Dopo una sesta puntata dedicata quasi interamente a Wednesday e Shadow, il settimo episodio di American Gods si focalizza sul dinamico duo formato da Mad Sweeney e Laura Moon.
Preghiere per i Leprecauni
La puntata si svolge su due binari paralleli. Da una parte Mad Sweeney e Laura Moon, dall’altra la giovane Essie McGowan. Mentre i primi due sono in viaggio per la resurrezione di Laura, la seconda è una ragazza che vive nell’Irlanda del 1700. In seguito ad un equivoco, Essie viene condannata alla deportazione in America ma, dopo vari sotterfugi, riesce a ritornare a Londra e vivere di espedienti. Sweeney e Laura, intanto, hanno un incidente e, proprio questo, ci porterà a scoprire un piccolo ma significativo dettaglio sulla morte della moglie di Shadow…
Tempi dilatati, episodi diluiti
Come già detto nelle precedenti recensioni, American Gods risente moltissimo della dilatazione degli eventi importanti del romanzo. I flashback sono uno dei marchi di fabbrica della serie e va benissimo ma, per quanto interessante e ben scritta, questa puntata non aggiunge nulla al proseguimento delle varie storyline, se non nella parte finale.
La storia di Essie è carina, interessante e anche molto curiosa. La panoramica sulle credenze irlandesi, tra Banshee e Leprecauni, è ben orchestrata e ben scritta da parte degli showrunner ma non ci dice nulla di fondamentale, in fin dei conti. Certo, capiamo come Mad Sweeney sia arrivato in America ma non ha davvero nessun senso. Tutto potrebbe esser stato condensato in venti minuti e la puntata avrebbe potuto osare molto di più.
Ormai, il leitmotiv della serie sembra essere sempre lo stesso: non si deve mai dare lo stesso spazio alle due coppie protagoniste. Se ci sono Wednesday e Shadow si dà più spazio a loro. Se la puntata si basa su Laura e Sweeney, gli altri due non vengono neanche mostrati di sfuggita. E tutto questo è un peccato, perché si arriva ad aspettare due settimane per scoprire cosa succede dopo punti fondamentali della storia, andando così ad interrompere dei climax che, giustamente, meriterebbero una continuità più precisa e meglio rappresentata.
Fin dall’inizio, vediamo che Essie è identica a Laura e non riusciamo a capire il perché fino alla fine della puntata. A quanto pare, la storia di Essie ha un significato. Il Leprecauno rivede in Laura la stessa giovane ragazza irlandese. Infatti, il vero colpo di scena della serie arriva in coda al settimo episodio. Scopriamo, appunto, ALLARME SPOILER, che la morte di Laura Moon è stata orchestrata fin dall’inizio da Wednesday in persona, rappresentato dal corvo nero, e che l’esecutore materiale è stato lo stesso Mad Sweeney. Tutto questo ci fa capire che, probabilmente, Wednesday non è esattamente chi dice di essere ma, anzi, potrebbe rappresentare il vero Deus Ex Machina dietro la guerra tra Vecchi e Nuovi Dei. Mr World teme profondamente Wednesday e, dopo questa rivelazione, abbiamo capito che il vecchio dio nordico pare disposto a tutto pur di vincere. Voleva Shadow dalla sua parte, per qualche oscuro motivo, e l’unico modo per averlo era di uccidere Laura, spezzandolo come uomo e privandolo della sua voglia di vivere più profonda, arrivando a fargli credere di non aver più nulla per cui vale la pena vivere. Mad Sweeney è il braccio, Wednesday la mente. Ma, al contrario di quest’ultimo, il Leprecauno dimostra di avere un cuore e, preso dal rimorso, decide di reinserire la moneta rianimando così il cadavere inerme di Laura.
Curiosa la storia di Essie e grande colpo di scena finale
Puntata fiacca, storyline prosegue a rilento, colpo di scena sbrigato troppo in fretta
American Gods è una serie che rievoca perfettamente le atmosfere del romanzo di Neil Gaiman, non riuscendo però a riproporre appieno il suo ritmo e la sua sfrenatezza. Il bello del romanzo è dato dalla successione senza sosta di eventi, dai colpi di scena sfrontati e appassionanti. La serie, invece, si ripropone a ritmi più blandi, andando sì a colmare alcuni sidestory dei personaggi e degli dei, ma rallentando fin troppo la narrazione. È ormai fin troppo evidente che la prima stagione non sia nient’altro che un lunghissimo prologo, di circa otto ore, alla seconda stagione. È un peccato perché, probabilmente, per un fan medio, che non ha letto il libro, potrebbe risultare una serie troppo lenta senza né capo né coda e non meritevole di una seconda chance.