Recensione

Arrow, stagione 5

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a cura di Antron93

Star City. 5 stagioni dopo. Sì, sono ormai passati 5 anni dal ritorno di Oliver Queen dal Purgatorio in cui ha espiato le sue colpe, ha acquisito abilità speciali e ha seppellito il padre, Robert. Il ritorno a Starling City è coinciso con la nascita di Green Arrow, arciere mascherato che ha giurato di proteggere la città e vendicare le malefatte compiute dall’elite della metropoli e Robert Queen stesso.
5 stagioni e 4 villain dopo
Dopo la defezione di Thea e la morte di Laurel, la squadra è rimasta composta da sole tre persone. Oliver Queen decide, quindi, di reclutare nuovi membri per il team Arrow, tra cui l’ex soldato Renè, una ex poliziotta (la nuova Canary), una ragazzina orfana e Curtis, già visto nelle precedenti stagioni della serie TV. Intanto, a Star City, emerge un nuovo, terrificante nemico: Prometheus, che va sostituirsi a Dahmien Dark, mentre Felicity decide di unirsi ad una misteriosa organizzazione di hacker. Nel frattempo, arriviamo a conoscere l’ultima missione di Oliver prima di raggiungere Star City: l’omicidio di un gangster russo dell’organizzazione criminale Bratva, ordinato dall’ARGUS e da Amanda Waller in persona.
Tra flashback e noia
Fin dalla prima stagione di Arrow, una delle peculiarità che più ha diviso i fan è stata l’introduzione dei flashback. Certo, era davvero strano che un naufrago avesse imparato su un’isola deserta a tirare con l’arco, parlare Mandarino e Russo, ma i flashback occupavano, spesso, una parte preponderante delle puntate. Questo espediente portava spesso al rallentamento e alla dilatazione di molte situazioni e dinamiche, e alcuni episodi, che avrebbero potuto essere assolutamente positivi, venivano appiattiti sia dal punto di vista dell’interesse sia dal punto di vista della qualità. La quinta stagione, come le altre quattro, non ha fatto altro che confermare questo trend. L’ennesima sfilza di flashback è stata lentissima, pesante e noiosa all’inverosimile. Fortunatamente, dalla prossima stagione non dovremmo più avere distrazioni e le puntate dovrebbero, finalmente, arrivare ad essere una unità unica, senza inutili parti ambientate nel passato.
Il nuovo team, purtroppo, non è all’altezza dei vecchi personaggi. La nuova Black Canary non è neanche lontanamente carismatica quanto Laurel, considerando quanto nemmeno lei fosse uno dei personaggi preferiti dei fan o meglio caratterizzati. I vari Renè e Curtis risultano spesso pesanti, prolissi e fuori luogo nell’economia della serie, non riuscendo a ricalcare le orme di Rory e Thea ed essendo, fin troppe volte, un peso per l’intero team Arrow. Oliver Queen non riesce proprio a scrollarsi di dosso la sindrome del sopravvissuto che lo attanaglia fin dalla prima stagione e il tira e molla con Felicity ha ormai raggiunto il limite di sopportazione, portando il rapporto quasi all’esasperazione più totale. Inoltre, la puntata crossover con Flash e Legends è la peggiore tra le tre condivise e, in generale, non si riesce proprio a trovare un episodio che rimanga impressa nella memoria, se non il finale di stagione.
L’unica nota positiva della serie è Prometheus, il villain principale. Il colpo di scena, riguardante la sua identità, è ben congeniato e, sebbene assomigli fin troppo a Savitar di The Flash, l’arciere malvagio è davvero carismatico e ben caratterizzato. Le sue mosse sono sempre perfette, la scacchiera è dominata da lui dall’inizio alla fine. Oliver Queen è sempre in difficoltà e alcune puntate ci fanno quasi pensare al peggio. Emblematico lo scontro finale che si svolge dove tutto è cominciato: Lian Yu. E le ultime due puntate sono state le uniche di cui si può rimanere totalmente soddisfatti. Il cliffhanger finale, per di più, è stato un ottimo colpo di scena e lascia aperte questioni molto importanti ed interessanti che ci lasciano presagire un bell’inizio di stagione in autunno.

Il carisma di Oliver Queen e la sua relazione con Felicity, unica storia ben scritta

Il finale apre spunti interessanti.

Stessi difetti di Flash. Troppo lenta, episodi diluiti e flashback ormai snervanti

6

Come già ripetuto per The Flash, anche Arrow ha risentito molto dell’eccessiva lunghezza della stagione. Una delle differenze più piacevoli, rispetto all’altra serie di casa CW, è stata la sceneggiatura più coesa. Infatti, The Flash è tornata alla dinamica del nemico della settimana mentre Arrow ha portato avanti più piani narrativi, più storyline, contemporaneamente riuscendo ad approfondire molto di più i vari personaggi, seppur poco interessanti. Ogni protagonista ha avuto un po’ più di back story a disposizione e tutto questo ha portato a degli sviluppi più incisivi rispetto a The Flash. Dalla prossima stagione, però, con la fine dei flashback, la sceneggiatura e l’impegno creativo degli showrunner dovrà sicuramente essere ai massimi livelli per non andare a seguire la scia della mediocre terza stagione della serie dedicata al velocista scarlatto, guardando magari, per quanto riguarda le scelte e la freschezza narrativa, all’altra serie di casa CW, Legends of Tomorrow.

Voto Recensione di Arrow, stagione 5 - Recensione


6

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