Recensione

Alone in the Dark

Avatar

a cura di Dr. Frank N Furter

Correva l’anno videoludico 1992 quando una nota software house chiamata Infogrames, fece uscire nei negozi un gioco dal titolo e dal gameplay davvero insoliti per l’epoca. Alone in the Dark si presentava ai videogiocatori come il primo esponente dei cosiddetti survival horror, genere che ha conosciuto la sua celebrazione nel 1996 in concomitanza con la pubblicazione di Resident Evil da parte di Capcom. Il merito della nascita di tale genere va comunque dato ad Alone in the Dark ed alla Infogrames. Sin dall’inizio, catturò l’attenzione dei giocatori di tutto il mondo grazie ad innovazioni come le telecamere fisse checreavano inquadrature particolarmente cariche di tensione. Il destino di questo titolo fu però imprevedibile. Nessuno si sarebbe aspettato un declino di popolarità (e qualità) della saga, tanto da farla cadere ben presto nel dimenticatoio. Dopo diversi anni senza un nuovo capitolo ecco che arriva Atari, decisa nella volontà di provare a risollevare le sorti di questa serie ormai storica. La software house americana avrà fatto centro? Lo scoprirete solo leggendo.

Fuga dal palazzo in fiammeTutto ha inizio in una stanza illuminata che ospita, oltre a voi, altri tre uomini. Mentre cercate di riprendervi, capirete che la situazione non è delle più rosee. Due brutti ceffi parlano di qualcosa andato storto e di eliminare “quel tizio che ormai non serve più” (il malcapitato siete proprio voi!). L’unico vostro conforto è il vecchietto d’innanzi a voi, il quale sembra conoscervi molto bene, ma più dell’incoraggiamento non può offrirvi vista la sua situazione, precaria quanto la vostra. Nel frattempo i due cattivi di turno si sono decisi e per voi è arrivata l’ora dell’esecuzione. Durante il tragitto dalla cella al tetto del palazzo, accade l’imprevedibile. Non vogliamo rovinarvi la sorpresa, fatto sta che sarete finalmente liberi di muovervi o, perlomeno, in grado di scappare dai vostri aguzzini e dalle misteriose crepe che stanno distruggendo l’intero palazzo.

Muoversi col Wii Remote Quello che differenzia Alone in the Dark per Wii rispetto alle altre console è il suo peculiare sistema di controllo. Alla vigilia dell’uscita, in molti hanno riposto tante speranze su quest’aspetto. Peccato che i ragazzi della Eden Studios e della Hydravision abbiano fatto un buco nell’acqua di proporzioni piuttosto notevoli. Il difetto principale risiede infatti nella gestione delle azioni principali del nostro protagonista. Scuotendo il Nunchuk si effettua il salto, ma il problema sta in un leggero ritardo che in molte occasioni vi porterà a sbagliare i calcoli: tutto ciò risulterà quindi frustrante quando sarete costretti a ripetere certe sessioni di gioco per un errore nella calibratura dei controlli. Il paradosso consiste inoltre nel fatto che premendo il tasto si effettua la stessa azione ma con lo stesso identico difetto evidenziato in precedenza.In primis non dovrebbe esistere un pulsante che svolga un’azione uguale ad un movimento del controller e, in secondo luogo, è una scelta molto discutibile considerando le potenzialità del sistema di controllo ideato da Nintendo. Andiamo avanti con la nostra analisi. L’impiego delle armi da mischia richiede l’utilizzo del solo telecomando Wii. Anche in questo caso abbiamo notato un ritardo nell’esecuzione del comando, tanto da farci precalcolare l’arrivo del nemico in modo da scuotere il controller in anticipo con conseguente calo del divertimento. Nel caso in cui invece vorrete utilizzare una pistola non ci saranno problemi, basta puntare a schermo e fare fuoco centrando il bersaglio. La mira si rivela precisa, tuttavia anche qui è possibile riscontrare una netta discrepanza tra lo spostamento del puntatore su schermo e l’assenza del corrispettivo movimento dell’arma in vostro possesso. Un’altra aggiunta fortunatamente ben riuscita e soprattutto utile è la possibilità di scuotere velocemente verso destra uno dei due controller: in questo modo Edward estrarrà l’ultimo oggetto utilizzato dal braccio destro o dal braccio sinistro. Affinché possiate aprire l’inventario (in questo caso, la vostra giacca) dovrete mimare con Wii Remote e Nunchuk il gesto di apertura verso l’esterno, per richiuderla basterà fare lo stesso movimento ma al contrario. Nonostante siano delle innovazioni interessanti a volte rischiano di farvi perdere il controllo della situazione. Visto che nel gioco si può usare la visuale in soggettiva, il movimento del volto è affidato al Wii remote, quindi, nel momento in cui vi troverete in questa situazione e muovete il controller, vi capiterà di ritrovarvi con lo sguardo rivolto o verso l’alto o verso il basso. In una situazione di pericolo, con i nemici alle costole può rivelarsi davvero drammatica. Anche nei combattimenti il sistema di controllo risulta altalenante. Come descritto in precedenza, non avrete alcun tipo di problema con le armi da fuoco ma i guai arriveranno quando dovrete usare una sedia o un estintore per difendervi. Il ritardo di risposta tra il movimento e l’azione a schermo a volte può esservi fatale. Per vostra fortuna gli Humaniz (una delle due tipologie di mostri del gioco) sono dotati di una intelligenza artificiale abbastanza limitata. Nonostante si accorgano della vostra presenza non vi attaccheranno immediatamente, non cercheranno di aggredirvi in massa e, presi uno ad uno, sono molto semplici da uccidere. Discorso simile per l’altra specie di nemici che incontrerete: esseri di dimensioni ridotte, molto brutti, chiamati Ratz. A differenza della versione Xbox360, per uccidere definitivamente gli Humaniz non pare non sia necessario utilizzare il fuoco, ma basterà una qualsiasi arma da mischia di una certa entità per produrre l’effetto voluto. Tutto ciò è alquanto strano poiché, una volta morti, i nemici diventano neri (come se fossero carbonizzati) e poi spariscono proprio come succede nella versione per la console Microsoft. Questo difetto davvero grossolano all’atto pratico fa saltare in aria tutto il discorso creato per dare al fuoco un significato simbolico di purificazione dal male. Come sarà stata possibile una disattenzione del genere è difficile da comprendere.In Alone in the Dark ci saranno anche delle sessioni da effettuare con l’automobile. Durante la guida si tocca il punto massimo d’insofferenza verso il sistema di controllo. In pratica si guida utilizzando entrambi i controller e muovendoli all’unisono nella stessa direzione per sterzare a destra o sinistra. Tutto si può riassumere in un sola parola: inguidabile. Discutibile anche la posizione delle telecamera che, per fortuna, è regolabile manualmente. Ciò non toglie che il movimento in terza persona a volte diventi dispersivo e non vi faccia capire dove state andando realmente. In molte occasioni preferirete giocare con la visuale in soggettiva per avere un maggior controllo anche se questo diminuirà di molto il campo visivo attorno a voi.Infine vorremmo spendere qualche riga su un aspetto davvero interessante, ovvero, la possibilità di combinare oggetti diversi per crearne uno completamente nuovo. Gli esempi visti anche nei video circolanti sulla rete vi hanno già dato un’idea di quello che potrete fare. Il classico accendino più bomboletta spray vi forniranno ad esempio le stesse prestazioni di un lanciafiamme. Le possibili combinazioni sono davvero molteplici e lasciano molto spazio alla fantasia del giocatore. Un’idea ottima in un titolo pieno zeppo di passi falsi.

