Recensione

Alien Hominid (Usa)

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a cura di Knock Out

Ironica contraffazione di stampo occidentale o semplice tributo ai padri storici dell’azione bidimensionale? Alien Hominid è certamente entrambe le cose: da un lato un gioco che è un autentico omaggio a vecchie glorie come Metal Slug e Contra con tanti richiami più o meno espliciti, dall’altro un prodotto che segue troppo servilmente temi e stilemi di un ramo videoludico a secco da troppo tempo e che sopravvive solo nella memoria dei videogiocatori più navigati.Chi sperava ad un ritorno in auge della categoria sarà tuttavia contento di constatare che è stato finalmente fatto un primo buon passo verso la riabilitazione di un genere agonizzante!

La storia che ti aspettiIn America (e dove sennò) viene ritrovata e sequestrata una navicella spaziale dagli agenti dell’FBI, con grande disappunto dei legittimi proprietari (leggasi arrabbiati alieni giallognoli) che ne rivendicheranno la paternità con armi e tecniche d’ogni genere: fucili al plasma, pistole e coltellini da boyscout.

Old SchoolAlien Hominid è un tuffo nel passato, uno sparatutto a scorrimento orizzontale che fa eco ai baluardi del genere con una meccanica di gioco semplice e intuitiva, come da tradizione.Un alieno giallo, dai lineamenti antropomorfi e, a vostra discrezione, munito o meno di uno stravagante copricapo, marcerà in senso univoco, da sinistra a destra, mietendo vittime e distruggendo palazzi. E come davanti ad un album di vecchie fotografie ci si trova impegnati a scavare nei ricordi, a cercare le analogie con il presente, a constatare che è cambiato poco o niente e si inciampa inevitabilmente in un mare di deja-vù (e chissà che qualche nostalgico non pensi “il naufragar m’è dolce in questo mare”). Tolto quel futurismo di facciata che è uno spaccato salace e parodistico dell’America odierna, ci si imbatte infatti in una fredda e passiva rispolverata dei moduli sanciti da quei giochi oggi archiviati come retrogames.Se non altro indubbio merito degli sviluppatori è quello di aver inserito un alto numero di tecniche offensive, un gran numero di armi e altresì una buona diversità dei mezzi pilotabili.Il nostro piccolo e spietato amico alieno vanta diverse tecniche di assalto, tutte molto valide e molto divertenti, come la possibilità di celarsi nel sottosuolo e tirar giù gli agenti federali americani, oppure saltar addosso ad uno di loro e scaraventarlo contro frotte di nemici.Come arma secondaria avremo preziosissime bombe a mano, con le quali potremo distruggere gli edifici in secondo piano e sperare che dalle ceneri emerga qualche arma che possa assecondare la nostra smisurata voglia di massacro. Inolte potremo condividere le nostre esperienze sediziose con un altro amico che agirà in contemporanea con noi.La struttura dei livelli si mantiene pressocchè inalterata durante tutta l’avventura, eccetto alcuni eposidi in cui dovremo barcamenarci su strade a scorrimento veloce ed altre trovate che rompono una sostanziale ripetività che ci accompagnerà fino ai titoli di coda.Da segnalare come con il proseguio dell’avventura i neri agenti dell’FBI mettano a punto azioni antisommossa sempre più sofisticate: scorrendo orizzontalmente potremo trovarli rifugiati dietro trincee di fortuna, oppure a bordo di carroarmati o ancora scendere con funi dall’alto.Alien Hominid non si scosta dal solco della tradizione neanche quando si parla di difficoltà: è infatti difficile e proibitivo come tutti i coin-op e i suoi precursori. Una difficoltà a mio avviso tarata male e l’assenza di crediti rendono l’esperienza frustrante ai limiti del concepibile. Inspiegabile d’altronde come si arrivi con estrema facilità alla fine dei livelli e poi occorra sudare e mettere in campo una dose massiccia di pazienza e una copiosa quantità di atrocità verbali per poter superare il mostro finale.

