Absolver è un film western, solo che nel peculiare online melee action game (termine adottato dagli stessi dev) sviluppato da Sloclap, al posto delle pallottole e delle Colt a sei colpi, ci si riempie di mazzate a suon di calci e pugni, un vero inno alle arti marziali. Absolver è però allo stesso tempo un western realizzato da Sergio Leone, fatto di sguardi gelidi, immensi scorci e duelli uno contro uno all’ultimo sangue, ma in un attimo può diventare un western a là Bud Spencer & Terence Hill, caotico e caciarone, in cui si menano le mani a destra e sinistra, contro una schiera di nemici tutti uguali, in cui non si sa bene chi o cosa si stia colpendo. Questi sono i due lati di una stessa medaglia chiamata Absolver, capace di regalare uno dei combat system più peculiari e meglio realizzati al giorno d’oggi, ma di mischiarlo spesso con fasi di lotta confusa, in cui il potenziale del gioco viene messo a tacere per via di alcuni difetti e limiti.
End of the road
Absolver è un titolo che richiede molto tempo prima di essere maneggiato, il button mash è una via sconsigliata e per apprendere al meglio le raffinate tecniche di combattimento occorrono svariate sessioni di gioco. La profondità e la ricercatezza dei duelli stridono però visibilmente con quello che Absolver ha da offrire, un titolo che, se attraversato in linea retta, non richiede più di una manciata d’ore per essere portato a termine. In Absolver è difficile parlare di una storia vera e propria e forse il termine più adatto è mitologia, una mitologia fatta da un regno oramai caduto e in frantumi, quello di Raslan, dove un manipolo di Prospect – tradotto come Promessa nella pagina di Steam, ma il gioco è completamente in inglese – lotta senza sosta per scalare la torre di Adal e assurgere al grado un Absolver. Il percorso non è però privo di ostacoli, perché lungo il cammino che porta in cima al punto più alto di Raslan, l’aspirante Absolver dovrà prima sconfiggere sei mini-boss – chiamati Marked One – e infine sfidare i due boss veri e propri, Kuretz and Calgar / Kilnor. Le atmosfere sospese, i lunghi silenzi e qualche indizio sparso qua e là aiutano a mantenere viva l’aura di leggenda che circonda questo cammino dell’eroe senza volto, ma la realtà è che ben presto ci si dimentica di chi si stia combattendo o per quale motivo lo si stia facendo e solo qualche ispirato filmato contribuisce a far correre la mente verso la storia, che rimane sempre un elemento di fondo. Il mondo di Absolver è piccolo, è un open world composto da poche zone e per esplorarlo da cima a fondo non occorre nemmeno un’ora: in teoria, se pad alla mano si è abbastanza abili da maneggiare al meglio le tecniche di lotta dopo poco allenamento, la strada verso i titoli di coda termina dopo pochi giri di orologio. Il rischio concreto è dunque quello di pensare di aver già visto tutto dopo la vittoria sui due boss finali e di lasciarsi così alle spalle il titolo di Sloclap dopo qualche serata in compagnia di gioco: questo è l’errore più grave, perché Absolver non è un’opera che si conclude dopo la prima run, ma è uno di quei piatti da assaporare poco alla volta e fino all’ultimo boccone, scarpetta compresa, per apprezzare al meglio e valorizzare tutte le sfumature e la ricercatezza dei suoi ingredienti. Ora inizia il bello.
Colpire per primi, colpire forte, senza pietà
Giocare ad Absolver equivale a girare su e giù per delle aree ristrette, perdersi in quei labirinti fatti di case semi-distrutte, viottoli in riva a un porto e ombreggiati boschi, dove gli unici punti di riferimento sono i pochi checkpoint sparsi qua e là, combattendo una serie di NPC taciturni, con un character design spesso piatto e molto ricorrente. Questo dovrebbe essere divertente? Assolutamente sì, perché il combat system di Absolver è talmente riuscito che andrebbe incorniciato ed esposto, è qualcosa che ti cattura e ti costringe ad apprendere ogni singola tecnica, letteralmente rubando e osservando le movenze e i colpi dei nemici: nelle ore spese nel regno di Raslan mi sono sentito come un novello Daniel LaRusso in Karate Kid, sulle prime un pavido lottatore capace solo di sferrare qualche pugno o calcio e di concatenare un paio di semplici combo, che spesso venivano lette e ribaltate dai nemici, ma col tempo ho affinato i miei attacchi, personalizzando e modificando più e più volte le sequenze, fino a mettere insieme un vero balletto mortale, una danza spietata in cui l’avversario si vede piovere addosso una sfilza di fendenti provenienti da ogni lato: calcio basso a sinistra, calcio alto nel lato opposto e poi montante destro. Un altro Marked One è finito nella mia collezione di nobili caduti. Absolver richiede tempo e dedizione, come in un vero dojo: per imparare le nuove mosse occorre sfidare quanti più avversari possibili e, parando o evitando i loro colpi, questi entreranno un po’ alla volta a far parte del proprio mazzo, un elenco di tecniche personalizzabile nell’apposita sezione di allenamento. Credo di aver passato almeno una decina di minuti dopo ogni nuova mossa appresa, giocando a lungo con le quattro posizioni di partenza – due di spalle e due frontali – per capire quali fossero i colpi che meglio si inanellavano, sfruttando quest’arena sospesa per introiettare il giusto tempismo del moveset, fatto