Combattere l’ira degli dei
L’opera di Alien Trap Games si propone come un action a scorrimento in due dimensioni, andando ad accomodarsi nella categoria dei cosiddetti metroidvania. Calandovi nei panni dell’eroico protagonista, dovrete impugnare la spada, la lancia e altre armi per cominciare la vostra scalata verso il Monte Olimpo, affrontando ambientazioni diverse, alcune delle quali dedicate ad una singola divinità. Nel corso del suo tragitto, l’eroe affronterà ovviamente numerosi avversari, contro i quali lotterà grazie alla pressione dei tasti dorsali – adibiti sia alla difesa che all’offesa. Proprio il sistema di battaglia, sul quale si fonda buona parte dell’interazione con questo vero e proprio poema epico interattivo, è anche il suo profilo che suscita maggiori grattacapi: sebbene sia semplice padroneggiarne le meccaniche in poco tempo, è innegabile che ci sia qualche problema al momento delle collisioni, motivo per il quale trovarvi troppo vicini ad un nemico potrebbe di fatto impedirvi di arrecargli danno, costringendovi a ristabilire le giuste distanze. La cosa, ovviamente non voluta dagli sviluppatori, non riesce però a risultare eccessivamente penalizzante per quello che comunque si rivela un sistema decisamente interessante da esplorare, e che utilizzerete non solo per uccidere i vostri avversari, ma anche per interagire con le location, ottenendo nuovi equipaggiamenti, o per risolvere i numerosi puzzle ambientali che vi saranno via via proposti durante le vostre divine scorribande.
Oltre a sfoderare le armi – che possono anche vantare abilità speciali aggiuntive, come quella di dar fuoco ai vostri nemici – Nikandros potrà anche contare su una serie di scudi, a loro volta dotati di status positivi, e di altri utili equipaggiamenti, come la torcia, quasi indispensabile per esplorare le ambientazioni non illuminate. Tutta questa oggettistica, come accennato, può essere trovata mentre esplorate le ambientazioni, fracassando otri o aprendo forzieri, oppure può essere acquistata spendendo la moneta virtuale accumulata dal nostro protagonista, ugualmente reperibile nelle aree, o con le uccisioni dei nemici. Alcune mappe, in tal proposito, presentano delle vere e proprie zone commerciali, dove potrete avere a che fare con mercanti disposti a vendervi armi legali e non, oltre a oggetti curativi e alle ricette per crearli da voi. Il sistema di gioco, come è facile intuire, comprende infatti anche un semplice ma utile sistema di crafting, che vi consente di mettere insieme alcuni materiali che avete raccolto per costituire pozioni per la salute di Nikandros, o altre che vi renderanno invisibili, o altre ancora che esploderanno al contatto con i nemici, o addirittura altre che vi consentiranno di invocare dei guerrieri dall’Ade, facendoli combattere al vostro fianco e utilizzandoli come esca per i nemici. Oltretutto, potrete anche utilizzare i vostri soldi per farvi addestrare, migliorando le vostre abilità nell’utilizzo delle armi – una scelta saggia, se avete intenzione di dare le vostre attenzioni anche alle poche ma complesse missioni secondarie presenti.
La carne messa al fuoco dagli sviluppatori, quindi, è davvero abbondante, ed il risultato nel suo complesso è capace di divertire e stimolare. Via via che esplorerete gli antri dedicati alle diverse divinità, potreste trovarvi ad affrontarle in prima persona, divenendo protagonisti di boss fight sempre molto intelligenti e ben calibrate, ciascuna in grado di valorizzare le varie caratteristiche del sistema di gioco.
Oltre al piccolo problema delle collisioni a cui si faceva cenno in precedenza, Apotheon ha purtroppo qualche problema anche per quanto riguarda la mappatura dei controlli su DualShock 4: in alcuni (rari, è nostro dovere specificarlo) casi, infatti, la difficoltà maggiore che si porrà tra voi e la risoluzione di un puzzle ambientale, sarà riuscire a premere i bottoni così come sono stati disposti. Anche in questo caso, il difetto è veniale e non particolarmente penalizzante, e si rende davvero evidente solo in particolari casi (che non anticipiamo per evitare spoiler), legati alle ambientazioni dedicate ad uno degli dei, decisamente incentrate sugli enigmi. Altro piccolo peccato è poi quello relativo all’interfaccia dei menù, semplice e d’impatto, ma dalle dimensioni eccessivamente ridotte, e quindi spesso confusionaria. Preparatevi, in buona sostanza, a sedervi non troppo lontani dallo schermo, per capire quale oggetto state selezionando.
Divinamente Grecia
Il viaggio di Nikandros, come oramai avrete capito, si tramuterà passo dopo passo in una vera e propria ascesa verso l’Olimpo, portandovi a partire dall’agorà, passando dall’acropoli, ed arrivando fino alle vette del rifugio delle divinità. Un elemento particolarmente interessante, in proposito, è che le prime due ambientazioni sono popolate di NPC e di sentinelle: qualora tentaste di attaccare i primi, trasgredendo quindi le leggi degli dei, le seconde tenteranno di uccidervi o, nel migliore dei casi, di costringervi a versare una penale in denaro per pagare i vostri crimini. Starà a voi, quindi, decidere se divenire o meno il terrore dell’acropoli, considerato anche il fatto che, in qualsiasi momento, potrete utilizzare il sistema di viaggio per decidere di tornare in un’area già visitata.
Questo mondo, assolutamente suggestivo, si muove e vive davanti ai vostri occhi grazie ad un comparto artistico straordinario, che rende Apotheon una vera e propria anfora greca animata. Il lavoro svolto per rendere realtà uno stile grafico simile è assolutamente lodevole, ed il risultato finale è qualcosa di unico e davvero da ricordare. L’unico difetto riscontrato, in merito, è relativo al frame rate, dal momento che abbiamo visto il gioco subire – quando lo schermo diveniva particolarmente affollato di personaggi – qualche lieve rallentamento.
La grande cura per i dettagli artistici dell’opera è resa evidente anche dalla colonna sonora di Marios Aristopoulos, epica nota dopo nota, che vi accompagnerà in maniera adeguata in tutte le situazioni – dalle scorrazzate nell’agorà fino alle battaglie contro i regnanti dell’Olimpo.
Trattandosi di un poema epico, è d’obbligo anche la menzione per la scrittura del gioco, che riesce a rispettare i toni della grande tradizione classica, raccontandovi la storia di un uomo decisamente fedele al suo nomen omen. Sebbene alcuni dialoghi (doppiati egregiamente), di tanto in tanto, diano la sensazione di essere prolissi, la scrittura di Apotheon vanta momenti di grande brillantezza e suggestività e, quando arriverete fino alla fine – voi, piccoli uomini che hanno affrontato gli dei solo perché era la cosa giusta da fare – sentirete che i developer di Toronto sono riusciti a lasciarvi dentro qualcosa di davvero valevole e prezioso.