I minigiochiMenzione d’onore va fatta ai tanti minigiochi sbloccabili andando avanti con l’avventura: in alcuni di essi ci troveremo a dar comandi a personaggi stilizzati all’estremo, il loro compito sarà quello di terminare il livello uccidendo tutti i nemici presenti, superando ostacoli, utilizzando piattaforme semoventi, barchette e tant’altro. Le avventure avverranno in uno schermo nello schermo – eh sì – perché cornice di questi minigiochi sarà un PDA o palmare anch’esso disegnato in maniera piuttosto essenziale. In altri minigiochi invece dovremo, ad esempio, conquistare il maggior numero di leccornie possibili, entro il tempo limite, sparando ad un drago volante che le farà cadere al suolo mentre la nostra vita sarà constantemente messa a repentaglio da un macchinario immortale. Ricordiamo anche che in alcune sezioni di questa modalità ci sarà l’opportunità di condividere l’esperienza ludica con altri tre giocatori.La natura prettamente accessoria e minimalista di questa modalità ci fà chiudere un occhio su qualche manchevolezza nel gameplay, nella pochezza di stimoli e in un sistema di controllo non troppo preciso.

Grafica e sonoroI ragazzi di Behemot hanno dato vita ad un piccolo gioiello di stile.Se per un discorso strettamente tecnico, il gioco non brilla per particolari accorgimenti grafici, per contro lo stile è veramente spettacolare. Nel caotico scorrimento longitudinale dello scenerio si intravede un’attenzione artistica per i particolari di grande entità, e poi detonazioni a iosa, animazioni sempre diverse e sempre molto simpatiche (agenti tagliati a metà, squarciati da testa a piedi, vaporizzati con un colpo di fucile al plasma, il tutto stemperato da una spensieratezza di base), fasci di luce che tagliano lo schermo come fendenti di spada, palazzi che crollano, macchine che esplodano, macchine che tamponano, macchine che sparano. Il fio di tanta andrenalinica sovrabbondanza di immagini ed eventi su schermo è un frame-rate che scricchiola, a volte vistosamente, stroncando una totale benedizione al comparto grafico. Il sonoro compie il suo ruolo senza intoppi ma forse una cura più attenta avrebbe potuto diversificare ulteriormente le varie situazioni che sembrano, acusticamente, tutte troppo simili.

– Divertente

– Artisticamente impeccabile

– Una risposta ai nostalgici da coin-op

– Anacronistico

– Fluidità traballante

– Sonoro non entusiasmante

7.0

Alien Homind è quel tipo di gioco che si insinua nei momenti d’inerzia e di stasi di un videogiocatore. Non è un prodotto capace di garantire un duratuto coinvolgimento, ma sicuramente la cosa non rientrava nelle intenzioni dei programmatori. La sua funzione totalmente edonistica, priva di ogni minimo interesse a trasportare il giocatore in esperienze di più ampia portata, lo classificano come un gioco di riempimento e bisogna attestare, in tal senso, la sua piena riuscita.

Forse ci si poteva aspettare qualcosa che assomigliasse a quello che fece Viewtiful Joe, salutato dalla critica come nuova linfa e nerbo di un genere che viveva di luce riflessa, ripiegato su di sè in un effimero compiacimento del passato, proprio come quello che sta succedendo ai giochi Metal Slug-style. Ma al contrario della preziosa gemma Capcom, questo si limita a recitare sterilmente i copioni scritti lustri orsono da SNK, Konami e pochi altri.

La varietà d’azione, uno stile reboante, un sonoro puntuale, un’ironia di fondo, un divertimento assicurato fanno di Alien Hominid un buon prodotto, indirizzato non necessariamente ad una precisa categoria d’utenza (astenersi persone poco pazienti) anche se sarà particolarmente apprezzato dai patiti dell’azione in 2D che vedranno in questo elaborato nuova benzina per quella fiamma accesa 112 bit fa.

Voto Recensione di Alien Hominid (Usa) - Recensione


7

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