Il primo Army of Two riuscì più di altri titoli analoghi a cogliere lo spirito di quell’azione caciarona made in USA tipica di personaggi come l’intramontabile John Mclane di Die Hard; cinico ed insensibile agli orrori delle guerre combattute per denaro, il simpatico cameratismo di Elliot Salem e Tyson Rios è riuscito a scavarsi un posto nei cuori di un numero di fan sufficiente a giustificare un prosieguo delle loro avventure, che a circa due anni di distanza fa capolino sugli scaffali con l’intenzione di arricchire l’interessante formula di gameplay senza stravolgerne le peculiarità.
Dinamic DuoL’arco narrativo di questo sequel si presenta molto più compatto di quello del predecessore: invece di trascinare i giocatori intorno al globo in una complessa ed interminabile vicenda gli sviluppatori hanno optato per un unico vasto setting. La scelta è ricaduta sulla città di Shangai, per l’occasione devastata dall’attacco di un’organizzazione paramilitare intenzionata a prendere in ostaggio l’intera popolazione. Per grande sfortuna dei cattivi di turno, Salem e Rios si trovano nei paraggi proprio durante l’attacco e non perdono occasione per imbracciare le armi e far di tutto pur di guadagnarsi una sonora ricompensa.I fan del primo titolo non avranno difficoltà a notare come il gameplay sia rimasto sostanzialmente invariato e sia ancora una volta basato sulla cooperazione tra i due protagonisti, gestibili da due giocatori tramite cooperativa locale in split-screen, oppure online. Il primo fondamentale strumento con cui familiarizzare è l’Aggrometro, indicatore posto al centro dello schermo che mostra in tempo reale quale dei due mercenari sta ricevendo la maggior attenzione da parte dei nemici; questo misuratore permette di gestire l’aggressività degli avversari in modo da mantenerla concentrata su uno dei due combattenti, cosicchè l’altro possa muoversi liberamente e portare attacchi ai fianchi. Unita ad un sistema di copertura completamente automatico, questa formula si rivela ancora una volta ben equilibrata e piacevole da padroneggiare, soprattutto se in compagnia di un altro giocatore; per quanto infatti l’Intelligenza Artificiale amica si comporti in maniera discreta sul campo, le meccaniche di gameplay trovano massima soddisfazione solo nella cooperativa. Un’aggiunta degna di nota al sistema di combattimento è senza dubbio il GPS, attivabile in sovraimpressione alla pressione del dorsale sinistro: oltre a segnare il percorso da seguire come in passato, esso può ora essere utilizzato per evidenziare la posizione dei nemici, i quali una volta taggati appaiono avvolti da un glow rosso che ne rivela la posizione anche dietro le coperture, permettendo una migliore visione tattica d’insieme. Anche le mosse cooperative presentano diverse novità: la più divertente è senza dubbio la finta resa, possibile se si viene notati da un gruppo di nemici che non è ancora stato attaccato dal compagno; premendo la relativa combinazione di tasti il personaggio si inginocchierà. Si avrà quindi a disposizione un certo lasso di tempo per effettuare un’estrazione rapida dell’arma corta ed eliminare i nemici, aiutati da un leggero slow motion.A fianco di queste novità ritornano le apprezzate mosse a due già viste nel primo episodio, come la scaletta, l’utilizzo degli scudi (improvvisati e non) in tandem e le spettacolari sparatorie schiena contro schiena.Rispetto al predecessore si fa notare una certa legnosità nei controlli, dovuta perlopiù ad una gestione non ottimale della telecamera durante la mira ed all’interazione con le coperture, che porta talvolta a difficoltà nell’inquadrare i nemici nel modo migliore.
Morale in vendita?Del tutto inedito è il sistema morale, il quale si prefigge di aggiungere profondità al gameplay sottoponendo i giocatori ad alcune scelte, sia durante il corso del normale gameplay sia in specifici momenti legati ad alcune cut scene. Nel primo caso sarà in alcuni frangenti possibile scivolare alle spalle dei nemici e prenderli in ostaggio, ponendo tuttavia particolare attenzione al loro grado, verificabile tramite il GPS: qualora si riesca ad immobilizzare l’ufficiale, i suoi sottoposti si arrenderanno. Una volta disarmati, si potrà decidere delle sorti dei nemici: salvarli o giustiziarli influenzerà la Morale positivamente o negativamente. Simile discorso vale per gli ostaggi civili che si incontreranno durante il cammino, laddove i giocatori saranno nuovamente chiamati a decidere se impegnarsi nel loro salvataggio o meno, influenzando ancora una volta la Morale. A questo si affiancano alcune cut-scene in cui occorrerà prendere decisioni affrettate sul campo, le quali daranno risultati non sempre prevedibili. Per quanto questo sistema riesca effettivamente a coinvolgere durante lo svolgimento, esso si rivela molto meno radicato nel gameplay di quanto era lecito aspettarsi: comportandosi al meglio possibilie si otterrano solo ed esclusivamente dei bonus in termini economici e di armi sbloccate, altrimenti preclusi nel caso si scelga la via più malvagia.Queste ricompense appaiono poco attinenti alle delicate scelte compiute e sminuiscono non poco tutto l’impianto morale, il quale avrebbe trovato maggior soddisfazione in ripercussioni effettive a livello di gameplay e di storia, risultando invece in un’occasione parzialmente sprecata.
