Vista da moltissimi sviluppatori orientali come la piattaforma perfetta per offrire una seconda vita a giochi di ruolo passati un po’ sotto silenzio all’epoca della prima uscita, PlaystationVita ha visto allargarsi il suo catalogo di JRPG a dismisura dal lancio, ospitando tanto produzioni di primissimo piano, come Persona 4 Golden, quanto prodotti dal budget inferiore ma non per questo meno interessanti.
Atelier Shallie Plus Alchemists of the Dusk Sea (semplicemente Atelier Shallie di qui in poi) arriva così a chiudere la trilogia dei Dusk anche sulla piccola di casa Sony, dopo aver visto già la luce su PS3 un paio di anni fa.
Come da tradizione Gust, il porting comprende contenuti inediti e tutti i DLC rilasciati post lancio: basterà per attrarre nuovi acquirenti?
Scopriamolo insieme.
Stesso nome, donne diverse
Shallistera e Shallotte sono due giovani che vivono nella stessa regione, quella di Dusk, in un mondo dove la siccità non sembra voler dar tregua alla popolazione: la prima è la figlia dell’anziano del villaggio di Lugion, uno di quelli più colpiti dalla scarsità di risorse idriche, mentre la seconda è una ragazza di città alla ricerca della sua strada nella vita, tra un lavoretto saltuario qui e un tentativo alchemico lì.
Il loro destino finirà con l’incrociarsi presto, e al giocatore sarà richiesto di scegliere quale delle due impersonare: ognuna delle due campagne consta di una durata di parecchio inferiore agli standard cui gli appassionati di JRPG sono abituati (una quindicina di ore, nello specifico) ma la possibilità di giocarle entrambe, per gustarsi a pieno tutte e due le storie (invero quasi uguali tra loro), può aumentare il fattore rigiocabilità, e, di conseguenza, la vita del prodotto.
Questa versione per PlaystationVita vede la gradita aggiunta di un buon numero di scene aggiuntive e dialoghi opzionali, oltre che di due dei protagonisti dei precedenti titoli della cosiddetta “Dusk Trilogy”, ovvero Ayesha (da Atelier Ayesha) e Logy (da Atelier Escha & Logy): nonostante la fanbase più affezionata apprezzerà la chiusura delle storie inerenti a questi due personaggi e la maggior sensazione di compiutezza che Atelier Shallie Plus garantisce a livello narrativo, bisogna riconoscere che le aggiunte pesino meno di quanto ci saremmo aspettati nel disegno più ampio della storyline principale che unisce i tre titoli.
Cionondimeno, esse testimoniano come il team di sviluppo abbia prestato orecchio alle lamentele e ai consigli dei fan al tempo dell’uscita su Playstation 3, tentando di porvi rimedio in questa versione, che, analizzando il solo versante narrativo, rimane comunque la più completa e, come tale, quella da consigliare a quanti vogliano approfondire l’universo dei Dusk.
Occhio a non sperare in una storia matura e oscura, però: come i titoli che l’hanno preceduto, anche questo mantiene la spensieratezza e la leggerezza di fondo che ha sempre caratterizzato i plot di questo franchise.
Esplora, crea e, se avanza tempo, combatti
A differenza della trama e del comparto tecnico, che fanno comunque segnare delle differenze (non sempre in meglio, come vedremo) rispetto alla versione per Playstation 3, il nocciolo del gameplay di Atelier Shallie Plus rimane invariato: il perno dell’esperienza di gioco è ancora rappresentato dall’alchimia, che si appoggia su un sistema tanto scomodo nella gestione degli innumerevoli menu quanto profondo e coinvolgente, che consente al giocatore di dare vita a centinaia di oggetti differenti, ognuno con determinate capacità e proprietà.
Questo capitolo è il primo della serie a rimuovere gli stringenti limiti temporali che caratterizzavano i predecessori, consentendo, da un lato, al giocatore di imbarcarsi in un gran numero di quest secondarie e di potersi godere momenti di svago tra un incarico e quello successivo, ma, dall’altro, togliendo ritmo alla narrazione e all’avanzamento lungo la campagna principale, che, difatti, risulta molto diluito nella seconda parte del gioco.
