Alone in the Dark: Illumination
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a cura di Specialized
Un gioco che si intitola Alone in the Dark e che poi basa il suo appeal maggiore sul co-op online e sulla frenetica accensione di luci, lampadine e lampioni non ha molto senso già in partenza. Certo, poi c’è anche il sottotitolo Illumination, ci sono le location buie e i mostri, ma il glorioso passato di Alone in the Dark non c’entra davvero nulla con questo nuovo episodio di una serie che ha già smesso di essere se stessa già dal 2008, con il mediocre Alone in The Dark targato Eden Games. Perché far rinascere il tutto sette anni dopo con un nuovo sviluppatore (Pure FPS) rimane ancora un mistero, ma evidentemente Atari (o quel che ne è rimasto) vede ancora del potenziale nella serie, anche se per questo ritorno sulle scene la formula originaria è stata buttata alle ortiche a favore di uno shooter co-op in terza persona tra Left 4 Dead, Alan Wake e Resident Evil: Operation Raccoon City. A dire il vero c’è anche una componente di gioco in singolo, ma chi sperava di trovarsi di fronte a un Alone in the Dark comunque memore del suo illustre passato avrà brutte sorprese. La trama, tanto per cominciare, è come se non ci fosse e anche gli enigmi sono del tutto assenti, così come quell’atmosfera lovecraftiana degli esordi che ha lasciato il posto a location per lo più vuote e squallide e a creature talmente anonime da dimenticarsene in 5 minuti.
La luce della morte
È però tutto il concept attorno al gioco a deludere e a farci chiedere che senso abbia avuto tutta questa operazione, considerando poi un prezzo di 31,99 euro che non sta né in cielo né in terra. Ma andiamo con ordine. Alone in the Dark: Illumination è essenzialmente uno shooter in terza persona (la telecamera ricorda un po’ quella di Resident Evil 4) in cui, nei panni di uno dei quattro personaggi disponibili, dobbiamo andare da un punto A a un punto B della mappa uccidendo tutti i nemici che spawnano in continuazione e in qualsiasi punto. Questi mostri sono sensibili alla luce e solo quando si trovano vicino a una fonte luminosa (un fuoco, un lampione, una lampadina accesa) diventano vulnerabili. La torcia a nostra disposizione invece non serve a nulla in senso offensivo (la si usa per lo più per vedere nel buio), non esiste un sistema di danni corporei e se giocato a livello Medio il gioco in singolo è di una difficoltà spropositata. I mostri infatti compaiono continuamente e spesso anche alle nostre spalle senza che ce ne possiamo accorgere, anche perché gli effetti sonori che ne segnalano lo spawn sono assenti o mal localizzati. Contando poi che anche queste fonti luminose dopo un po’ si spengono e che, rimanendo al buio, è impossibile continuare per più di qualche minuto, si è di fatto costretti a giocare a livello Facile. In questo caso però il gioco diventa fin troppo semplice (i nemici si dimezzano letteralmente) e la noia inizia a serpeggiare molto presto. Manca insomma un vero e proprio equilibrio a livello di difficoltà e ciò risulta evidente soprattutto nel single player, che rimane a tutti gli effetti una sezione del gioco brutta, noiosa e frustrante.
Che fine ha fatto Alone in the Dark?
D’altronde Pure FPS ha puntato fin da subito sul co-op online e qui le cose, sempre che riusciate a trovare un match in corso a cui partecipare, vanno leggermente meglio. I giocatori online al momento di scrivere sono infatti pochissimi e l’impressione è che molti acquirenti del day one, vista la delusione generale, abbiano chiesto a Steam il rimborso del gioco, lasciando così i server desolantemente vuoti. Siamo comunque riusciti a fare qualche match co-op, ma anche in questo caso Alone in the Dark: Illumination è risultato uno shooter scialbo e assolutamente derivativo, senza una sola idea originale che valga la pena sottolineare. Un vero peccato, anche perché le quattro classi a disposizione (Ingegnere, Cacciatore, Strega e Prete) offrono comunque una discreta differenziazione tra loro. Il Cacciatore ad esempio utilizza armi da fuoco e un lanciafiamme, mentre la Strega si affida alle magie così come il Prete. Ogni classe (e questo vale anche per il gioco in singolo) guadagna punti esperienza da investire nell’upgrade di varie abilità attive e passive. Anche in questo caso però il tutto è fatto in modo molto approssimativo, con abilità di cui spesso si ignora l’utilità e altre skill terribilmente generiche, con in più la sensazione che anche dopo essere progrediti di alcuni livelli non ci si senta più forti. I problemi da segnalare sono però anche altri. Il codice review approdato pochi giorni fa su Steam sembra infatti non del tutto definitivo. Alcuni bug, come quello dei mostri che passano e lanciano della melma verde attraverso muri e porte chiuse, sono davvero fastidiosi, senza poi contare l’assenza di un qualsiasi doppiaggio, i glitch grafici e uno stile dei menu che pare quello di una beta provvisoria. Alcune location sono troppo spesso vuote o comunque terribilmente anonime e raramente abbiamo visto l’Unreal Engine 4 utilizzato così poco e male, anche perché a parte qualche valido effetto di illuminazione, si salva davvero poco in questo pasticcio anche impostando al massimo le poche opzioni grafiche disponibili. Del prezzo elevato abbiamo già detto e concludiamo con la grande tristezza nel vedere una serie così importante nel genere survival-horror ridotta in simili condizioni. Il buon Edward Carnby non se lo meritava proprio e la sensazione è che dopo un gioco simile non sentiremo più parlare di Alone in the Dark ancora per molto (ma molto) tempo.
– Le quattro classi sono ben differenziate
– Derivativo e noioso
– Difficoltà mal calibrata
– Realizzazione tecnica deficitaria
– Come far finire male una serie storica
– Ambientazioni anonime e prive di fascino
4.0
Se sarà davvero questo l’epilogo di Alone in The Dark dopo 23 anni di onorata carriera, finale peggiore non poteva davvero esserci. Illumination non è solo il peggior episodio della serie, ma è anche uno shooter co-op brutto, noioso, fatto male, derivativo dal primo all’ultimo minuto e tecnicamente approssimativo. A questo prezzo poi…
Voto Recensione di Alone in the Dark: Illumination - Recensione
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