Volete la solita, inutile, prolissa introduzione? No, fa troppo caldo, non ne ho voglia, ma soprattutto non servirebbe a nulla ad un gioco come A Bloody Night, un action 2D a scorrimento orizzontale tutto italiano sviluppato dal solo Emanuele Leoncilli, un concentrato di sangue, mazzate a suon di spada, morte e vendetta, un gioco dove la sola opzione presente è quella riguardante la presenza o meno della musica. Fine: si inizia la partita e si viene catapultati davanti ad una lunga serie di nemici da fare in mille pezzi, da dividere in due o a cui spappolare il cranio. A Bloody Night è un elogio alla semplicità.
Datemi una scusa per fare una strage
Che senso ha, in un action, perdere del tempo dietro a inutili a puzzle o a scervellarsi per decidere che armatura indossare o dove posizionare i punti esperienza accumulati? Io voglio solo mettere un’altra tacca sulla lunga lista dei nemici caduti ai miei piedi! Questo non è il mio pensiero – anche se in buona parte lo condivido – ma è la stessa domanda che si è posto Emanuele Leoncilli, l’autore del gioco, ed è, ovviamente, lo spirito alla base di A Bloody Night. Ci sarebbe anche una storia, ma proprio come i cabinati anni ‘80 a cui il titolo si ispira, come i vari Ghosts’n Goblins o Rastan, è solo un pretesto per lasciarsi alle spalle una lunga striscia di sangue: c’è un regno tranquillo, quello di Greyplan, dove c’è una tranquilla taverna, gestita dall’ancor più tranquilla Asteria che però ha un fratello leggermente meno tranquillo, Kerykos, il protagonista del gioco, il quale diventa una macchina da guerra peggio di Steven Seagal quando all’inizio di ogni suo film viene ucciso il suo collega/figlio/moglie/maestro, dopo il terribile assassinio della cara sorella. Da qui prende il via il viaggio per vendicare l’amata parente lungo tutto il regno di Greyplan, suddiviso in venti livelli, ambientati fra castelli, deserti, oasi, caverne e foreste, ma non aspettatevi chissà quale evoluzione morale, pentimento o sviluppo interiore del protagonista: A Bloody Night è un arcade duro e puro e non lascia spazio a ragionamenti o sottili trame. In fin dei conti è giusto così e se avete deciso di investire i vostri cinque euro – il titolo ha un prezzo ultra-budget – per goder di una buona scrittura, siete voi nell’errore.
Menare alla cieca
Come per ogni action, anche il giudizio per A Bloody Night verte tutto attorno alla sua giocabilità che, purtroppo, presenta tanti spunti positivi, quanti negativi. Rispetto ai suoi lontani parenti cabinati, il lavoro di Emanuele Leoncilli cerca di dare un’evoluzione al combat system, senza per questo allontanarsi dall’immediatezza e dal feeling famigliare una volta che si impugna il pad. Così, accanto all’attacco leggero, sono stati inseriti anche un attacco pesante e una parata, mosse da usare con parsimonia e legate ad una barra della stamina. Queste semplici introduzione danno così vita a delle interessanti combo, a cui si aggiungono anche gli attacchi in salto: non aspettatevi un moveset degno dei migliori Souls, ma parare una freccia, per poi saltare sopra un cavaliere corazzato ed infine abbattere, con un sol poderoso fendente, tre soldati in armatura, è sempre un bel godere. Purtroppo, proprio nel bel mezzo di una combo, quando il moltiplicatore del punteggio sale a ritmi vertiginosi, ecco che il divertimento viene spezzato dalla rigidità dei movimenti: le morti si susseguono che è una bellezza, la sensazione di trial & error aleggia sopra ogni singolo livello, ma le sconfitte più dolorose sono quelle avvengono solo perché Kerykos non è in grado di spostarsi, né di cambiare la direzione dei colpi durante un attacco. Se vi sono due o più avversari ai lati del protagonista, l’unica speranza è quella di saltare via, sfruttare l’intelligenza non proprio sopraffina dei nemici per creare un’unica coda, e dopodiché abbatterli tutti assieme. Purtroppo, tale soluzione non può essere annoverata fra le strategie di gioco, ma è solo una scappatoia davanti ad un difetto. A questo bisogna aggiungere poi delle animazioni non sempre chiarissime dei pattern nemici: è infatti pressoché impossibile individuare il frame in cui il cavaliere posto lungo il cammino di Kerykos colpirà con la sua lancia, rendendo così ancora più complesso effettuare la parata con il giusto tempismo. La barra della vita scende, ma gli interrogativi restano.
