Recensione

Attack on Titan: Wings of Freedom

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a cura di erik369

Tra tutti i generi presenti nel panorama videoludico, quello dei Musou è indubbiamente uno dei più controversi. Si tratta di un filone dei Beat ’em up in cui si affrontano centinaia di nemici contemporaneamente in mappe estremamente grandi, controllando personaggi in grado di sbaragliare autonomamente interi eserciti. Tale genere, popolarissimo in Giappone, viene spesso percepito negativamente in Occidente, a causa di una ripetitività di fondo estremamente accentuata e una struttura generale che manca di innovarsi realmente da tempo immemore. Ma se vi dicessimo che la formula dei Musou potrebbe in realtà funzionare molto meglio tramite un semplice cambio di prospettiva? Basterebbe invertire i ruoli, lasciando che il giocatore impersonasse non più i potentissimi guerrieri, ma i deboli e numerosi avversari. Non credete che un espediente così semplice possa risollevare le sorti di un genere che ristagna su sé stesso da anni e anni? In tal caso dovreste dare un’occhiata ad Attack on Titan: Wings of Freedom, titolo sviluppato dagli Omega Force di Koei Tecmo, creatori per eccellenza di Musou. Ripercorrendo parte delle vicende del manga di Hajime Isayama scoprirete quanto dura possa essere la lotta per la sopravvivenza.

I will survivePrima di addentrarci nella disamina del titolo in questione, è opportuno fare una breve premessa che spieghi cosa sia Attack on Titan anche a chi non ha mai avuto modo di leggere il manga di Isayama o di vedere la serie animata. Si tratta di uno shōnen dalle derive horror, che vede l’umanità, sull’orlo dell’estinzione, richiudersi dietro gigantesche mura, a causa della comparsa improvvisa di enormi creature umanoidi chiamate Giganti. Le vicende ruotano intorno al giovane Eren Jaeger e alla sorella adottiva Mikasa Ackermann, le cui vite vengono stravolte quando un gigante colossale causa la distruzione della loro città. Desiderosi di vendetta, i due si arruolano nell’esercito, l’unica linea di resistenza che separa l’umanità dal completo annientamento.La modalità storia di Attack on Titan: Wings of Freedom segue fedelmente tutta la prima stagione dell’anime, portandoci a rivivere i momenti più intensi e significativi dell’arco narrativo. Quella presente nel titolo è una narrazione pensata appositamente per chi già conosce l’opera originale, in quanto, nonostante sia estremamente fedele e riporti tutti i punti cardine della vicenda, evita di soffermarsi troppo sui dettagli, lasciando maggior spazio alla spettacolarità e all’azione. Il filo conduttore principale è ben comprensibile, ma il rischio di trovarsi spaesati o privi di alcuni pezzi del puzzle per chi non conosce il manga è molto più che concreto. A compensare in parte tale problematica, ci pensano i caricamenti stessi, arricchiti con voci informative che riassumono e spiegano numerosi aspetti dell’ambientazione, partendo dai personaggi, fino ad arrivare all’equipaggiamento utilizzato nella lotta contro i Titani. La narrazione viene divisa in capitoli, scanditi a loro volta da cutscene sia in CG che in grafica di gioco, dai dialoghi e naturalmente dalle battaglie. In generale ci troviamo davanti ad un ottimo equilibrio, con cutscene e dialoghi che intervengono nello spiegare eventi estremamente importanti per la trama, ma che lasciano il dovuto spazio al gameplay. Da ciò ne deriva un ritmo davvero ben strutturato, capace di inscenare un’ottima riproposizione delle vicende, senza tuttavia lasciare che il giocatore si annoi o rimanga per troppo tempo con le mani in mano. I fan dell’opera originale ne rimarranno indubbiamente soddisfatti, grazie anche all’intersecarsi delle vicende di molteplici personaggi, i cui eventi si accavallano e si intrecciano gli uni con gli altri. Come abbiamo già detto, Wings of Freedom ripropone in maniera molto fedele quanto visto nell’anime, partendo dai dialoghi fino ad arrivare persino alle stesse inquadrature. Insomma, quella realizzata dagli Omega Force è una narrazione davvero ben curata, che farà indubbiamente felici tutti i fan di Attack on Titan, grazie anche ad un perfetto equilibrio tra la narrazione stessa e le fasi di gameplay.

