Quantic Dream, addio Sony: il caso, le cause, gli scenari
a cura di Paolo Sirio
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Quantic Dream
- Piattaforme: PC , PS3 , X360
- Data di uscita: Fondata nel 1997
Per quanto fosse nell’aria, la notizia dell’addio di Quantic Dream alla scuderia Sony per lanciarsi nel mondo dello sviluppo multipiattaforma ha dato uno scossone al mondo del gaming, similmente (e non si tratta della sola similitudine) a quanto occorse con la separazione tra Remedy e Microsoft. Le modalità dell’annuncio sono state piuttosto particolari ma ben studiate, con la software house francese che ha subito dirottato l’attenzione sulla cessione di una quota di minoranza a NetEase per soltanto poi precisare, in due interviste condotte via email con VentureBeat e Variety, che questa mossa avrebbe comportato il lancio in futuro su “altre piattaforme rilevanti” all’infuori di PlayStation.
Vediamo allora nel dettaglio il caso, le cause e gli scenari che si profilano con questa svolta multiformato dello sviluppatore di Detroit: Become Human.
Il caso
Alla fine del 2018, Quantic Dream ha preannunciato l’arrivo imminente di grandi notizie. Nessuno avrebbe immaginato si sarebbe trattato di questo, anzi un po’ tutti avevano puntato su qualche DLC per Detroit vista l’accoglienza molto positiva in termini di vendite o addirittura già un’anticipazione di cosa ci si sarebbe potuti aspettare nel futuro a tinte PlayStation dello studio.
Invece, la casa co-fondata da David Cage ha puntato su un cambiamento radicale che, grazie agli introiti derivanti dalla maggiore platea che avrà accesso ai suoi titoli e all’investimento della compagnia cinese NetEase, le consentirà di liberarsi dal vincolo stretto con Sony e di tornare a pubblicare giochi su PC e Xbox.
Dicevamo che la news era nell’aria, grazie a certi segnali come l’offerta di lavoro per sviluppatori capaci di lavorare su piattaforme che tutto erano fuorché PS4, ma è giusto segnalare come paresse estremamente difficile che il publisher e platform owner asiatico si privasse della collaborazione di un team capace di vendere – nel contesto di un genere abbastanza di nicchia per quanto appariscente agli occhi degli ‘hardcore gamer’ – “oltre due milioni di copie” al 12 dicembre e ormai vicino ai 3 con l’ultimo Become Human.
Come vedremo avanti, quindi, non c’è un’insoddisfazione nei rapporti tra le parti in causa, che anzi non hanno mancato di esternare la stima reciproca nel corso di questi dodici anni passati insieme su titoli dello spessore di Heavy Rain (5.4 milioni di copie), Beyond: Due Anime (2.8 milioni) e il già menzionato Detroit, tutti successi commerciali e di critica per quanto, per la loro stessa natura, divisivi tra i giocatori. Ci sono al contrario ragioni di opportunità e, come permesso da un contratto siglato di volta in volta per ciascun titolo, considerazioni da fare in un mercato perennemente mutevole come quello dei videogiochi e da qualche anno più aperto alla scena indipendente. E che, a quanto pare, sono state fatte.
Le cause
Accennavamo a valutazioni e contratti, e sta proprio qui il nodo della questione Quantic Dream – Sony. Da un lato abbiamo il publisher nonché proprietario di PlayStation, che ha messo la firma su tre titoli uno migliore dell’altro a livello di performance e risonanza sul mondo dei videogiochi tutto, ma si ritrova anch’esso in un vortice di cambiamenti dove si vede costantemente forzato ad alzare l’asticella. In primis, ha destato parecchio scalpore il caso legato alle accuse di ambiente lavorativo tossico piovute sullo studio parigino appena poche settimane prima del day one di Detroit: Become Human.
Ci sono cause in corso e non è corretto tirare alcuna somma al riguardo, ma non è un mistero che questa faccenda abbia avuto un impatto sullo status di Quantic Dream nell’industria, al punto che NetEase e David Cage hanno dichiarato apertamente che sono stati condotti dei colloqui sia con lo staff che con colleghi del settore per capire la fondatezza di queste voci prima di passare all’acquisizione della quota di minoranza. Non sappiamo eventualmente di quali informazioni sia entrata in possesso Sony, e di quale entità; ma è certo che in un contesto del genere una realtà prestigiosa e quotata in borsa come quella giapponese non voglia avere alcunché da spartire con il torbido trapelato in quei giorni e non voglia avere bombe ad orologeria pronte ad esplodere da un momento all’altro con la potenzialità di danneggiare il suo portfolio o peggio ancora la sua console del futuro.
In secondo luogo, abbiamo riportato a più riprese di un interessamento di Sony nell’ampliamento del proprio portfolio di studi first-party, con una software house che sarebbe stata fondata a San Diego (si prospetta raccolga l’eredità di Naughty Dog su Uncharted o comunque sul genere action adventure) e una figura dirigenziale assunta appositamente per muoversi sul mercato per piazzare qualche acquisizione.
In tal senso, sembrava logico che da Tokyo si muovessero prima di tutto su sviluppatori con cui ci fosse una lunga collaborazione alle spalle, e nell’ambito second-party gli occhi erano puntati su Insomniac Games e pochi altri oltre naturalmente a Quantic Dream. È possibile che sia stato fatto un tentativo e che di fronte ad un rifiuto, volto a mantenere o scegliere la via dell’indipendenza, l’idea di un rinnovo per almeno un altro titolo esclusivo PS4 (o PlayStation 5) sia tramontata definitivamente.
