma e Ben Harry, veri attori molto bravi nell’interpretare la parte di sé stessi.Barrow Hill è indubbiamente un gioco accessibile a tutti: non ci sono enigmi particolarmente difficili da risolvere, né scritti da decriptare, né impossibili rompicapo. Ogni oggetto di cui entreremo in possesso sarà intuitivamente utilizzabile con un altro al fine di risolvere una determinata situazione, e molto facile risulterà anche comprendere come o con che cosa utilizzare i vari oggetti che raccoglieremo. Seppur con dei limiti (i classici muri invisibili collocati in maniera strategica) potremo esplorare tutte le locazioni che il titolo ci mette a disposizione, anche se la libertà d’azione, nel vero senso della parola, proprio non esiste. Anche se volessimo addentrarci in una zona del bosco inesplorata, anche se non dovessimo trovarci davanti ad un “muro invisibile” di delimitazione, non potremmo comunque compiere nessuna azione se quella determinata zona che avremo raggiunto non sarà ritenuta utile ai fini del gioco, dal gioco stesso. Come la più classica (ed antica!) delle avventure grafiche, non ci sarà possibile raggiungere una locazione se non prima avremo sbloccato un certo risultato. Sarà inoltre necessario ritornare più volte in una stessa locazione poiché oggetti che in un primo momento non erano utili e che quindi non era possibile raccogliere, in un secondo momento saranno indispensabili per proseguire nell’avventura, per cui sarà giocoforza doversi recare nuovamente nelle zone già in precedenza esplorate con lo scopo di recuperarli. In questa avventura, come in alcune altre dello stesso genere, si può morire: una scelta sbagliata potrebbe condurci alla morte e una decisione presa in fretta potrebbe prematuramente far concludere la nostra esperienza di gioco. Sarà nostro compito dunque evitare di giungere a rapide conclusioni, ponderando ogni nostra scelta ed effettuando quella giusta, riducendo il più possibile il margine di errore e tenendo presente che “la fretta è cattiva consigliera”.La durata complessiva del gioco è di una decina di ore circa, o al massimo una dozzina. Poco, forse, se paragonata al tempo necessario per portare a termine le avventure grafiche di altri tempi, e, pretendendo di proporci un punta e clicca vecchio stile, i programmatori avrebbero potuto sforzarsi di più per garantire una più alta longevità. La trama, non troppo originale o innovativa ma comunque interessante, merita un plauso poiché riesce a intrigare il videogiocatore e a tenerlo incollato allo schermo, non fosse altro che per “vedere come va a finire la storia”.

HARDWARE

Requisiti Minimi

Sistema: Windows 98 (Seconda Edizione)Processore: Pentium III 450MHz o Superiore RAM: 128 MB RAM (256 MB Consigliati)Lettore DVD-ROMVideo: Scheda Grafica SVGA o superiore con 32-Bit di colori (32-Bit di colori 800×600)Audio: Scheda Audio Compatibile con DirectX¨ 9

Requisiti Consigliati

Sistema: Windows ME/2000/XP Processore:Pentium III 450 MHz o Superiore RAM: 128 MB RAM (256 MB Consigliati)Lettore DVD-ROMVideo: Scheda Grafica SVGA o superiore a 32-Bit di colori (32-Bit di colori 800×600)Audio: Scheda Audio Compatibile con DirectX¨ 9

MULTIPLAYER

Assente

– Dialoghi eccellenti

– Molto intuitivo

– E’ un tuffo nel passato

– Poco longevo

– Animazioni scarse

– E’ un tuffo nel passato

6.8

Barrow Hill: Curse of the Ancient Circle ci consente di fare un tuffo nel passato, proponendoci un’avventura grafica d’altri tempi, con un sistema di gioco già tanto collaudato e sempre piacevole da riprendere. L’avvincente trama e il convincente reparto audio, aggiungono valore ad un gioco portavoce di un genere ormai in via di estinzione. Si sarebbe potuto fare qualcosa di più dal punto di vista dell’impostazione grafica e delle animazioni; i programmatori, anzi IL programmatore, avrebbe forse potuto aggiungere un livello maggiore di difficoltà, così da rendere il gioco più avvincente ed intrigante. Così non è stato e per quanto potremmo sforzarci nel giudicare la buona volontà che la software house ha impiegato nello sviluppo di questo titolo, dovremmo comunque fare i conti con un’esperienza di gioco che poco o nulla ha di innovativo, che sa di già vissuto, di già giocato, dunque di obsoleto. Consigliato vivamente agli amanti del genere e anche a chi volesse provare qualcosa di…vecchio!

Voto Recensione di Barrow Hill: Curse of the Ancient Circle - Recensione


6.8

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