Le ali della libertàProprio quest’ultimo è il vero fiore all’occhiello di Wings of Freedom, ciò che davvero rende appetibile questa trasposizione videoludica ai fan dell’opera. Realizzare un videogioco che proponga in maniera fedele il combattimento contro i Giganti è indubbiamente un’impresa non facile. Basti pensare a quanto caotiche siano tali battaglie, considerando anche l’estrema mobilità offerta dal Dispositivo di Manovra Tridimensionale, ovvero l’equipaggiamento a disposizione dell’esercito che permette ai singoli soldati di effettuare spostamenti a mezz’aria nelle tre dimensioni, potendo così combattere efficacemente nemici di grandi dimensioni come lo sono i Giganti. Possiamo già dirvi di come Omega Force sia riuscita a realizzare un gameplay in grado di rappresentare in maniera sorprendentemente fedele quanto appena descritto, implementando un sistema certamente non privo di difetti, ma brillante in termini di spettacolarità, di accessibilità e profondità delle meccaniche.Partiamo con il descrivere il sistema di controllo, essendo questo l’aspetto più delicato e complesso da trasporre in forma videoludica. Tutti i personaggi godono di una mobilità estrema, assicurata dal proprio equipaggiamento ed influenzata direttamente dall’ambiente circostante. Oltre a saltare e correre nelle varie direzioni, lo strumento più utile per spostarsi è l’ancoraggio, che permette al personaggio di lanciare degli arpioni negli oggetti vicini, potendo così effettuare la manovra tridimensionale. Nonostante possa sembrare complesso, vi assicuriamo che il sistema è in realtà molto intuitivo e semplice da utilizzare. Basterà infatti tenere premuto il tasto adibito all’ancoraggio per muoversi agilmente nello scenario, potendo cambiare direzione in qualsiasi momento tramite le levette analogiche. Un ulteriore incremento della mobilità è offerta dall’accelerazione dovuta utilizzo del gas per un rapidissimo sprint, che porta il personaggio ad attraversare in pochi istanti lunghe distanze. Abbiamo già accennato come l’ambiente circostante sia un fattore in grado di influenzare sensibilmente la mobilità del personaggio. Questo perché l’ancoraggio richiede per l’appunto la presenza di oggetti come edifici o alberi che permettano di fissarsi ad essi. Ma cosa succede nel caso ci si trovi in ambienti aperti e spogli come pianure e distese erbose? In tal caso sarà semplicemente impossibile utilizzare la manovra tridimensionale per spostarsi. Come avviene nell’opera originale, saranno proprio i cavalli ad ovviare a tale problema. La cavalcatura permetterà infatti di spostarsi con una certa velocità anche in questo tipo di terreni, attraverso esemplari differenti che godranno di precise statistiche di velocità e resistenza. Tutto ciò contribuisce a creare un sistema di controllo padroneggiabile già dopo poche ore, che rende gli spostamenti non solo rapidissimi e frenetici, ma incredibilmente spettacolari. La sensazione di muoversi utilizzando il Dispositivo di Manovra Tridimensionale è veramente galvanizzante, in quanto permette di avere la stessa mobilità ed eseguire le stesse manovre viste nell’anime e nel manga. Non mancano tuttavia occasioni in cui il sistema singhiozza, lasciandoci momentaneamente incastrati su qualche elemento dello scenario, sia a cavallo che in volo. Un ulteriore aggravante in tal senso è rappresentata dalla telecamera, di cui parleremo in seguito.

