Se al tempo non sapevamo di cosa si sarebbe trattato, oggi, grazie ad una nuova intervista di Greene, apprendiamo che non sarà un PUBG 2 e neanche un titolo battle royale.
L’intenzione, ha spiegato, è “prendere quello che c’è qui”, indicando la sua testa, “e farlo diventare qualcosa che possa essere giocabile”.
C’è prima di tutto una ragione logistica dietro la creazione di un nuovo team a disposizione di PlayerUnknown, ovvero il riavvicinamento a casa: con una sede già stabilita ad Amsterdam, Greene avrebbe potuto essere relativamente vicino alla famiglia in Irlanda (di certo più di quanto non lo fosse in Corea del Sud).
“Ho tante altre idee nella mia testa per giochi che vorrei giocare e vedremo se anche ad altra gente potrebbe piacere giocarci. Siamo a questo punto: non abbiamo davvero iniziato alcunché perché stiamo costruendo il team”, ha aggiunto.
Una prima idea è basata sulla “esplorazione di esperienze online e modi per connettere le persone in modi che non sono mai stati fatti prima”.
Questo indizio lascia pensare che non ci sia l’intenzione di produrre un altro titolo altamente competitivo come PUBG, quindi, ma qualcosa nel campo cooperativo.
“Questo è qualcosa che esploreremo. Il concept del last man standing è grandioso, ma l’ho fatto, non ho voglio davvero fare PUBG 2. Ho chiuso con le battle royale, è tempo di provare qualcos’altro. Ci sono idee riguardo a come connettere le persone e come forniremo le diverse esperienze che ho avuto”.
Non è chiaro quanto tempo ci vorrà, ma sarà interessante scoprire a cosa porterà nei prossimi anni questo genere di idee; in quanto ‘creatore’ del filone imperante in questa generazione, quello delle battle royale, sarà importante tenere d’occhio il prossimo lavoro di Greene.
Fonte: GamesIndustry International