di parate, schivate, pugni veloci o pesanti gomitate dirette, in grado di rompere la guardia nemica. Non manca poi la classica barra della stamina, un’ulteriore variabile da tenere sempre in considerazione. È nei duelli 1 vs 1 in PVP che emerge tutta la bellazza del sistema di combattimento di Absolver e la bravura del giocatore pad alla mano: immerso in uno scenario silenzioso, mentre il vento sfiorava le foglie di alti alberi, io e un degno avversario in carne ed ossa abbiamo messo in gioco le nostre tecniche, ognuno con il suo stile, il mio più votato alla forza bruta, il suo ispirato alle movenze di un ubriaco – ma non per questo meno letale – e abbiamo dato vita uno spettacolare intrecciarsi di finte, controfinte e attacchi, culminati al quinto e ultimo round con l’apparizione sulla scena di una spada, il solito imbucato che nessuno aveva invitato. La magia di Absolver è infatti leggera e flebile e basta un piccolo granello di sabbia per inceppare il delicato meccanismo, come ad esempio le armi, superflui arnesi che spezzano gli equilibri e favoriscono oltremodo chi le possiede. Ogni combattimento è un meticoloso rito di devozione verso le arti marziali ed è quindi naturale che Absolver dia il meglio di sé quando si incontra un nemico alla volta: purtroppo, se giocato in solitaria, abbondano invece i momenti in cui ci si trova a fronteggiare anche tre o quattro NPC contemporaneamente e il castello di carte costruito da Sloclap finisce per cadere, vittima di una confusione generale in cui è impossibile leggere la direzione dei colpi, dove puntare un singolo avversario diventa un’impresa e non mancano gli attimi nei quali la telecamera si incastra nei muri o ondeggia a causa dei differenti livelli d’altezza su cui sono posti i contendenti. Lo sviluppo del personaggio non avviene solo tramite i combattimenti, ma Sloclap ha anche inserito elementi tipici da RPG. La creazione del personaggio non richiede che pochi minuti e, a parte i pochi elementi estetici iniziali, l’unica vera decisione è quella in merito ai tre stili di lotta di partenza, più votati alla forza o all’agilità, ma che col tempo possono essere integrati e modificati quasi completamente. Le classiche statistiche, come la vitalità, la forza e la destrezza, devono essere potenziate spendendo i punti esperienza accumulati dopo i duelli, ma Absolver non brilla certo in profondità sotto questo aspetto; vi sono anche degli equipaggiabili che modificano le caratteristiche – estetiche e non – del proprio alter ego virtuale, ma scordatevi lunghe pause durante le quali individuare la migliore combinazione. Si potrebbe accusare quindi Absolver di superficialità ma, almeno personalmente, apprezzo la scelta di Sloclap non voler appesantire il proprio prodotto dilungandosi su ciò che non fa parte del cuore dell’esperienza di gioco, ossia i combattimenti. Una maggiore importanza viene invece assunta dalle abilità speciali, attivabili con i direzionali nel pad, come ad esempio la ricarica dei punti vita o un’onda d’urto capace di allontanare i nemici, tecniche che spesso e volentieri mi hanno cavato dagli impicci nelle situazioni più ostiche.
Combattere assieme è meglio che da soli
L’opera del team francese è un pensata per esser giocata online, anzi, è solo fianco a fianco degli altri aspiranti Absolver, nella collaborazione o nel tradimento, che la metafora del percorso di caduta, redenzione e ascesa trova pienamente il suo compimento. L’esperienza in singolo, oltre ad esse breve come detto in apertura, rende il caduto regno di Raslan ancora più silenzioso, desolato e vuoto di quanto già non sia, ed evidenzia inoltre alcune lacune dell’IA, con gli NPC che, come accade in altri titoli di questo genere, tendono sempre ad orbitare ossessivamente attorno al proprio spawn point. Se condiviso online, l’open world diventa invece un universo vivo e pulsante, continuamente attraversato da eroi senza volto, ognuno alla ricerca della propria strada, ognuno all’inseguimento del proprio taciturno obiettivo celato dietro un’imperscrutabile maschera. Non ci sono regole già scritte in Absolver ed è questa totale libertà di essere ciò che si vuole il fiore all’occhiello di un mondo online che muta a seconda delle proprie decisioni: vedete un personaggio di cui volete rubare le movenze? Sfidatelo in un 1 vs 1 all’interno di un’arena ristretta e cercate di aver la meglio. Oppure preferite seguire i suoi passi ed approfittare della sua devastante ginocchiata in salto per sconfiggere un boss ostico? Potete tranquillamente farlo e se vi stufate, nulla vi vieta di girar le spalle e di ingaggiare un duello sul posto, ma ogni azione ha le sue conseguenze. Non manca poi la possibilità di dar vita ad una scuola virtuale di arti marziali, in cui vestire i panni del già citato Daniel LaRusso, per seguire i passi di una guida e apprendere le sue tecniche, oppure di essere voi stessi il capo del dojo, il maestro Miyagi di Raslan. Absolver è un MMO aperto a chiunque, ma allo stesso tempo può diventare un ristretto circolo elitario in cui limitare l’accesso al proprio mondo di gioco ai soli amici su invito: in entrambi i casi, la formula funziona bene, salvo rari rallentamenti nel passaggio tra un’area e l’altra, quando entrano nella medesima zona più utenti contemporaneamente.