Furia battaglieraLa mobilità non serve solo a spostarsi all’interno delle mappe, ma diventa parte integrante del combattimento stesso, che vede il nostro alter ego confrontarsi con avversari di dimensioni spesso e volentieri colossali. In prossimità di un Gigante sarà possibile passare in modalità di combattimento premendo l’apposito tasto (R1 nel caso della versione PS4), centrando così la visuale su di esso. In questo modo ci si potrà ancorare ad una parte del corpo del Gigante, iniziando così la manovra tridimensionale. Tramite gli analogici sarà possibile spostarsi nelle quattro direzioni intorno al nemico, in modo da posizionarsi correttamente per l’attacco vero e proprio. Questo avviene nel momento in cui si termina di utilizzare l’analogico, cosa che porterà il nostro personaggio ad avvicinarsi rapidamente verso la parte del corpo mirata. Appena prima della collisione basterà premere il tasto d’attacco per colpire il nemico. Fattori come la velocità di spostamento e l’altitudine influenzano sensibilmente l’efficacia delle offensive, che potrebbero essere quasi del tutto annullate nel caso non si raggiunga una velocità adeguata o non si prema con il giusto tempismo il tasto d’attacco. Anche in questo caso sarà possibile ricorrere a sprint temporanei per spostarsi in maniera immediata. Abbiamo parlato della possibilità di mirare a diverse parti del corpo dei Giganti, la cui distruzione porterà a risultati differenti. Come tutti i fan di Attack on Titan sapranno, il punto debole dei Giganti è solo ed esclusivamente la nuca, il cui taglio permette l’eliminazione definitiva. Altre zone del corpo come gli arti possono essere danneggiate, ma andranno rigenerandosi nel tempo. Tutto ciò si presenta inalterato anche in Wings of Freedom. A questo punto vi starete probabilmente chiedendo quale senso possa avere danneggiare gli arti invece di focalizzarsi direttamente sulla nuca. Ebbene, in generale la zona della nuca è più difficile da approcciare nel caso il gigante sia in condizioni ottimali. Danneggiandone gli arti tuttavia potrete non solo impedirgli di attaccare, ma persino farli rovinare al suolo, esponendo così il loro punto debole. In realtà un giocatore esperto è in grado di approcciare la nuca dei Giganti anche evitando di ricorrere allo smembramento, ma danneggiarne gli arti non solo consentirà di ottenere varie risorse per potenziare gli equipaggiamenti, ma si rivelerà addirittura indispensabile in certi casi.I Giganti in sé sono presenti in diverse tipologie, contraddistinte solitamente dall’altezza. Ognuno di essi avrà pattern di attacco piuttosto basilari e generalmente cadranno con facilità se si è in grado di padroneggiare il sistema di combattimento. In questo caso non si parla tanto di una scarsa IA, ma della volontà vera e propria di rendere queste creature facilmente aggirabili e distraibili, come del resto lo sono state pensate dallo stesso autore dell’opera originale. Differenti sono gli Anomali, Titani che agiscono in maniera imprevedibile, grazie ad una velocità e un’agilità superiore alla media. Chiudono il cerchio i Giganti intelligenti, come il Titano Femmina o il Titano Colossale, avversari estremamente ostici e aggressivi che fungono da veri e propri boss. In generale l’intelligenza artificiale non è brillantissima, a causa anche di un numero di pattern d’attacco davvero poco vario. Nonostante ciò la pericolosità dei nemici è sempre da tenere in conto, in quanto basteranno pochi colpi assestati per mettere fuori gioco il nostro alter ego. Nella maggior parte dei casi, venire colpiti una sola volta sarà sufficiente per essere pericolo di vita, condizione nella quale i movimenti del personaggio saranno limitati. Nel caso si venga attaccati durante questo stato il tempo rallenterà sensibilmente, dandoci la possibilità di fuggire. Ciò tuttavia avverrà soltanto un numero limitato di volte e non sempre la fuga sarà praticabile. A chiudere il cerchio vi è la possibilità di assumere la forma di Titano, durante la quale sarà possibile prenderne il pieno controllo. In questa fase la mobilità del personaggio si riduce drasticamente, ed il sistema di combattimento si semplifica parecchio, permettendoci di effettuare unicamente attacchi e manovre corpo a corpo. Nonostante queste situazioni siano davvero particolari ed esaltati, è proprio in esse che la caoticità delle battaglia raggiunge picchi compromettenti. Solitamente la telecamera riesce a gestire decentemente l’azione, e tende ad incastrarsi raramente solo in corrispondenza di aree dense di strutture ed edifici. Da Titano tuttavia la situazione peggiora parecchio, arrivando ad essere anche molto fastidiosa. Volendo porre sotto una luce diversa il problema, potremmo dire che la caoticità delle battaglie è in realtà parte integrante dell’esperienza di Attack on Titan, capace di rendere verosimili scontri dove la confusione è totale, incarnando perfettamente l’idea di una strenua lotta per la sopravvivenza. Sebbene questo ragionamento sia valido ed applicabile nella maggior parte delle situazioni, i momenti in cui ci si incastra o la telecamera impazzisce a causa degli spazi ristretti o dalla presenza di troppi nemici concentrati in un punto solo, risultano talmente compromettenti da diventare ingestibili se non con un allontanamento.La vera forza sta nel numeroTutto l’impianto di gioco appena descritto si innesta in una struttura a missioni, le quali sono anche uno dei punti più deboli dell’intero pacchetto. Questo perché tali missioni tendono tutte ad assomigliarsi un po’ troppo, diventando ripetitive alla lunga. In realtà le varianti non mancano, ma nella maggior parte dei casi si tratta sempre di sconfiggere il maggior numero di Giganti presenti nel minor tempo possibile, adempiendo ad alcune richieste secondarie e arrivando infine a sconfiggere un boss finale. Proprio in questo aspetto Attack on Titan: Wings of Freedom mostra le sue radici da Musou, portandoci nel mezzo di ambientazioni molto vaste e ricche di nemici, ben visibili nella minimappa attraverso icone di forma e colore differente. Ogni missione tende a svolgersi solitamente allo stesso modo: mentre si sconfiggono i Titani nelle vicinanze si attende l’arrivo degli incarichi secondari, missioni a tempo che