Recensione

Assassin's Creed: Rogue

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a cura di LoreSka

Siamo sinceramente sorpresi. Perché, a scatola chiusa, Assassin’s Creed: Rogue aveva tutte le caratteristiche del gioco-spazzatura. Realizzato con asset riciclati, presentato come “contentino” per chi non ha ancora effettuato l’upgrade a una console di nuova generazione e basato sulle meccaniche del gioco dello scorso anno, il tutto all’interno di una serie criticata per la sostanziale scarsa evoluzione nel gameplay. Insomma, non avevamo grandi speranze.
E invece, dopo un lungo weekend passato in compagnia di questo nuovo capitolo della saga di Assassin’s Creed, rilasciato in concomitanza con il ben più blasonato Unity, ci siamo trovati di fronte a un capitolo che, contro ogni nostra più rosea aspettativa, ha qualcosa da dire.
Ritorno in America
Il primo aspetto di Rogue che ci ha sorpreso si riscontra nella trama. Ubisoft non si è mai negata dal definire questo come il primo capitolo della serie a metterci nei panni di un templare, ma ciò che non ci ha detto è la ragione per cui la storia si spinge in questa direzione. Shay Patrick Cormac, il protagonista della vicenda, inizia nei panni di un assassino ed è mosso dalle stesse motivazioni che hanno guidato gli animi dei precedenti protagonisti della saga. Assasin’s Creed: Rogue per le prime tre ore ha le sembianze di un normale capitolo della serie, e sostanzialmente non abbiamo idea di che cosa stia per accadere. La trasformazione di Shay in un templare avviene in maniera quasi estemporanea, dopo una delle sequenze più spettacolari dell’intera saga, e ci rivela una storia che non avremmo mai potuto immaginare. In breve, Rogue riesce a mostrarci il punto di vista opposto rispetto a quello degli altri Assassin’s Creed, e di farlo in una maniera tale da creare empatia nel giocatore e da portarlo a riflettere sull’intero impianto narrativo dei precedenti giochi. Per una volta, il bianco e nero della dicotomia Assassino-Templare assume ampie sfumature di grigio, lasciandoci capire che forse in questa guerra non ci sono realmente buoni e cattivi. Da questo punto di vista, Rogue è una vera sorpresa, e – pur comprendendo le ragioni di marketing dietro alla scelta – troviamo sia stato un vero peccato che Ubisoft abbia deciso di rivelare il ribaltone nella trama già al momento dell’annuncio del gioco.
Peccato che tutto questo non sia stato accompagnato da un protagonista carismatico: la trama di Rogue chiede a gran voce la presenza di personaggi forti per giustificare gli avvenimenti che si susseguono sullo schermo, e Shay – nonostante la sua coraggiosa scelta di passare dall’altra parte della barricata – sembra muoversi per pura inerzia tra i vari eventi che portano all’epilogo dopo una ventina di ore di gioco.
Un’altra caratteristica della trama di Rogue è di svilupparsi in maniera spesso discontinua, con continue analessi e prolessi che potrebbero spiazzare il giocatore abituato alla progressione lineare dei precedenti capitoli. C’è una ragione narrativa dietro a questa non-linearità, ma non ve la sveleremo: vi basti sapere che quello che avviene al di fuori dell’Animus giustifica ciò che avviene nel gioco. Purtroppo la non linearità della trama porta spesso a brevissime sessioni di gioco intervallate da caricamenti, che spezzano il ritmo e portano il giocatore a distrarsi, ignorando alcuni elementi narrativi altrimenti interessanti. Ne risulta una trama piuttosto confusa, che richiede un po’ di pazienza per essere metabolizzata e che, senza mai realmente deludere, ci lascia comunque un pizzico di rammarico.
Assassin’s Creed 4.5
Dal punto di vista dei contenuti, Assassin’s Creed: Rogue prende una buona metà degli asset di Black Flag e li incolla spudoratamente in questo nuovo capitolo. La prima sensazione che si prova di fronte a Rogue è di trovarsi al cospetto di un grosso DLC, una sensazione che lentamente svanisce grazie alla scala piuttosto elevata del gioco. In Rogue visiteremo nuovi luoghi, avremo a che fare con ambientazioni molto più variegate rispetto alle lussureggianti isole caraibiche di Black Flag, faremo tappa in una acerba New York passando per le coste della Nuova Scozia e per i fari della costa orientale degli Stati Uniti, senza disdegnare una risalita per le città lungo il fiume Hudson e un paio di passaggi in Europa.
Per contro, avremo a che fare con le stesse animazioni di Black Flag, con numerosi edifici e piante identici al quarto episodio, con voci, canti, navi e svariati NPC già visti lo scorso anno. Aspetti, questi, che rappresentano solo la punta dell’iceberg, visto che Rogue recupera tutte le meccaniche del suo predecessore modificando solo una manciata di elementi e introducendo qualche piccola aggiunta all’arsenale. Avremo a che fare con un fucile ad aria compressa che sostituisce la cerbottana di Black Flag e con una nuova tipologia di dardi utili per creare diversivi, infine vi sarà la possibilità di utilizzare una maschera antigas per muoversi attraverso le coltri di fumo create dai nostri nemici Assassini. Sulle navi ci saranno nuovi cannoni e nuove armi difensive, tra cui l’interessante possibilità di spargere e incendiare macchie d’olio creando una barricata di fuoco per distanziare i nostri inseguitori.
In effetti, la presenza degli Assassini come nemico ha dato la possibilità agli sviluppatori di metterci di fronte a una nuova sfida, con ostili più scaltri e in grado di utilizzare i vecchi trucchetti che in passato ci permettevano di fare la differenza sul campo di battaglia. Nello specifico, in Rogue avremo a che fare con le sentinelle degli Assassini, in grado di sparire nei soliti nascondigli e – di fatto – stanabili solo attraverso l’attento uso dell’Occhio dell’Aquila. Nelle battaglie navali, invece, avremo la possibilità di essere arrambati dalle navi nemiche, costringendoci a difendere il nostro vascello con un inedito cambio di prospettiva.
Questa piccola aggiunta, però, si perde nel mare di meccaniche già viste in passato: ritroviamo gli assalti al forte, i magazzini da depredare, la ciurma da reclutare a suon di cazzotti, le isole dense di segreti da esplorare. 
Gli stessi problemi tecnici
Dobbiamo ammettere che, nonostante il riciclaggio degli elementi, la somiglianza di Assassin’s Creed: Rogue a Black Flag non è necessariamente negativa. Il gioco è basato su di una formula collaudata, che è stata leggermente raffinata per offrire un’esperienza migliore. Allo stesso tempo, però, il gioco si porta dietro tutti gli stessi problemi tecnici del suo predecessore.
Tra i miglioramenti, si può notare un combattimento più fluido e più vicino al free flow system dei giochi della serie Arkham. Possiamo affrontare un numero maggiore di nemici, e questi ci attaccano spesso in due, obbligandoci a dei contrattacchi basati sul tempismo che rendono le lotte più dinamiche. Purtroppo l’intelligenza artificiale non si comporta quasi mai in maniera sagace, e quando i nemici sono più di due si crea la solita “fila di cattivi” che attende il proprio turno per attaccarci.
Dal punto di vista grafico abbiamo a che fare con sporadici rallentamenti, con qualche fastidioso pop-in e con texture e ombre in bassissima definizione. Se avete giocato Black Flag su next-gen, il passaggio a questa versione per vecchia generazione vi farà rimpiangere la maggiore pulizia vista su PS4 e Xbox One lo scorso anno. Ciononostante, dobbiamo ammettere che gli ambienti di questo Rogue ci piacciono molto di più di quelli visti in Black Flag, e in alcuni luoghi il colpo d’occhio è davvero notevole.
La localizzazione italiana, sfortunatamente, è stata realizzata con uno sforzo vistosamente inferiore a quello impiegato in Black Flag. Protagonista e personaggi secondari se la cavano in quasi tutte le situazioni, ma alcuni personaggi di terza categoria sono stati doppiati in maniera atroce. Nelle sequenze al di fuori dell’Animus abbiamo assistito ad alcuni dialoghi doppiati in maniera quasi surreale, tra cui spicca un insulto in finlandese pronunciato dal doppiatore con l’accento sbagliato e con l’espressività della celebre telenovela piemontese di Mai Dire TV. Buone le musiche che, inutile dirlo, richiamano i temi di Black Flag modificandoli quel tanto che basta per renderli originali ma coerenti, come in ogni buon sequel.

