Recensione

Atelier Iris 3: Grand Phantasm

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a cura di Falconero

Il genere degli RPG può essere definito come uno dei più amati ed allo stesso tempo “abusati” da svariate software house che, nel tentativo di incrementare i propri introiti, si dedicano allo sviluppo di nuovi franchise, più o meno graditi dall’utenza contemporanea. In molte occasioni, le “opere prime” si dimostrano all’altezza delle aspettative, ma purtroppo, con il passare del tempo e la conseguente release di inevitabili sequel, tutti gli iniziali buoni propositi svaniscono, dando origine a prodotti di bassa qualità, i cui unici punti di forza rimangono legati alla tradizione della serie. Il nuovo Atelier Iris 3: Grand Phantasm sembra essere un perfetto esempio di questo avvilente trend. A distanza di poco più di un anno dal buon Atelier Iris 2: The Azoth of Destiny, l’ultima fatica di Gust dimostra di non aver fatto alcun passo avanti, peggiorando ciò che di buono ha contraddistinto i precedenti capitoli della serie.

Diario di un alchimistaL’avventura ruota intorno alla figura di Edge ed Iris, rispettivamente un avventuriero ad un’alchimista, i quali decideranno di mettersi in viaggio per recuperare delle rarissime gemme, al fine di creare un magico libro capace di esaudire qualsiasi desiderio. Nel corso della loro avventura, i due eroi dovranno anche seguire le “direttive” della propria gilda, intraprendendo specifiche sidequests nel tentativo di guadagnare esperienza e prepararsi alle vere sfide che dovranno fronteggiare nelle fasi di gioco più avanzate. Tali quests lo porteranno spesso in luoghi tanto oscuri quanto pericolosi dove, ad attenderli, troveranno svariate tipologie di nemici, tutti accomunati dall’inarrestabile voglia di farli fuori.Com’è facile intuire, la storyline non propone nulla di realmente nuovo o innovativo, bensì la solita avventura fatta di continue battaglie per raggiungere banali obbiettivi e per accrescere il proprio livello di esperienza. A questo si aggiunge purtroppo una consequenzialità degli eventi alquanto sconnessa, che potrebbe farvi perdere facilmente interesse negli eventi; in questo senso, la scarsa varietà delle ambientazioni gioca un ruolo fondamentale. La maggior parte delle quest secondarie, necessarie per permettervi di proseguire nel “filone principale” della storia, saranno infatti ambientate nei medesimi luoghi, senza variazioni di sorta che possano in qualche modo risvegliare il vostro interesse nell’avventura. Gli unici elementi di reale interesse risiedono infatti nell’affascinante sistema di sintetizzazione degli oggetti, riproposto nuovamente come negli scorsi capitoli della serie. Avvalendovi del magico pentolone alchemico di Iris, avrete infatti la possibilità di combinare svariati oggetti per ottenerne sempre di nuovi.

Tra le, poche, novità di questo titolo, spicca sicuramente il nuovo sistema di incontri, che ora vi permetterà di visualizzare costantemente i vostri nemici sul campo. Svaniscono così i classici e spesso irritanti incontri casuali per far posto ad un sistema di interazione del tutto rivisto dove avrete la possibilità di affrontare i dungeon nella maniera che riterrete più opportuna; potrete affrontare ogni creatura fino ad aver ripulito totalmente il territorio, o correre direttamente verso i vostri obiettivi. A voi la scelta!

Time waits for nobody Come cantava il leggendario Freddy Mercury, “il tempo non aspetta nessuno”. I ragazzi di Gust sembrano aver preso alla lettera quest’affermazione, realizzando un sistema di gioco legato all’esplorazione dei dungeon, a dir poco discutibile. Intraprendendo una qualsiasi quest per conto della vostra gilda, una volta all’interno del dungeon corrente, verrà infatti attivata una speciale clessidra che indicherà il tempo a vostra disposizione per portare a termine tutti gli obbiettivi. Fino a qui potrebbe sembrare tutto nella norma, se non fosse che una volta esauritasi “la sabbia”, verrete immediatamente riportati alla base, perdendo tutti i progressi svolti fino a quel momento; questo sistema, in perfetto stile time attack potrebbe causarvi non pochi grattacapi, visto che potreste essere costretti a ripetere più volte la stessa quest, per qualche minuto “di troppo” durante i vostri tentativi di completamento. Una scelta che ripeto, appare alquanto discutibile visto che potrebbe facilmente allontanare gran parte dell’utenza a causa dell’insopportabile senso di frustrazione che potrebbe suscitare in determinate occasioni. Vista da un’altra prospettiva, ovvero quella di coloro che sono sempre in cerca di una sfida che sappia stimolarli, questo dungeon-timing rappresenterà certamente motivo di grande interesse; non solo dovrete essere efficienti nell’eliminazione dei vostri nemici, ma anche veloci nel farlo. Vi sentite all’altezza della situazione?

Comparto TecnicoDal punto di vista tecnico, questo titolo si attesta su degli standard medio-bassi, incapaci di creare un’atmosfera realmente ispirata che possa in qualche modo incrementare il coinvolgimento nell’avventura. Dal punto di vista grafico, la realizzazione in 2D, seppur decisamente curata, mostra grandi limiti specialmente per ciò che concerne la poca varietà delle ambientazioni proposte; nel corso dell’avventura, a causa della necessità di rivisitare costantemente gli stessi luoghi – anche a causa dei problemi di tempistica citati poc’anzi – vi ritroverete sempre a percorrere le medesime strade, senza grandi variazioni che possano dare un pizzico di brio all’esperienza di gioco. Nonostante ciò la realizzazione minuziosa dei personaggi si dimostra azzeccata e soprattutto ispirata, sebbene sia comunque insufficiente per giudicare in maniera del tutto positiva il livello complessivo del prodotto. Il comparto sonoro, non gode purtroppo della stessa cura riservata a quello grafico; le musiche di sottofondo che vi accompagneranno nel corso delle vostre interminabili esplorazioni sono di scarsa qualità e, a lungo andare, alquanto monotone. Lo stesso discorso vale purtroppo anche per gli effetti sonori che, pur essendo complessivamente accettabili, soffrono di una realizzazione approssimativa e di una ripetitività talvolta esasperate; dopo qualche ora di gioco, l’atmosfera generale che potrebbe facilmente spingervi a farvi accompagnare da un buon CD, anziché dalla colonna sonora offerta da Gust.

– Personaggi graficamente ispirati

– A tratti divertente

– Sistema di sintetizzazione

– Troppo ripetitivo

– Storyline sconnessa

– Comparto tecnico migliorabile

5.7

Con Atelier Iris 3: Grand Phantasm, Gust ha dimostrato di non aver fatto tesoro dell’esperienza. Il nuovo prodotto, affetto da una serie di problematiche legate a una trama priva di qualsiasi spunto di interesse e a un gameplay ormai sorpassato, non si dimostra in grado di suscitare interesse, né tantomeno di coinvolgere l’utenza, ad eccezione degli “irriducibili” di questo franchise. Sebbene questo titolo goda di una discreta realizzazione grafica, il livello qualitativo complessivo è decisamente al di sotto degli standard previsti per un titolo appartenente a questa tipologia videoludica.

Voto Recensione di Atelier Iris 3: Grand Phantasm - Recensione


5.7

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