Se siete cresciuti con i cartoni animati giapponesi dei tempi buoni, da piccini avete sicuramente almeno una volta sognato di pilotare un robottone. Tra Mazinga, Jeeg Robot d’Acciaio, Voltron, Daitarn e un quantitativo innumerevole di serie di Gundam, è impossibile non esser stati colpiti al cuore dal fascino dei mecha per chi è cresciuto negli anni 90, e non aver desiderato almeno una volta di buttarsi in battaglia a bordo di una possente macchina da guerra bipede, o di urlare nomi di mosse improbabili. Alla faccia delle alabarde spaziali, però, di videogiochi dedicati ai robottoni non se ne vedono poi moltissimi dalle nostre parti. Sarà che tendono ad essere troppo complicati, o sarà che vari sviluppatori considerano prolifico solo il mercato nipponico in questo campo, ma se volete accaparrarvi un Super Robot Taisen o un titolo qualunque legato ai Gundam, spesso l’unico modo è importare dal Giappone.
In questo scenario desolante, la serie Armored Core e i suoi robottoni personalizzabili sono sempre stati una pratica certezza per gli amanti dei mech. I From negli anni sono riusciti a rendere la difficoltà ed enorme complessità dei loro giochi un motivo di vanto e un segno distintivo, cosa non facile in un mercato sempre più indirizzato verso l’accessibilità, e con gli Armored Core non hanno mai osato tradire la fanbase con una semplificazione dei sistemi, rendendoli gradualmente sempre più estesi e profondi. Armored Core V è stato il culmine generazionale di questa saga tanto rinomata in terra nipponica quanto non capita da noi: una miriade di nuove parti per personalizzare il proprio robot, una struttura multiplayer elaborata, e macchine leggermente rimpicciolite per offrire battaglie più mobili e tattiche in ambientazioni ricche di edifici, hanno mutato una ricetta assodata che non manca ogni volta di catturare un appassionato manipolo di fan.
Ora From ritorna nei negozi con Armored Core V: Verdict Day, una sorta di espansione a sé stante che cerca di migliorare ulteriormente il predecessore in vari aspetti. Che sia il caso di dare ancora fiato all’ingegnere meccanico che c’è in noi?
Olio, ingranaggi, e cannoni enormi
Torniamo a parlare per un attimo del gioco base, di quell’Armored Core V che ha un po’ diviso anche la fanbase della serie From. Diciamo “diviso” perché, nonostante il gameplay stratificato e le solite infinite opzioni di ritocco del proprio mech, Armored Core V era carente in un aspetto considerato fondamentale da molti giocatori, la campagna singleplayer. C’era una storia, ma veniva narrata tramite filmati senza protagonisti riconoscibili, che mostravano solo i robot coinvolti nelle scene e raccontavano vicende poco interessanti (e a tratti confusionarie) con brevi intermezzi dialogati. Gran parte della fatica era andata nella creazione di un multiplayer abbastanza esaltante e di un’officina ricca di possibilità, una mossa non furbissima, visto che i server di un gioco già di nicchia tendono a svuotarsi a velocità luce.
Dopo qualche mese, trovare una partita popolosa nel gioco è divenuto un’impresa e Armored Core V ha perso gran parte del suo appeal. Verdict Day dovrebbe, almeno stando alle intenzioni degli sviluppatori, risolvere questi problemi.
Partiamo subito dalle brutte notizie: se vi aspettate una campagna ritoccata a dovere, più varia ed esaltante, cascate subito male. Le mancanze su cui From Software ha lavorato riguardano il multiplayer, non il gioco in singolo, pertanto vi troverete di fronte ancora a un’esperienza con missioni poco ispirate in serie, che bene o male offrono poco più di scontri con nemici variabili in più campi di battaglia. Per chi ama pilotare in solitudine l’appeal del gioco viene tutto dai nuovi pezzi sbloccabili nell’officina, contenenti chicche quali le Weapon Arms, che permettono di usare le braccia del proprio robot come gigantesche lame e si distinguono dalle normali spade laser disponibili.
Come sempre, le possibilità sono illimitate. Una volta sbloccato un numero degno di pezzi potrete sbizzarrirvi, e puntare su robot mobilissimi specializzati nel corpo a corpo, bestioni corazzati efficaci dalla lunga distanza, o mezzi flessibili con più predilezioni. In generale, calcolare attentamente come costruire il proprio mech è rimasta una priorità, perché ci sono vari tipi di danno e resistenze nel gioco e certe combinazioni potrebbero rendervi impossibili missioni tutt’altro che difficoltose se affrontate nel modo giusto. Se inoltre non volete perdere il mech tanto sudato costruito nel predecessore, sappiate che in Verdict Day è possibile importare i salvataggi.
