Recensione

Aliens Colonial Marines

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a cura di Pregianza

Il primo Alien è l’incarnazione perfetta del terrore fantascientifico. Tutto nel film è calcolato alla perfezione: l’ambientazione, l’atmosfera opprimente, l’eroina e, più di ogni altra cosa, la minaccia. Nella mente di H.R Giger si annidano immagini capaci di traumatizzare un serial killer, e gli xenomorfi da lui congegnati sono entrati immediatamente nell’immaginario collettivo. Predatori terrificanti e agilissimi, modellati in base alle più oscure paure dell’essere umano, fulcro dei lungometraggi tanto quanto gli attori protagonisti. 
Tali antagonisti hanno un potenziale enorme in un media come quello dei videogiochi, ma solo pochi sviluppatori sono riusciti a sfruttare le loro spaventose qualità in prodotti di alto livello. Fatto ancor più singolare, poi, è la quasi totale assenza di titoli sopraffini dedicati esclusivamente al marchio Alien, visto che i migliori rappresentanti del gruppo vantano tutti la presenza di un’altra simpatica razza di extraterrestri nota come Predator. I fan, malgrado ciò, hanno sempre sperato in una sorpresa inaspettata, in un gioco capace di catturare realmente l’essenza degli xenomorfi senza bisogno di altre aggiunte. Le fantasie si sono riaccese quando Gearbox e SEGA hanno annunciato di essere al lavoro su Aliens: Colonial Marines, un lavoro cronologicamente collocato dopo il secondo film, e sviluppato con la promessa di essere un reale seguito videoludico delle opere su pellicola, fedele alla saga e studiato per riportarne sullo schermo tutte le migliori caratteristiche. 
Gearbox è sicuramente una software house in grado di trasmetterci una certa fiducia, ma l’abbiamo già vista inciampare in passato su titoli dallo sviluppo travagliato. Saranno riusciti a mantenere le promesse?
Un marine duro a morire
Colonial Marines mette il giocatore nei panni di Christopher Winter, un marine coloniale impegnato in una missione di salvataggio dopo che la sua squadra ha ricevuto una richiesta di aiuto dal soldato Dwayne Hicks. La missione inizia subito male, con la perdita di uno dei gruppi spediti in avanscoperta, e continua chiaramente molto peggio, costringendo i nostri ben presto a trovarsi faccia a faccia con gli xenomorfi in una dura lotta per la sopravvivenza.
Fin qui, tutto nella norma. Il plot ha una base semplice e funzionale, che potrebbe tranquillamente sostenere una struttura simile a quella vista nell’Aliens originale. Purtroppo però siamo in un videogame. Potrà sembrare un’affermazione insensata, ma non è campata per aria. In Colonial Marines sulla carta c’è tutto ciò che serve per un grande seguito, locazioni, personaggi noti, atmosfera… eppure ogni colonna crolla quando ci si rende conto di essere in un videogioco, e di avere di fronte xenomorfi che non solo non risultano nemmeno lontanamente minacciosi quanto quelli visti su pellicola, ma faticano ad avvicinarsi anche durante le scene scriptate. La scelta è comprensibile, perché inserire nel titolo alieni dotati delle stesse capacità viste nei film l’avrebbe reso quasi impossibile da completare. D’altra parte gli sviluppatori avrebbero potuto optare per qualche scelta più coraggiosa, come un numero minore di mostruosi avversari in favore di una pericolosità aumentata, o routine comportamentali nettamente più imprevedibili. Invece alla fin della fiera ci si ritrova semplicemente davanti a uno sparatutto classico, con nemici leggermente più veloci e aggressivi della media. Il fatto che nel plot siano presenti parecchie incongruenze rispetto alla storia di Aliens e alle conseguenze osservate in Alien 3 non aiuta. 
Sia chiaro, la campagna scorre comunque in modo abbastanza fluido e piacevole, ma non convince appieno, specialmente se si è grandi fan della serie. 
To catch a predator, you don’t need a Predator
A livello di gameplay Colonial Marines è uno sparatutto classico, con qualche unicità. I controlli sono estremamente basilari e permettono di scattare per un tempo limitato, mirare, e chinarsi. Non ci sono movimenti acrobatici né meccaniche originali, e le peculiarità si limitano alla presenza di un rilevatore di movimento, grazie al quale si possono osservare i movimenti degli xenomorfi, e alla barra dei punti vita, divisa in tre sezioni che si rigenerano singolarmente ma non in gruppo. La parziale rigenerazione della salute, unita all’aggressività dei nemici, rende il titolo di Gearbox più impegnativo della media a difficoltà normal. Gli xenomorfi sono tanti, cattivi, e picchiano duro, senza contare che durante il girovagare di Winter si incontrano spesso anche agenti della Weyland-Yutani dotati di una mira paragonabile a quella di un cecchino esperto. Il livello di sfida elevato è una cosa molto positiva, ma cozza contro la scelta degli sviluppatori di porre i checkpoint a grande distanza l’uno dall’altro. Può capitare spesso di morire alla fine di uno scontro prolungato, e di doverlo riaffrontare da principio in compagnia di qualche imprecazione extra. Tale scheletro fondamentale costringe ad adottare un approccio lento e ragionato durante gli scontri con i soldati umani, e a muoversi continuamente per evitare gli artigli xenomorfi. Una diversificazione delle strategie che riesce a mantenere a sufficienza sul filo il giocatore.
