Recensione

187 Ride or Die

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a cura di Knock Out

Nelle malfamate strade di Los Angeles, corse e sparatorie sono all’ordine del giorno. Ma quando il capo locale Dupree viene ferito da Cortez, la sua nemesi della mafia messicana, il controllo sul quartiere viene messo in discussione: Cortez e suoi lacché vogliono farlo fuori.Buck, il nostro avatar virtuale, è la nuova leva del crimine organizzato, nonché allievo e debitore morale di Dupree. Il capo non tarderà a richiamare il giovane e a complottare con lui un modo per eliminare i contendenti al potere e riportare il quartiere sotto la sua totale amministrazione.Ma non si tratta di un favore in nome di una cara amicizia, bensì di un ordine: fallire significherebbe morire.

Aggiungi un posta a tavolaIl titolo della Ubisoft, come si può ben intuire, si inserisce in una categoria di gioco tutt’altro che vergine, popolata da una quantità incredibile di titoli, tutti aventi una qualità mediamente orientata verso il basso. Sospeso nel retaggio del vecchio, il gioco in questione riprende in maniera anonima i dettami del fecondo mondo delle corse clandestine e della malavita, filtrandoli, neanche tanto, attraverso il videogioco.

Corri o MuoriIl gioco si articola in corse di vario genere: per conseguire il gradino più alto del podio potremo servirci di un discreto arsenale disseminato per le strade cittadine, insieme a munizioni e turbo. Il gioco offre poca varietà di ambientazioni, spesso riciclate in più missioni o semplicemente riproposte invertendo il percorso.Per diluire i corposi caricamenti e garantire una certa continuità all’azione, i programmatori hanno pensato di fornire i dettagli della missione nella stessa schermata di reload.Nostro compito sarà quello di guidare la vettura nei meandri cittadini (numerose sono le traverse, i vicoli e le scorciatoie dove peraltro troveremo le armi più potenti) e di annegare nel piombo le ambizioni degli altri concorrenti. Questo grazie al nostro alter ego virtuale che si spingerà per metà busto oltre la cappotta della macchina imbracciando vari tipi di armi.Per doveri di cronaca bisogna menzionare una buona e quantomeno accattivante modalità multigiocatore, che si dipana nella più classica delle sfide uno contro uno e nella possibilità di affrontare le gare in cooperativa, durante le quali le operazioni, già menzionate poco sopra, verranno slegate e divise tra chi guida (1P) e chi spara (2P).Il modello di guida è semplice. Il campionario di macchine è abbastanza ampio e spazia da berline a cabrio, da fuoristrada a furgonicini. Al di là dei parametri tecnici di cui è veramente difficile sondare la veridicità e le diverse risposte su strada, l’unica sostanziale differenza, che si avverte come diretta conseguenza della stazza del veicolo, consiste nella sensazione di velocità.I pesi piuma, in tal senso, danno parecchie più soddisfazioni.Le macchine si lasciano guidare con scioltezza senza particolare spese di ordine cerebrale, tant’è che con il turbo le macchine non perdono aderenza col terreno, i muretti ed i pilastri sembrano fin troppo evitabili, gli oggetti sono diffusi a iosa e non è presente quell’effetto elastico che fa rimanere unito il gruppo di corridori motorizzati. Inutile dire che il tutto rende le gare fin troppo prevedibili, facili ed, in un’ottica più ampia, il gioco demotivante.Il nostro mentore Dupree volta per volta ci informerà sul da farsi: nella maggior parte dei casi il nostro unico obiettivo sarà quello di arrivare primi, altre volte dovremo consegnare pacchi bomba e quindi stare attenti ad urti ed evitare sinistri (GTA docet), altre volte ancora ci troveremo francobollati dalle forze dell’ordine. Il fulcro dell’azione risiede nel dualismo spara e corri. Difatti quando un avversario sarà sufficientemente vicino il nostro personaggio mirerà automaticamente la vettura. Ogni automobile presenta una barra di energia e una volta esaurita la macchina salterà in aria descrivendo spettacolari acrobazie di burnoutiana memoria. Avremo inoltre la facoltà di mirare dietro e pararci le spalle da arrembanti contendenti, od anche, qualora se ne verificasse l’occasione, speronare gli avversari sul fianco per impossessarci della loro artiglieria.Anche la nostra vettura verrà inevitabilmente danneggiata dalle battaglie stradali, ma potremo ogni volta risanarci con opportuni potenziamenti energetici.Altro nodo nevralgico del gioco è la presenza del turbo, che può essere accumulato dando un taglio spericolato alla nostra guida, ovvero eseguendo derapate, sorpassi contromano e quant’altro, oppure potrà essere completamente ricaricato investendo la relativa icona-oggetto mentre maciniamo chilometri sull’asfalto.Ciò che mina le basi del divertimento è un livello di sfida drammaticamente basso, un’IA imbarazzante e un andamento dell’esperienza ludica monotona decrescente.

Chiudiamo un occhio, anzi dueCinque anni di indottrinamento sul funzionamento di una macchina non sono bastati: 187 Ride or Die offre un’esperienza visiva che vanifica buona parte dei progressi fatti dall’uscita del 128 bit Sony fino ad oggi.Una bellezza picassiana, in tutta la valenza ironica del termine: le macchine sono squadrate e poco definite, le luci evanescenti e le texture slavate sembrano dare una passata di smalto allo schermo regalando un’immagine opaca e sbiadita. Soventi sono anche i traballamenti del motore di gioco che mortificano ulteriormente l’esperienza ludica.Gli elementi del paesaggio sono grezzi e poco colorati; il design filo-occidentale è quello che di norma viene contestualizzato in giochi del genere: l’albero di palma sul marciapiede, neon e scritte luminose, vicoli stretti e otturati dall’immondizia, donnine succinte alla partenza e macchine prive di alcuna controparte reale, con cappotta removibile per permettere a Buck, o chi per lui, di uscire per metà busto ed inondare le strade di piombo.Anche i personaggi sono perfetti stereotipi della cultura americana.Nel marasma generale, tutto sommato è d’uopo salvare il buon effetto di velocità, ed un turbo ben realizzato.I replay e le collisioni sono chiare scimmiottature del più blasonato Burnout e non fanno altro che accrescere il debito di originalità.Discorso analogo per il piano sonoro. Anche qui non assistiamo ad un superamento della consuetudine, tant’è che radio e musiche hip-hop risultano essere strettamente figlie del filone di gioco a cui il prodotto fa riferimento.

– Veloce ed immediato

– Modalità cooperativa ben riuscita

– Quadro tecnico lassista

– Lezione di mal costume

– Impostazione di gioco arida e datata

5.5

Il gioco, va detto, non offre all’accusa grandi spunti per declamatorie che possano bocciarlo in toto. Non vi sono emorragie di difetti, e se si sorvola sul quadro tecnico, l’unica vera colpa è una totale mancanza di carisma, quel soffio di adrenalina che non ti farebbe mollare il pad a meno di crampi.

Un impianto ludico piatto, asfittico, che alla lunga annoia e che affida la confezione di gioco ai tarli dello scaffale.

Una meccanica di gioco troppo semplicistica e superficiale, incapace di rinnovarsi col passare del tempo ed un realizzazione tecnica che non aiuta ad ingoiare la pillola, fanno di 187 Ride or Die un semplice numero di matricola all’interno di un mercato saturo di titoli del genere, un gioco che, in definitiva, non fa testo nell’economia dell’intrattenimento videoludico.

Voto Recensione di 187 Ride or Die - Recensione


5.5

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