Dall’altro lato, quello di QD, non mancano le considerazioni che legittimamente si saranno potute fare, come la volontà – dati di vendita alla mano – di investire su se stessi e lanciarsi nel più ampio, e più redditizio, mondo degli sviluppatori multipiattaforma. Una volontà che, con un partner del calibro di NetEase, settima azienda al mondo nel campo gaming, quote in Bungie, partnership con Blizzard per Diablo Immortal e utilissima presenza massiccia in Cina, ha trovato rapidamente una concreta sponda per potersi realizzare.
Non è da escludere, anzi è molto probabile, che una volta improntato il prossimo progetto e messa giù qualche riga di codice, la software house francese sia dia alla caccia di un nuovo editore, con cui stabilire una relazione in stile 505 Games con Remedy, dove l’IP rimanga nelle sue mani e venga accettato di fornire soltanto supporto sotto il profilo del marketing in cambio di una fetta degli introiti.
A tal proposito, parlavamo di similitudini con il caso del developer scandinavo che ha vissuto una separazione alquanto traumatica da Microsoft, ma immaginiamo si fermino qui (e alla portata della notizia agli occhi del grande pubblico, come team second party storico): tra le parti, stavolta, non ci sono stati attriti, tutt’altro Cage ha sempre sottolineato la qualità di Sony come publisher che non gli ha mai imposto alcuna scelta in termini di storia e design, e non ha mai preteso sequel, cosa che avrebbe potuto chiedere alla luce del successo di un, per dirne uno, Heavy Rain.
Al prossimo giro la proprietà intellettuale che nascerà apparterrà a Quantic Dream e a nessun altro partner, e presumibilmente questo ha avuto un’incidenza fondamentale nella decisione di separarsi dal ‘socio’ storico.
Gli scenari
È così presto che neppure Cage e Guillaume de Fondaumière, i co-fondatori, sanno davvero cosa succederà a Quantic Dream nei prossimi anni. Il dato oggettivo è che, in virtù di questa transizione, il prossimo Heavy Rain, il prossimo Detroit sarà disponibile perlomeno anche su PC e Xbox, oltre che su PlayStation. Si tratta del pilastro su cui si poggia l’intera operazione di svincolo da Sony, è stato già ribadito in due circostanze diverse da de Fondaumière e non avrebbe senso muoversi in una direzione differente.
La notizia può comprensibilmente dispiacere agli amanti di PS4 e del marchio, ma è evidente come questa scelta potrà portare ad un’ulteriore fioritura di uno studio che con Become Human ha fatto un salto di qualità sotto il profilo della solidità della narrazione e del world building, e che ha grande consapevolezza del mezzo che sta trattando e ampi margini di miglioramento. Inoltre, più piattaforme, più utenti che potranno mettere le loro mani sul futuro titolo, e senza mezzi termini, perlomeno nel settore dei videogiochi, più siamo e meglio stiamo.
Inoltre, qualche indizio già è trapelato dalle parole dei due co-founder nelle interviste summenzionate. Come successo a Remedy con Northlight dopo Quantum Break, Quantic Dream ha già avviato i lavori sul suo prossimo engine, che sarà cross-platform e “ancora più impressionante di qualunque altra cosa abbiamo fatto in passato”. Non è possibile per il momento sventare il pericolo che ci sia qualcos’altro all’infuori delle produzioni che hanno reso celebre la casa parigina in arrivo, esperienze da altri generi inclusi: Cage ha spiegato infatti che “continueremo a lavorare su progetti che siano ambiziosi e originali, costruendo sul genere in cui siamo stati pionieri e che continueremo a sviluppare, ma vogliamo anche esplorare nuovi territori”.
Questo tipo di dichiarazione, associato con la partnership siglata insieme a NetEase e alla platea generalmente online che quest’ultima serve, di certo non tranquillizza i fan di vecchia data. In ogni caso, quanto non sia in linea con i canoni di Quantic Dream potrebbe arrivare da un secondo team interno, visto che è stato dato il via ad un’ondata di assunzioni che porterà la software house dagli attuali 150 elementi (200 all’apice dello sviluppo di Detroit) fino a 300; dunque la parte massiccia sarebbe impegnata sul progetto principale e l’altra potrebbe occuparsi della pre-produzione e della prima lavorazione di un secondo titolo, qualunque sia il genere di appartenenza, in modo da accelerare i tempi di sviluppo che finora si aggirano tra i 4 e i 5 anni annuncio compreso. Aspettiamoci, come nello stile di QD, un’altra tech demo sulla scia di The Dark Sorcerer e Kara, ma pure per la prima volta nella sua storia uno se non due o tre sequel, visto che nel comunicato stampa delle scorse ore viene menzionata la parola “(multi) franchise”.
È un momento di grandi cambiamenti nell’industria, con studi che vengono acquisiti e altri che preferiscono, in virtù dei consensi raccolti sin qui e di investimenti da terre lontane, la strada dell’indipendenza. Quantic Dream, più o meno a sorpresa, ha scelto questa seconda strada e abbiamo voluto studiare a fondo la questione mentre aspettiamo la sua mossa di natura più strettamente videoludica: sarà interessante vedere come se la caverà nel prossimo sforzo, e quali potranno essere “i nuovi territori” che esplorerà nonché a cosa porterà realmente l’abbandono delle storie singole in favore dei franchise.