Armi e campi di battagliaLa discreta vastita dell’arsenale era già uno dei punti di forza del primo Army of Two e gli sviluppatori non si sono fatti sfuggire l’occasione per aumentare le chance di personalizzazione a disposizione dei giocatori; per quanto il menu ricordi in parte le fattezze del predecessore, esso nasconde ora molte più opzioni, permettendo di modificare interamente ogni bocca da fuoco sbloccata ed acquistata, ibridandola con parti originali oppure derivanti da altre armi della stessa categoria. Ogni modifica, sia che si tratti di una nuova impugnatura piuttosto che di un’ottica più performante, andrà ad influenzare le statistiche dell’arma, esplicitate da appositi indicatori. Una volta customizzate a dovere, le armi possono essere equipaggiate nel consueto menu rapido che permette di portare con sé un’arma lunga principale, un’arma corta ed un’arma speciale, ovvero fucile da cecchino o lanciarazzi e simili. Interessante è la possibilità di raccogliere temporaneamente le armi lasciate cadere dai nemici, aumentando ulteriormente la vastità dell’arsenale utilizzabile. Oggetto di personalizzazione sono ora anche le maschere dei due simpatici mercenari: oltre a scegliere tra un gran numero di splendidi preset, i giocatori potranno loggarsi sul sito ufficiale del gioco e creare la proprie fantasie con un apposito tool.Rispetto al predecessore, Army of Two: Il 40° Giorno offre un level design di ben altro spessore, che trova nella città di Shangai buoni spunti per restituire campi di battaglia credibili e sufficientemente vari nell’alternanza tra zone al chiuso ed all’aperto; anche lo scenario da guerriglia urbana è ben ricostruito con costanti crolli di palazzi sullo sfondo e spettacolari scene scriptate a condire il tutto.Le tipologie di nemici che ci si trova ad affrontare sono ben assortite, presentando avversari caratterizzati da differenti armature e strumenti di morte: dai soldati semplici si passa agli ufficiali ben corazzati e dotati talvolta di armi speciali come i lanciafiamme, sino ad arrivare ai veri e propri boss, i quali vanno perlopiù colpiti in punti specifici per essere sconfitti.Qualche novità anche per il comparto multiplayer: pur mantenendo i team da due, il numero massimo di giocatori è stato aumentato a 12 e sono state aggiunte alcune modalità inedite. All’immancabile Deathmatch cooperativo si affianca una sorta di king of the hill (Controllo), dove ci si ritroverà a conquistare i consueti “punti caldi”, e una modalità con obbiettivi dinamici (Zona di Guerra). Solo chi ha effettuato il preordine del titolo avrà accesso anche a Recupero, modalità per quattro giocatori simile all’Orda di Gears of War 2, con ondate progressive di nemici. Nel complesso, un discreto comparto multigiocatore accessorio, in grado di elevare di qualche ora la longevità complessiva, considerando che la camapagna vi terrà impegnati per 8/10 ore.
Comparto TecnicoForte di un design dei livelli di buona fattura e di una spiccata propensione alla spettacolarità in gioco, il comparto tecnico di Army of Two: Il 40° Giorno è caratterizzato da un’alternanza di alti e bassi: il quantitativo di dettagli che ornano le ambientazioni è indubbiamente generoso e la realizzazione dei modelli dei personaggi è curata. D’altro canto, la maggior parte delle texture presentano un’evidente bassa definizione, l’effettistica particellare non è eccelsa e le animazioni si rivelano talvolta legnose.Il comparto audio è per contro caratterizzato da un’effetistica di buon livello e da musiche che mischiano elettronica ed orchestrale nella migliore tradizione action hollywoodiana, in un mix davvero ben riuscito.
– Cooperativa come sempre appassionante
– Buon design dei livelli
– Customizzazione approfondita
– Sistema morale non ben implementato
– Comparto tecnico non ottimale
– Controlli non sempre precisi
Molti sono gli aspetti di Army of Two: Il 40° Giorno da tenere in attenta considerazione: innegabile è lo sforzo fatto dagli sviluppatori per elevare il gameplay ereditato di peso dal predecessore, cominciando da un’I.A. visibilmente migliorata, livelli ben disegnati e un’estesa customizzazione. D’altro canto rimangono diversi aspetti poco curati: la Morale è una caratteristica interessante ma sprecata, le animazioni ed il movimento sul campo risultano spesso macchinosi ed il comparto tecnico non regge il confronto con la concorrenza degli ultimi mesi, compensando in parte la bassa qualità di texture ed effettistica generale con la vastità di certe visuali ed il buon livello di dettaglio.
Questi elementi contrastanti fanno di Army of Two: Il 40° Giorno un titolo da consigliare agli appassionati di shooter che vogliano provare un’esperienza diversa dal solito “spara e corri” offerto dalla maggior parte della concorrenza accettando qualche compromesso qualitativo, ed ovviamente ai fan del predecessore, che troveranno sufficienti novità a soddisfarli; a qualunque categoria apparteniate, cercate comuqnue di godervi le imprese di Tyson e Elliot in rigorosa compagnia di un amico. Per quanto superiore al predecessore, rimane comunque un leggero rammarico per un titolo che avrebbe potuto aspirare ad una fascia più alta con qualche accorgimento produttivo in più.