richiedono il raggiungimento di un determinato obiettivo, come scortare un npc o abbattere i nemici presenti in una determinata zona. Terminati tutti gli incarichi secondari si passa all’eliminazione dei Giganti sparsi per tutta la mappa, concludendo la carneficina con l’eliminazione del boss finale segnalato da un punto esclamativo rosso. In realtà molte missioni possono essere terminate immediatamente raggiungendo ed abbattendo il boss, ma facendo ciò si comprometterebbe la valutazione finale, diminuendo di conseguenza il guadagno di fondi e materiali. Le missioni principali tendono ad essere significativamente più varie di quelle opzionali, ma per queste ultime la ripetitività è inevitabile, e soltanto la difficoltà riesce in qualche modo a variare l’esperienza.Nonostante ciò una certa variabilità alle missioni, e in generale all’esperienza di gioco, viene apportata dall’equipaggiamento in dotazione e dall’arruolamento dei combattenti. Uno degli aspetti più delicati nella lotta contro i Titani è quello degli approvvigionamenti. Le lame a disposizione dell’esercito per quanto efficaci tendono a degradarsi velocemente e persino il gas per le manovre tridimensionali deve essere sostituito con una certa regolarità. Anche in Wings of Freedom sarà necessario considerare queste esigenze attentamente. Sia lo stato delle lame, che la disponibilità di gas verranno indicati nell’HUD di gioco tramite due barre differenti, che andranno a diminuire in seguito ad azioni offensive e di movimento. Ogni personaggio può portare con sé un numero determinato di rifornimenti, che potranno essere sostituiti al volo sul campo di battaglia. Ulteriori oggetti di consumo prevedono cure da utilizzare nel caso si venga colpiti, bombe accecanti ed assordanti per stordire i Giganti e persino esplosivi incendiari. Tutti questi oggetti potranno essere inoltre raccolti dai vari cadaveri dei compagni caduti sul campo di battaglia, o da soldati adibiti specificatamente al rifornimento. La gestione delle proprie risorse si rivelerà sin da subito fondamentale, in quanto la mancanza di oggetti potrebbe portare ad affrontare situazioni spiacevoli, in cui si è impossibilitati ad attaccare o curarsi. L’arruolamento è invece una meccanica molto semplice, ma che nel suo complesso contribuisce a donare un pizzico di variabilità in più. In battaglia il nostro alter ego potrà formare una squadra di quattro membri, che lo seguiranno e lo assisteranno in combattimento. Ogni soldato assoldabile è contraddistinto da una lettera di valutazione che ne demarca l’efficacia in combattimento. La squadra, oltre ad attaccare il nostro stesso bersaglio, potrà anche eseguire semplici compiti, come affrontare i nemici nelle vicinanze o proteggere bersagli sensibili. Il contributo della squadra solitamente non è enorme, ma alcuni personaggi possono trarre da essi grandi benefici. Proprio su di essi vogliamo soffermarci brevemente. Il giocatore potrà assumere nel corso dell’avventura i panni di vari personaggi, tra cui gli scontati Eren e Mikasa, ma anche altri come Armin o Levi per volerne citare qualcuno. Ognuno di essi è contraddistinto da caratteristiche, livelli e persino abilità differenti. Eren ad esempio è in grado di assumere la forma di Titano, mentre Armin è in grado di eseguire a piacimento attacchi combinati con i membri della propria squadra. Quello realizzato da Omega Force è un sistema assimilabile ai giochi di ruolo, con livelli incrementabili tramite l’accumulo di esperienza, la cui progressione determina il guadagno di nuove abilità e l’aumento delle statistiche. Anche l’equipaggiamento condivide modalità tipiche dei gdr, con la possibilità di equipaggiare e potenziare diverse versioni di lame, foderi e attrezzature per la manovra tridimensionale. Ogni categoria di equipaggiamento gode di statistiche precise, che cambiano in base al modello. Le lame ad esempio possono essere più o meno affilate, lunghe e resistenti. I modelli offrono diverse combinazioni di tali caratteristiche, dando così al giocatore la possibilità di scegliere in base al proprio stile di gioco. Ogni pezzo di equipaggiamento potrà poi essere potenziato tramite dei materiali (dati in ricompensa alla fine di ogni missione), ottenendone così nuove versioni o persino evoluzioni. Esiste infine la possibilità di utilizzare i pezzi di equipaggiamento che non si utilizza più per migliorare ulteriormente le statistiche della dotazione attuale. Non si tratta certamente di un sistema particolarmente complesso, ma queste meccaniche da gioco di ruolo sono sempre gradite, specialmente quando si inseriscono così bene nella struttura di gioco. Il potenziamento dell’equipaggiamento è inoltre uno dei principali motivi che spinge la longevità del titolo, in quanto per ottenere i pezzi migliori sarà necessario affrontare le missioni secondarie più avanzate.Terminiamo questo panegirico sul gameplay con le modalità disponibili. La modalità storia di cui abbiamo già ampiamente parlato ci porta a rivivere tutti gli eventi della prima stagione dell’anime, ma non pensiate che finisca lì. Dopo i titoli di coda avrete la possibilità di continuare la vostra partita, con la possibilità di affrontare le Survey e le Expedition Missions. Le prime permettono di affrontare singole battaglie dalla difficoltà variabile per ottenere nuovi materiali e la possibilità di sviluppare nuove versioni di equipaggiamenti. La seconda invece consente di affrontare molteplici battaglie consecutive che incrementeranno esponenzialmente la quantità di esperienza e di fondi ottenuti. Chiudono il cerchio le richieste, ovvero specifici compiti impartiti dagli npc che ci ricompenseranno con un filmato sui personaggi coinvolti. Sappiate inoltre che completare un numero sufficiente di Survey Missions permetterà di affrontare delle missioni principali che si spingono oltre i confini dell’anime, come ad esempio la battaglia contro il Titano Bestia. Entrambe le modalità potranno inoltre essere giocate online nell’Expedition Mode, in cui sarà possibile unirsi ad altri giocatori nella battaglia contro i Giganti. Abbiamo effettuato diverse partite online, e la nostra esperienza è stata pressoché positiva, con server stabili e privi sia di problemi di latenza che di lag.

