Project Georgia, così è stato denominato dal team Obsidian Entertainment Alpha Protocol durante i suoi primi mesi di gestazione. Ma usare i nomi degli stati Americani non è una novità da parte della società, che da sempre utilizza questo metodo per indicare i suoi nuovi progetti; una scelta di marketing particolarmente “hyppante“, a nostro modo di vedere. Annunciato già nel lontano 2006, con SEGA nelle vesti del produttore, Alpha Protocol è stato vittima di una lunga serie di rimandi, che lo hanno portato a giungere sugli scaffali solamente alla fine di Maggio. Inutile dire quanto i ritardi, soprattutto nel frenetico Mondo dei videogiochi, raramente facciano bene ad un prodotto, anche se prodigo di elementi interessanti. Andiamo a scoprire se Alpha Protocol sarà l’eccezione che conferma la regola.
Il mio nome è Thorton…Micheal Thorton Anno 2009. Le tensioni fra le grandi potenze internazionali sono molto forti a causa dell’abbattimento di un aereo di linea da parte di un’organizzazione terroristica mediorientale con missili americani. Lo Zio Sam, da buon Deus Ex Machina, manda il risoluto agente della NSA (National Security Agency) , Michael Thorton, a scovare i fautori di questo attentato missilistico. Ma come nel più classico dei film di spionaggio governativo, alla 007 per intenderci, qualcosa và sorto, e il povero Thorton rimane coinvolto in un complotto su larga scala. Da uomo fidato degli Stati Uniti, diventerà un fuggitivo, e sarà costretto a studiare meticolosamente ogni suo spostamento, potendo contare solamente su pochi amici fidati. Un plot narrativo denso e arzigogolato, che non disdegna qualche colpo di scena e momenti di alta tensione, trasmettendo al giocatore un retrogusto di spy-movie vecchia maniera molto piacevole.
Ripple EffectAlpha Protocol non può essere definito in maniera univoca, ma come un contenitore di elementi di vari generi videoludici, che lo rendono un prodotto molto sfaccettato ed eterogeneo. Si potrebbe definirlo un Action-Gdr, che fonda le basi del suo impianto ludico su di un gameplay a metà strada fra stealth e sparatutto in terza persona, fortemente condizionato da un sistema di dialoghi versatile e molto interessante. Le prime fasi di gioco vi mettono di fronte alla scelta della classe del vostro alter ego, che verte su sei possibili background: Soldato, Agente sul Campo, Tecnico Esperto, Freelance, Recluta e Veterano (sbloccabile una volta finito con Recluta). In base alla vostra preferenza verranno apprese differenti abilità e capacità e alcuni dialoghi saranno caratterizzati da battute diverse; ma non sarà una scelta particolarmente incisiva a livello di trama. Ciò che invece può modificare il corso dell’avventura in modo relativamente sensibile è l’interazione con i personaggi tramite un sistema di dialoghi, denominato “Ripple Effect”, che richiama fortemente lo stile di Mass Effect. Durante i colloqui con gli altri personaggi, comparirà nella zona bassa dello schermo una cornice contenente le diverse opzioni di risposta, che possono essere catalogabili approssimativamente in tre tipologie: professionale, affabile o aggressiva. In base al modo in cui vi porrete nei dialoghi, quindi, si plasmerà la vostra reputazione. Attenzione però: a differenza di altri titoli, non si tratta di una fama generale, ma personalizzata per ogni singolo conoscente. Ad esempio, se ci comporteremo in modo affabile con una dolce donzella, non vuol dire che avremo la fama del latin lover in assoluto, ma solamente con quel personaggio. Si tratta di un modo diverso di vedere le interazioni fra personaggi, che risulta più incentrato su vari micro rapporti, dando più importanza al pensiero che il singolo personaggio ha nei confronti del protagonista, diversamente da altri titoli che mettono il modo di porsi del protagonista all’interno dell’intero Mondo di gioco. Una volta concluso il botta e risposta, quindi, il rapporto con l’altra persona si delinea a seconda di come è stata sostenuta la conversazione, il che si traduce, in termini di gameplay, nell’acquisizione di bonus relativi a quel personaggio o capacità aggiuntive, oltre che la sua amicizia o inimicizia. Come già detto, queste scelte incideranno anche sugli avvenimenti della storia, dando così la possibilità di riprovare il gioco diverse volte per scoprire evoluzioni differenti, anche se la trama principale prosegue sempre invariata sul suo percorso. L’unico neo di questo impianto è da ricercare nel fastidioso “tempo limite” che viene mostrato a mo’ di barra temporale durante i dialoghi. Ciò non concede la possibilità al giocatore di rispondere alle domande in modo lucido e razionale, visto che deve seguire la discussione e nel contempo scegliere la risposta che più lo aggrada. Tale scelta ricerca un realismo forzato, ma purtroppo limita fortemente la libertà del giocatore, tarpando un po’ le ali di un comunque ottimo sistema di dialogo. A nostro avviso, sarebbe bastato attivare la barra temporale una volta finita la discussione, non durante.