Per incontrare i requisiti base per procedere è adesso sufficiente riempire la barra dei cosiddetti Life Tasks, incarichi che ruotano perlopiù attorno alla ricerca di determinati materiali e alla creazione di item unici, da consegnare poi a diversi NPC per portare avanti il plot.
In questo quadro, i combattimenti rivestono un ruolo secondario rispetto all’alchimia, ma ciò non significa che non occupino comunque un ruolo di rilievo nell’economia di gioco: gli scontri sono a turni, con il party schierato su due linee, una di attaccanti e l’altra che ricarica il mana e la barra dell’assist, che, quando piena, consente attacchi incrociati di devastante potenza.
Non che senza questi colpi la situazione sarebbe complicata: Atelier Shallie Plus è un titolo dalle barriere di ingresso particolarmente basse, permeato di scontri poco impegnativi che solo raramente sfociano in boss fight leggermente più probanti, che comunque possono essere superate senza grossi intoppi qualora ci si sia adeguatamente preparati in fase di creazione alchemica.
Non sarà così improbabile avere maggiori difficoltà (se così si può chiamarle…) nel rinvenire una data tipologia di reagenti per creare uno specifico intruglio che non nell’affrontare gruppi di nemici anche nutriti, insomma.
Anche le fasi esplorative lasciano in bocca un sapore agrodolce, frutto di mappe di dimensioni limitate e con pochissimi elementi interattivi ma anche di scorci molto belli da vedere, conditi da un bestiario non troppo ampio ma decisamente in linea con lo spirito del prodotto.
Chi troppo vuole…
Il comparto tecnico è latore di gioie e dolori: se i modelli dei personaggi e la direzione artistica sono rimasti di buon livello, con una qualità media a tratti indistinguibile dall’originale, le ambientazioni e gli sfondi sono di una povertà imbarazzante, inspiegabile se pensiamo che su Vita girano senza fatica titoli come Killzone Mercenary e Uncharted Golden Abyss.
Probabilmente, nel tentativo di mantenere la mole poligonale quantomeno dei personaggi più importanti, il team di sviluppo ha dovuto dare una sforbiciata a tutti gli elementi di contorno, impoverendo così uno scenario che già sulla vecchia ammiraglia Sony non era esattamente dei più impressionanti.
Ancora più gravi, sebbene non influiscano più di tanto sui combattimenti a turni, i vistosi cali di framerate che il gioco subisce in diverse istanze, soprattutto durante le fasi esplorative e l’esecuzione di alcuni degli attacchi speciali.
Non sapremo mai se queste deficienze derivano da una generale mancanza di ottimizzazione o dal tentativo di trasportare tutte le feature della versione home su un hardware meno performante come quello della piccola di casa Sony, ma, in ogni caso, è un peccato che tutto ciò che c’è di buono a livello di character design e di direzione artistica venga sminuito da performance così instabili
Detto della durata complessiva, chiudiamo ricordando che tutti i contenuti scaricabili usciti per PS3 dopo il lancio, perlopiù costumi alternativi ed oggetti aggiuntivi, sono compresi in questa versione per Vita, che quindi, contenutisticamente, si può considerare come quella definitiva.
– La versione definitiva di Atelier Shallie
– Sistema di creazione profondo
– Chiude l’arco narrativo dei Dusk
– Eccessivamente facile
– Gameplay senza alcuna aggiunta di rilievo
– Framerate zoppicante e sfondi poverissimi
Atelier Shallie Plus Alchemists of the Dusk Sea si rivolge a tutti coloro che non hanno avuto modo di giocare la controparte PS3, riproponendo un sistema di creazione alchemica profondo e soddisfacente e dinamiche accessibili anche ai neofiti del genere, ma, nel contempo, non fa nulla per migliorare la formula base, che di suo era buona ma assolutamente non eccezionale.
A questo si aggiungono inediti problemi di framerate, sfondi poligonali molto più semplificati di quelli visti su PS3 e aggiunte contenutistiche di spessore relativo, che rendono questa versione meno consigliabile, nonostante i DLC compresi, di quella uscita nel 2014 sulla vecchia console casalinga di Sony.