Un mondo piccolo, ma incantevolmente pericoloso
Le linee estetiche di Absolver sono strettamente legate allo spirito quasi metafisico del gioco, dove a farla da padrona sono il silenzio in cui avvengono gli incessanti duelli, spezzato solo dal cozzare dei colpi. Il mondo appare al di fuori del tempo e dello spazio, sospeso in una dimensione quasi extracorporea, dove ogni casa sventrata, ogni albero, ogni ponte e prato verde richiama queste atmosfere sognanti e lontane, in cui emergono gli ambienti di gioco tinteggiati con tonalità pastello sfumate, l’ennesimo tocco che contribuisce ad elevare l’art direction di Absolver, un titolo con uno stile incantevole. L’opera di Sloclap è mossa dall’Unreal Engine 4 e, anche a livello prettamente grafico, Absolver riesce a difendersi bene, soprattutto su PC – versione testata per la recensione – dove spiccano i 60 frame al secondo, a differenza della versione PlayStation 4, che si “ferma” sulla soglia dei 30 fps. Parlando di opzioni, in entrambe le incarnazioni di Absolver, vi è la totale libertà lasciata al giocatore per la mappatura dei tasti, mentre osservando le impostazioni grafiche nella versione PC, non si può certo dire che abbondino le opzioni, limitate ad alcuni preset per la qualità delle texture, delle ombre o dell’anti-aliasing. Vanno infine segnalati dei bug sporadici, come personaggi che si incastrano qua e là, alcune compenetrazioni poligonali, combattimenti che entrano in un loop senza fine o misteriose sparizioni di NPC.
Hardware
Requisiti minimi
– Sistema operativo: Windows 7/8/8.1/10 x64
– Processore: Intel Core i7-950 (4 * 3000) or equivalent / AMD Phenom II X4 965 (4 * 3400) or equivalent
– Memoria: 4 GB di RAM
– Scheda video: GeForce GTX 480 (1536 MB) / Radeon HD 7850 (2048 MB)
– DirectX: Versione 9.0
– Rete: Connessione Internet a banda larga
– Memoria: 11 GB di spazio disponibile
Requisiti consigliati:
– Sistema operativo: Windows 7/8/8.1/10 x64
– Processore: Intel Core i5-4670K (4*3400) or equivalent / AMD FX-8320 (8 * 3500) or equivalent
– Memoria: 8 GB di RAM
– Scheda video: GeForce GTX 960 (4096 MB) / Radeon R9 380 (2048 MB) or better
– DirectX: Versione 9.0
– Rete: Connessione Internet a banda larga
– Memoria: 11 GB di spazio disponibile
– Set di mosse e tecniche completamente personalizzabile
– Immediato, ma anche profondo e complesso
– Unico nel panorama dei picchiaduro
– Giocato online rende al massimo
– Andrebbe acquistato anche solo per gli 1 vs 1
– Nei combattimenti di gruppo mostra parecchie lacune
– IA non sempre brillante
– La telecamera alle volte “impazzisce”
– L’esperienza in singolo si esaurisce in breve tempo
Se cercate un fighting game diverso dal solito, capace di coniugare un’apparente immediatezza con una profondità e una totale libertà per il proprio stile di combattimento, Absolver fa proprio al caso vostro. Le sfide in 1 vs 1, che siano contro un NPC guidato dal computer o, meglio ancora, dei duelli contro un avversario in carne ed ossa, non si discutono, perché la loro eccelsa qualità e raffinatezza emerge da ogni singola mossa, dalle tecniche d’attacco, dalle finte e dalle parate. Vengono richiesti pratica, allenamento e dedizione, ma ne vale sicuramente la pena. Purtroppo, non sempre queste eccellenze riescono ad emergere: se affrontato in solitaria, Absolver ha poco da offrire, il mondo di gioco è poco esteso e alle volte i combattimenti “di gruppo” scadono nella totale confusione. Il consiglio è dunque quello di godersi con calma e in compagnia Absolver, il classico gioco a cui più dai, più ti restituisce.