– Un punto di vista inedito nella trama

– Qualche miglioria alla formula

– Alcuni scorci davvero splendidi

– Tanto, tantissimo fan service

– Tanti elementi riciclati

– Protagonista non all’altezza della trama

– Gli stessi problemi tecnici di Black Flag

7.0

Assassin’s Creed: Rogue non è solo una spudorata operazione commerciale. Sì, usa gli stessi asset dello scorso anno e sì, non porta realmente nulla di nuovo. Ma la trama ha saputo rivelare qualche bella sorpresa, ingigantendo il lore di questa celebre saga in una maniera che non avremmo mai potuto immaginare. Se siete fan di Assassin’s Creed, questo gioco estenderà enormemente le vostre conoscenze di questa serie, portandovi a vedere il mondo da un punto di vista inedito fino a mettere in crisi le vostre credenze. Il Credo degli Assassini potrebbe non essere quello giusto, e Ubisoft ha creato un precedente per portare la serie verso nuove direzioni. Se Rogue avesse osato un po’ di più con qualche nuova meccanica e, soprattutto, avesse affidato il ruolo del protagonista a un personaggio più forte del molliccio Shay, questo titolo avrebbe potuto addirittura superare Unity, creando un vespaio senza precedenti. Non è così, ma vi consigliamo comunque di tenere in considerazione questo titolo: potrebbe aprirvi nuovi orizzonti nel mondo di Assassin’s Creed.

Voto Recensione di Assassin's Creed: Rogue - Recensione


7

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