Thorton StyleLa personalizzazione del personaggio è uno degli elementi più importanti di questo gioco e comprende due principali elementi: capacità e abilità. Ogni volta che Thorton compie un’azione, dialoghi compresi, questa si ripercuote sul suo profilo, garantendogli nuove capacità. Mentre le abilità vengono imparate tramite i punti esperienza accumulati portando a termine le missioni. Queste possono poi essere utilizzate durante il gioco, attivandole tramite un comodo menù radiale. Si dividono principalmente in capacità fisiche, tecniche, di combattimento e stealth. Una volta raggiunto un certo livello sarà possibile, inoltre, attivare la specializzazione del protagonista, che può essere: Commando, Spia, Geniere o Agente, con una maggiore possibilità di personalizzazione delle abilità specifiche in base al proprio stile di combattimento.
La vita della spia Completata la prima missione in Arabia Saudita, che fa da ampio tutorial, si entra nella fase viva del gioco. L’avventura si snoda in tre diverse locazioni: Roma, Taipei e Mosca. Tutte e tre sono raggiungibili in qualsiasi momento e le relative missioni possono venire completate nell’ordine che si preferisce. Ovviamente anche in base al livello raggiunto. Ogni volta che ci si sposta in una di queste location, il buon Thorton dimora in un nascondiglio segreto, lontano da sguardi indiscreti. In queste basi sono presenti alcuni strumenti importanti: accedendo al computer potete infatti controllare le vostre e-mail, con la possibilità di rispondere con lo stesso meccanismo utilizzato per i dialoghi, oppure acquistare qualche nuova arma da aggiungere al vostro personale armamentario. Tutti elementi secondari, ma che rendono la vita della spia più interessante e godibile, vista anche nei suoi retroscena quotidiani.
Non tutte le ciambelle escono col bucoAd affiancare la buona componente ruolistica ci pensano fasi di shooting in terza persona, miscelati con elementi stealth analogamente a quanto visto nell’ultimo Splinter Cell. È in questa parte che il gioco mostra le sue lacune, e non si rivela, purtroppo, la produzione di altro profilo tanto attesa dai videogiocatori. Ad inficiare principalmente sia le sezioni di shooting che stealth, è l’intelligenza artificiale che si presenta ad un livello a dir poco mediocre. Nelle sparatorie i nemici sono poco reattivi, e certe volte non rispondo nemmeno al fuoco dopo aver subito una caterva di proiettili, oppure non si accorgono delle minacce, rimanendo passivi di fronte ad una bomba sotto i loro piedi. Allo stesso modo nelle fasi di gioco stealth, la vista delle guardie è poco acuta e le telecamera di videosorveglianza sono aggirabili fin troppo facilmente per essere credibili. Il livello di difficoltà resta comunque su buoni livelli, grazie al ricco armamentario nemico, al copioso numero di guardie negli ambienti e alla facilità con cui i nemici si allertano nonostante l’intelligenza deficitaria. Come se non bastasse, le coperture non sempre sono attivabili e certe volte il povero Thorton non riesce a ripararsi in maniera precisa. Nonostante le situazioni di gioco siano piuttosto disparate, si denota una certa linearità dei livelli, però più volte spezzata dai minigiochi, che anche se poco funzionali per portare a termine le missioni, si rivelano complessi rispetto alla media, ma allo stesso tempo appaganti e divertenti. Questi sono di tre tipi, in base alla situazione: per forzare una serratura, dovrete risolvere un rompicapo che consiste nel posizionare alla giusta altezza, segnata da una linea, una serie di cilindri. Per riuscire a violare il sistema di protezione di un computer, invece, si devono sovrapporre due codici con i loro corrispondenti, che si trovano nascosti e fermi all’interno di un flusso dati alfanumerico in continuo movimento. Ed infine, tagliare i circuiti dei pannelli di allarme in ordine numerico, per disattivare il sistema di allarme, e ridurre lo stato di allerta nemico.
Un agente poco curatoIl lavoro grafico di Obsidian Entertainment, nonostante a muovere il tutto ci sia l’ottimo motore grafico Unreal Engine 3.0, non è riuscito a convincerci appieno. Gli ambienti sono spogli, poco dettagliati e presentano texture scarsamente definite. Anche le movenze dei personaggi sono legnose e irreali. Ad innalzare la bontà visiva ci pensano alcuni modelli poligonali, e una buona espressività dei volti. Nella versione PC segnaliamo anche alcuni problemi di fluidità. Il comparto audio non è da Oscar, ma svolge il suo compito, sia a livello di doppiaggio, in lingua inglese, che di campionatura ed effettistica. Per quanto riguarda i controlli, consigliamo vivamente ai possessori della versione PC, di procurarsi un controller Xbox 360 vista la pessima precisione e scomodità della combinazione mouse/tastiera.
– Sistema di dialoghi molto interessante e per certi versi innovativo
– Buona personalizzazione del personaggio
– Trama intricata e profonda
– Graficamente sottotono
– Intelligenza Artificiale deficitaria
– Gameplay stealth/tps mediocre
A livello qualitativo, potremmo tranquillamente scindere Alpha Protocol in due entità ben distinte. Da un lato abbiamo di fronte un prodotto dal gameplay ibrido, ma che non si rivela essere un buono stealth, né tantomeno uno sparatutto troppo divertente, a causa di una realizzazione troppo approssimativa e superficiale. Dall’altra abbiamo una delle poche esperienza ludiche di spionaggio in grado di concedere ottimi spunti a livello di trama, un interessante e profondo sistema di dialogo e una farcitura di elementi ruolistici che vertono fortemente sull’accrescimento delle abilità di Thorton. Un gioco consigliato sicuramente agli amanti dello spionaggio, a patto che siano disposti a qualche compromesso pur di vestire i panni del James Bond di turno.