Per aumentare la varietà, i ragazzi di Gearbox hanno poi inserito delle fasi alternative, tra cui immancabili boss battles e una peculiare sezione horror nella quale si avanza disarmati in territorio ostile. Sono sicuramente extra sensati per dare un po’ di vitalità al tutto, ma faranno storcere ancor di più il naso ai puristi, visto che per introdurle la software house si è presa più di qualche libertà per quanto riguarda l’evoluzione degli xenomorfi. 
In generale, il singleplayer del gioco riesce a divertire, senza convincere pienamente. Agli sviluppatori è mancato il coraggio per proporre un’esperienza davvero unica e indimenticabile all’utenza. 
Xenomorfo è meglio
La situazione per fortuna fa un balzo di qualità quando il giocatore si tuffa nella modalità multiplayer. Qui si ha la possibilità di impersonare sia marine che gli xenomorfi in tutto il loro splendore. Le modalità sono poche, solo quattro, tuttavia contro alieni controllati da un’intelligenza umana la tensione sale esponenzialmente. Nei panni degli alien la propria velocità di base è nettamente superiore a quella dei marine, ed è possibile arrampicarsi sui muri con la semplice pressione di uno dei trigger dorsali. Unite a questa mobilità mappe complesse e ricche di cunicoli, e la presenza di numerose abilità sbloccabili salendo di rango, e otterrete uno dei migliori “simulatori di xenomorfo” in circolazione (nonostante qualche imprecisione nel sistema di controllo, specialmente in fase di “arrampicata”). 
L’offerta online si limita a un deathmatch classico, a una modalità sopravvissuto dove un team di marine accumula punti rimanendo in vita il più a lungo possibile davanti all’assalto del team avversario, a una modalità fuga a obiettivi dove gli xeno devono fermare i soldati prima che raggiungano una nave, e all’extermination mode, uno scontro a obiettivi simile alla modalità domination.
Non è certo un festival di possibilità, ma vengono rese più appetibili dal gran numero di personalizzazioni disponibili per marine e alieni, che spaziano da semplici ritocchi estetici fino a modifiche sostanziali ad armi e attacchi speciali.
Bruttezza di un altro pianeta
Il gameplay di Aliens Colonial Marines riesce dunque a divertire, nonostante le sue mancanze. C’è ad ogni modo un altro fattore da prendere in considerazione, ed è tutt’altro che positivo. Stiamo parlando del comparto tecnico, forse uno dei peggiori che abbiamo potuto osservare in un fps recente su console. Siamo consapevoli che la produzione del titolo è stata tutt’altro che agevole, ma c’è un limite alle problematiche grafiche. Questo limite è stato letteralmente disintegrato nell’ultima opera di Gearbox.
Vedrete compenetrazioni poligonali continue, alcune delle quali mostruosamente evidenti e facilissime da riprodurre durante certi eventi, modelli poligonali poco dettagliati e animati in modo piuttosto legnoso, e, cosa peggiore di tutte, texture che non caricano mai completamente. Quasi a voler limitare il calo di prestazioni, in ogni mappa le texture saranno sfocate appena a qualche metro di distanza dal protagonista, un effetto pessimo e inspiegabile, che brutalizza un motore già non usato nel pieno delle sue potenzialità. Avevamo visto un scempio del genere solo in Duke Nukem Forever, ma in quel caso gli errori erano motivati, in questo non c’è giustificazione che tenga. Non sperate di notare meno la cosa giocando in splitscreen con un amico, ci penseranno i brutali cali di frame rate a riportarvi alla dura realtà.
Anche l’I.A. non brilla per genialità. Gli xenomorfi sono sì agguerriti, ma anche estremamente stupidi, e invece di aggirarvi vi balzeranno spesso e volentieri di fronte, in un aggraziatissimo impeto suicida. Non particolarmente più evoluti i soldati della Weyland-Yutani, pericolosi praticamente solo per la mira perfetta e non per le strategie di gruppo utilizzate. 
Dire che in questo campo si poteva fare di meglio è riduttivo: su console il prodotto è chiaramente affrettato e poco curato, caratteristiche che infastidiscono ancor di più quando si considera che a livello di atmosfera e fedeltà delle locazioni il team ha invece fatto un gran lavoro. Le mappe sono tenebrose e angoscianti, l’illuminazione è impeccabile, e il sonoro, tolti alcuni sbalzi fastidiosi durante le cutscene, fa bene il suo lavoro.

– A tratti riesce a catturare l’atmosfera dei film

– Divertente online, specialmente nei panni degli xenomorfi

– Difficoltà superiore alla media, che rende la campagna discretamente piacevole

– La campagna è linearissima, abbastanza banale e zeppa di incongruenze narrative

– Comparto tecnico indecente

– Gameplay basilare e privo di spunti interessanti nei panni dei marine

– Poche modalità in multiplayer

6.5

Gearbox sembrava la software house perfetta per sfornare un titolo davvero degno degli xenomorfi, eppure le aspettative dei fan sono state quasi vanificate da un lavoro pessimo sul comparto tecnico e dalla mancanza di coraggio degli sviluppatori, che non hanno saputo osare e si sono limitati a creare un FPS lineare di stampo classico con un livello di sfida superiore alla media. Online Aliens: Colonial Marines mostra il meglio di sé e la sua campagna riesce comunque a divertire a tratti, ma ci sarebbe piaciuto vedere un titolo capace di esaltare in ogni sua parte, non un prodotto affrettato e ricco di incongruenze, che riesce solo raschiare la superficie del potenziale del marchio a cui si rifà.

Voto Recensione di Aliens Colonial Marines - Recensione


6.5

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