Crepe sulle muraTecnicamente Attack on Titan: Wings of Freedom mostra un cel-shading davvero piacevole da vedere, curato soprattutto nei modelli dei personaggi e dei nemici. Di contro le ambientazioni risultano un po’ troppo spoglie e la mimica facciale è quasi del tutto assente, rendendo i personaggi poco espressivi. Ad accompagnare la buona grafica di gioco, ci pensano i filmati in CG, davvero splendidi da vedere, non avendo nulla da invidiare alla stessa serie animata. Il comparto sonoro è anch’esso di qualità, grazie soprattutto all’ottimo doppiaggio giapponese dei personaggi, le cui voci sono le medesime dell’anime. Il titolo non è tuttavia esente da problematiche tecniche. Il framerate nonostante rari cali, rimane solitamente sui 60 fps, ma i veri difetti sono rappresentati dalle compenetrazioni poligonali, dalla telecamera che arriva ad impazzire e dalla fisica dei Giganti saltuariamente bizzarra. Il problema si presenta quanto un Gigante cade sopra personaggi ed oggetti, o tende ad arrampicarsi sugli edifici. In questi casi i nemici sono soliti compiere movimenti molto strani, incastrandosi perfino in un’animazione. Se poi si ha la sfortuna di trovarsi troppo vicini ad un Titano quando questo viene sconfitto, c’è la possibilità che la telecamera impazzisca semplicemente nel tentativo di cambiare inquadratura. Tutti questi sono problemi minori, ma che nel complesso tendono a compromettere l’esperienza di gioco. Fortunatamente non capitano così frequentemente e sono davvero poche le situazioni in cui si rimane realmente incastrati. Ottima la longevità, garantita dalla lunga modalità storia, e dall’endgame stesso, che permetterà ai completisti di trascorrere decine di ore per potenziare al massimo l’equipaggiamento e completare tutte le missioni secondarie. Chiudiamo con una nota dolente, ovvero l’assenza della lingua italiana. Per chi già conosce l’opera originale non dovrebbe essere troppo complesso godersi il titolo anche con una conoscenza sommaria dell’inglese, mentre tutti gli altri potrebbero trovare non poche difficoltà.

