Soli, nello spazio silenzioso ma bellissimo, perennemente alla ricerca di ossigeno per compensare le scorte di una tuta spaziale danneggiata, mentre tutto intorno i detriti di una base spaziale quasi distrutta si trasformano in pericolosi “proiettili” da evitare. E poi laboratori e stanze che sembrano tutti uguali, l’assenza di gravità che rende difficile muoversi, sguardi fugaci a una Terra mai così bella e affascinante. Lo scenario di Adr1ft, tra i primi titoli in assoluto a sfruttare Oculus Rift, è bene o male questo dall’inizio alla fine e per chi ha sempre voluto sperimentare con l’arma della soggettiva una situazione in stile Gravity (il film di Alfonso Cuaròn del 2013) sarà accontentato. Sviluppato da Three One Zero e disponibile su Steam a 19,99 euro con testi e sottotitoli in italiano, Adr1ft sembra in effetti un titolo realizzato appositamente per la realtà virtuale, anche se non avendo ancora in nostro possesso l’Oculus Rift lo abbiamo giocato per forza di cose su un classico monitor. Il voto finale si riferisce quindi a questa versione “liscia” del gioco e non dubitiamo che in VR Adr1ft guadagni molto in termini di coinvolgimento, ma per ora dobbiamo accontentarci di un normale PC con GTX 970, processore Intel Core i7 970, 6 GB di RAM e un SSD Sasmung da 256 GB. A proposito, il gioco con questa configurazione gira perfettamente in Full HD a 45-50 fps con tutti i dettagli su Epico (il massimo consentito), ma i 60 fps si raggiungono facilmente rinunciando a maxare qualche effetto (per lo più le texture).
Maldetto ossigeno
A livello di gameplay Adr1ft potrebbe benissimo essere paragonato a un walking simulator, con l’unica differenza che qui non si cammina ma si fluttua nello spazio. Una differenza importante che da un lato rende i movimenti molto più lenti e macchinosi del solito, ma che dall’altro, proprio per questa lentezza di fondo, contribuisce a rendere credibile l’esperienza nello spazio della nostra alter ego Alex Oshima, unica sopravvissuta a un incidente su una stazione spaziale che cerca disperatamente di trovare il modo per tornare sulla Terra. In Adr1ft si sfrutta molto la verticalità e, non essendoci corridoi prestabiliti se non nelle parti interne della stazione spaziale, preparatevi a perdere molto spesso l’orientamento, soprattutto all’esterno e a causa di interni fin troppo simili tra loro (per lo più stanze con pareti bianche e laboratori scientifici). Il fatto di poter fluttuare liberamente aggiunge un ulteriore difficoltà nell’orientarsi e la mappa dell’HUD è più confusa che altro e aiuta ben poco a destreggiarsi. Ciò non sarebbe un problema se non fossimo continuamente alla ricerca di bombolette d’ossigeno per ricaricare la tuta, pena la morte certa dopo un paio di minuti tra una ricarica e l’altra. Questo elemento survival, che rimane tale dall’inizio alla fine, viene mitigato in parte dall’abbondanza di bombolette sparse per tutto il gioco e dall’upgrade della tuta, che circa a metà gioco può essere potenziata per contenere più ossigeno. Nonostante ciò, questa continua e assillante ricerca di bombolette comincia a stancare già dopo 30-40 minuti, e dovercela sorbire per le 4-5 ore di durata complessiva non è proprio il massimo.
Silenzio e distruzione
Se poi vi aspettate un titolo dal ritmo sostenuto e avvincente, rivolgetevi pure altrove. Adr1ft è infatti un gioco molto lento, dove succede poco o nulla e si va continuamente da una parte all’altra della base per attivare macchinari, risolvere qualche semplice enigma e scoprire su computer, Hard Disk e registrazioni audio quello che è successo, anche ad alcuni degli altri astronauti scomparsi. Questo lato narrativo del gioco funziona abbastanza bene e, visto che Alex è praticamente muta per tutto il gioco, le voci-guida che ci accompagnano nel gioco e le registrazioni audio degli astronauti forniscono un background narrativo ben fatto e abbastanza interessante, sebbene alla fine ci aspettassimo qualcosa di più misterioso e intrigante. Come già accennato, la longevità non è poi il punto forte del gioco. Difficilmente infatti impiegherete più di 4-5 ore per terminare il gioco e, anche in questo caso, Adr1ft non si discosta poi tanto da molti altri recenti walking simulator. Bisogna comunque ammettere che una durata maggiore avrebbe diluito ulteriormente un ritmo di gioco già molto compassato, senza dimenticare che con Oculus Rift le singole sessioni di gioco dovrebbero essere molto più brevi e siamo davvero curiosi nello scoprire come reagirà il nostro fisico (e soprattutto il nostro stomaco) ai movimenti fluttuanti nello spazio. Dove Adr1ft convince di più è certamente nell’atmosfera, nell’indubbio spessore grafico e nella capacità di farci davvero sentire (con i pro e i contro che ciò comporta) alla deriva nello spazio. Peccato che anche il resto del gioco non sia allo stesso livello e che il rischio di perdere interesse già dopo la prima ora sia più che tangibile. Se però adorate le esperienze spaziali e non vi spaventa il lento modello esplorativo dei walking simulator, potreste anche apprezzare questa odissea solitaria a gravità zero.
– Bella atmosfera
– Graficamente lodevole
– Trama interessante…
– … ma ci aspettavamo qualcosa di più misterioso
– Ritmo molto lento
– Bassa longevità
– Elementi survival un po’ forzati
Adr1ft non è un brutto gioco e sicuramente, con un Oculus Rift in testa, guadagnerà qualcosa di più in realismo e immersività. Eppure, nonostante l’ambientazione evocativa, la bella grafica e una trama niente male che si dipana tra registrazioni audio, messaggi e mail, questa odissea spaziale in solitaria rimane un’esperienza non molto ricca di emozioni e poco avvincente, con in più una durata esigua ed elementi survival troppo insistiti.