Spiragli di luce nel buioQuando si analizza il comparto grafico dei giochi Wii si cerca di fare un paragone con i titoli che, nella generazione precedente, hanno dettato degli standard grafici notevoli. Se comparassimo un gioco come Resident Evil 4, uscito quattro anni fa e Alone in the Dark di oggi, poremmo affermare con estrema certezza che si sono fatti dei grossi passi… indietro. I modelli poligonali dei personaggi sono appena sufficientemente dettagliati per distinguerli dalle comparse. Le ambientazioni sono abbastanza semplici e spoglie, l’effetto del fuoco (un elemento costantemente presente nel gioco) è addirittura ridicolo. Una tecnologia di dieci anni fa avrebbe saputo fare di meglio. I filmati in CG sono semplicemente indecenti se paragonati a quelli visti nelle produzioni Square e l’aliasing è presente ovunque con alcune inquadrature in cui è possibile osservare Edward rimanere sospeso ad un palmo da terra. Il comparto grafico si rivela quindi un fallimento totale. Qualcosa di più concreto si è visto, o sarebbe meglio dire, “sentito” dalla colonna sonora. I brani riescono a trasmettervi l’atmosfera di pericolo che il gioco propone e, nei momenti più concitati, convince pienamente.In sostanza le idee non state tutte mal sfruttate ma il risultato finale non può certo essere considerato positivo, alla luce di una longevità limitata e di una produzione che non è riuscita a convincere pienamente nemmeno su altre console.

– Atmosfera intrigante

– Numerosi oggetti da utilizzare in coppia

– Sistema di controllo deludente

– Comparto grafico scadente

– Rigiocabilità pari a zero

5.7

Alone in the Dark è un tentativo (lodevole) di riportare in auge una saga ormai relegata in secondo piano. Quello che non convince è un sistema di controllo altalenante con tendenza al negativo. Un impatto grafico davvero deludente e tanti altri piccoli difetti che inficiano seriamente l’esperienza di gioco. La longevità non fa parte delle sue qualità. L’avventura vi terrà impegnati per circa otto o nove ore, con nessuna voglia o stimolo di farvi ricominciare da capo, magari per sbloccare qualche extra interessante. Non capiamo come si possa realizzare un titolo così pieno di bug pur programmando su un hardware (quello Wii) semplice e conosciuto, in grado oltretutto di fornire ottime prestazioni. I ragazzi della Eden Studios e della Hydravision hanno svolto un lavoro buono solo a tratti, introducendo degli spunti interessanti, ma senza mai approfondirli abbastanza.

Voto Recensione di Alone in the Dark - Recensione


5.7

Leggi altri articoli