– Modalita’ storia ben realizzata ed estremamente fedele all’anime

– Sistema di controllo e di combattimento spettacolare ed accessibile

– Le meccaniche da gdr e la gestione delle risorse arricchiscono l’esperienza generale

– Le missioni opzionali tendono tutte ad assomigliarsi, sfociando nella ripetitivita’ alla lunga

– Svariati problemi tecnici come compenetrazioni, telecamera ballerina e fisica dei Giganti bizzarra

8.0

Attack on Titan: Wings of Freedom è un titolo che gli amanti dell’opera originale non potranno lasciarsi scappare. Siamo davanti ad una delle trasposizioni videoludiche più fedeli degli ultimi anni, capace di donare, pad alla mano, quella sensazione di libertà, caoticità e frenesia che ha contraddistinto sin dal primo momento la lotta dell’umanità contro i Titani, ma che fino ad adesso poteva essere lasciata unicamente all’immaginazione. La ripetitività delle missioni e i vari problemi tecnici compromettono solo in parte un’esperienza tanto divertente quanto spettacolare, ricca di meccaniche che rendono perfettamente l’idea di cosa significhi combattere contro i Giganti. L’assenza della lingua italiana potrebbe mettere in difficoltà ben più di un giocatore, ma il nostro consiglio, specialmente per i fan dell’opera di Isayama, è quello di lanciarvi a testa bassa nella lotta per la sopravvivenza dell’umanità.

Voto Recensione di Attack on Titan: Wings of Freedom - Recensione


8

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