Per il resto non è cambiato praticamente nulla. La giocabilità è la stessa, quindi vi troverete davanti a comandi che sfruttano ogni singolo pulsante del pad, ma risultano impacciati e imprecisi in battaglia se non ci si abitua al sistema di targeting e all’agilità non proprio eccezionale dei mezzi giocando per un discreto monte ore. Gli scontri danno il meglio in zone ricche di edifici, dove i mech possono esibirsi in scalate a reazione, o risultare competitivi anche se costruiti in modo da puntare tutto sul movimento e sulla rapida ricarica dell’energia in modalità scansione, ma in mappe più scarne i difetti del sistema di controllo si fanno evidenti, e dispiace che non ci siano stati miglioramenti di alcun genere.
Mercenari o conquistatori?
Passiamo dunque ai ritocchi positivi, dedicati quasi in toto al multiplayer. L’online di Verdict Day è strutturato a fazioni, e vi porterà a combattere in zone che verranno conquistate una volta che il vostro team trionferà. Per evitare eccessivi sbilanciamenti, la mappa globale si resetta dopo una conquista totale o passato un certo periodo di tempo. Fin qui tutto ok, ma stavolta sarà possibile programmare mech controllati dall’IA per andare in battaglia, e utilizzarli anche contro giocatori umani coordinando le difese. Persino l’Operator Mode, una modalità che vi mette nei panni di una sorta di controllore impegnato a dare ordini grazie a una visuale bidimensionale della mappa di gioco, ora vi permette di creare un team di intelligenze artificiali che seguiranno i vostri comandi con precisione.
A volerla dire terra terra, From ha pensato bene di risolvere la penuria di giocatori in rete con dei bot. Furbo, ma non esattamente il massimo per rimpolpare la popolazione nei server. Dal canto suo, il sistema di personalizzazione delle IA è flessibile e ben strutturato, ma non riesce a essere impeccabile. Parliamo pur sempre di un gioco dove parte della fanbase si avvicina al fanatismo spinto, e vi assicuriamo che davanti a un giocatore realmente abile i bot cadono come mosche.
Tutto considerato, il multiplayer riesce a divertire, ma non è un passo avanti superlativo rispetto a quanto visto nel predecessore e, dando sempre il meglio di sé con giocatori umani in entrambi i team, potrebbe perdere spinta facilmente al primo calo di utenza. Speriamo non accada.
Lotta tra i cubi
Tecnicamente ancora una volta siamo a livelli molto bassi. I robot creati da From Software sono eccezionali, e il look di certe combinazioni di pezzi ha davvero qualcosa di epico, ma tanto sono belli i mech del gioco quanto risultano spoglie le mappe. Parliamo di lande poco estese, ripiene di edifici composti da un numero ridicolo di poligoni e coperte da texture sgranate. Particellari e dettagli dei mech peraltro non alzano la qualità, e sembrano appartenere a un gioco con parecchi anni sulle spalle. Nessuna risoluzione infine per i problemi della telecamera, che in certe zone cittadine si fa fin troppo ballerina e confusionaria.
Il sonoro non basta a innalzare il comparto tecnico arretrato, nonostante le colonne sonore degli Armored Core si siano sempre distinte per la loro grande qualità. Sappiamo che la grafica nella serie non è mai stata un punto focale, ma vorremmo davvero vedere il mecha design superbo di From all’interno di un titolo con un motore evoluto.
– IA personalizzabile e bot utilizzabili in multiplayer
– Tanti nuovi pezzi per personalizzare il proprio mech
– Sempre estremamente complesso e impegnativo
– Online ha del potenziale
– Si astengano i neofiti
– Nessun sensibile miglioramento al gameplay e campagna in singolo scarsa
– Tecnicamente sempre arretrato
– Futuro del gioco online dubbio
Armored Core V: Verdict Day prende le basi poste dal suo predecessore, e cerca di eliminarne i difetti. Purtroppo i problemi su cui gli sviluppatori sono intervenuti non sono la campagna, il comparto tecnico scadente e i comandi poco fluidi e intuitivi, bensì il multiplayer. Con questo non vogliamo dire che sia stato fatto un brutto lavoro, anzi, Verdict Day presenta modalità online ricche di potenziale, e ottime opzioni di personalizzazione dei bot, ma è un titolo che difficilmente ci aspettiamo di veder fiorire in rete, specie considerando quanto è di nicchia. Ci vuole un bel restyle generale e una revisione totale di tutto il sistema per riportare la serie sulla cima del mercato, non un semplice rabbocco a cooperativa e modalità competitive. Così com’è l’ultima opera di From è un lavoro per pochi eletti, che probabilmente verranno ancora catturati dagli impressionanti robottoni del titolo, ma potrebbero anch’essi iniziare a desiderare qualcosa di nuovo.