Come una catapulta
Gli stessi venti livelli che compongono le dilaniate lande di Greyplan sono un inno all’immediatezza, a discapito però del level design: ciascuno stage è più che altro un’arena lineare che non richiede più di uno o due minuti per essere portata a termine, semplicemente, eliminando fino all’ultimo nemico che si frappone lungo il tragitto di sangue e vendetta. Più facile a dirsi che a farsi: in puro stile eighty, l’asticella della difficoltà è posta in alto e, se nei primi livelli tutto fila liscio come l’olio, già verso il settimo capitolo l’avventura inizia a farsi più complicata, per poi culminare in un tripudio di trappole – come lance che spuntano dal terreno o che cascano dall’alto o, ancora, tronchi affilati – cannoni e bestioni corazzati nelle fasi finali. Il tasso di sfida e le morti cicliche, uniti alla brevità dei livelli, producono però uno strano effetto, che trasforma il titolo nel derivato di un rhythm game, in cui interiorizzare i movimenti dei nemici, da colpire seguendo un’invisibile melodia. Non il massimo della varietà. Sulla carta, A Bloody Night può essere terminato in un paio di ore, che si moltiplicano però a causa dei frequenti game over. La spending review non ha però solo levato gli inutili orpelli dall’opera di Emanuele Leoncilli, ma ha anche privato A Bloody Night di alcuni elementi che avrebbero reso l’avventura giustamente più varia: stiamo parlando dei classici power up, delle armature o armi sparse lungo i livelli e che in genere contraddistinguono i titoli di questo genere, ma di cui si sente la mancanza mentre ci si diletta fra gli innumerevoli ostacoli proposti dall’action 2D. Come si inizia, si finisce, ad esclusione di tre livelli bonus dove, tramite dei semplici mini-giochi, è possibile allungare la barra della vita, ottenere un attacco pesante extra e sviluppare una sorta di rage mode, praticamente indispensabile per avere la meglio nel finale. Il senso di progressione e scoperta viene per fortuna salvaguardato dalla buona varietà dei nemici, dai classici cavalieri semplici dei primi stage a quelli dotati di scudo e armatura, fino ad arrivare ai mastodontici Titani e Myrmillarius, che sopperiscono alla mancanza di veri e propri boss.
La semplicità prima di tutto
Dal punto di vista grafico e tecnico, A Bloody Night non ha bisogno di molte parole e la migliore descrizione è tutta racchiusa nelle immagini a corredo della recensione. La pixel art non è di certo delle più raffinate, gli orpelli decorativi sono pressoché assenti e anche le animazioni prestano il fianco a qualche critica, come già scritto nel corso dell’articolo. Qualche spunto positivo proviene dagli scenari, impreziositi da una inaspettata distruzione degli ambienti – qualche semplice elemento, come alberi o rocce – e da una sufficiente varietà, e anche da una presenza massiccia di sangue, violenza e gore, che si traduce in schizzi pixelosi di sostanze ematiche per tutto lo schermo. Buono infine l’accompagnamento musicale in 8-bit, trasportato con una macchina del tempo dal 1988 al 2017.
Hardware
Requisiti minimi:
– Sistema operativo: Windows 7 or newer
– Processore: Intel Core 2 Duo 2.4 ghz or equivalent
– Memoria: 2 GB di RAM
– Scheda video: 512 MB Graphics card
– Memoria: 160 MB di spazio disponibile
– Immediato e divertente
– Qualche spunto interessante nel combat system
– Sangue, vendetta e violenza
– Buona varietà di nemici
– Controlli legnosi
– Level design fin troppo lineare
– Può scadere il un loop senza fine
A Bloody Night è il frutto di tre anni di incessante lavoro da parte di Emanuele Leoncilli e, solo per questa dichiarazione d’amore per gli action in stile anni ‘80, A Bloody Night andrebbe promosso. Togliendo però gli occhiali della nostalgia, si scorgono alcuni difetti e svariate imprecisioni che inquadrano il titolo nella cerchia degli indie più puri: abbattere a suon di spadate, parate e combo i tanti nemici che si parano lungo il percorso di vendetta di Kerykos è divertente e appagante, a cui va aggiunto un notevole tasso di sfida, ma le animazioni legnose e difficili da interpretare, unite alla poco varietà dei contenuti, rendono A Bloody Night un titolo fin troppo semplice e lineare.