Il pubblico non ha capito la presentazione di PS5, e forse neanche noi - Speciale
Se finora si è parlato di una PS5 che doveva ancora farsi vedere, da domani si discuterà di una console che avrà qualcosa da dimostrare
a cura di Paolo Sirio
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Sony
- Produttore: Sony
- Distributore: Sony
- Data di uscita: 19 novembre 2020
Abbiamo tanto atteso una presentazione di PS5, ci siamo interrogati in merito a dove fosse finita, nei giorni scorsi, quando abbiamo visto Microsoft procedere con un passo incredibilmente spedito verso la next-gen di Xbox Series X, e l’appuntamento fissato – un po’ a sorpresa, nella confusione di una GDC 2020 saltata e di un E3 2020 cancellato a causa del nuovo coronavirus – oggi era aspettato da molti primo appuntamento concreto con la PlayStation che verrà.
Quello che è successo, però, è stato qualcosa di totalmente diverso. Noi addetti ai lavori ci abbiamo provato in tutti i modi, fino all’ultimo istante, a chiarire che non sarebbe stato l’evento mediatico tipico di PlayStation e che la stessa PlayStation ha per certi versi cercato di far credere, forse nel tentativo di ridurre il cap comunicativo creatosi da dicembre ad oggi con Xbox.
Il risultato è stato una presentazione filtrata dai canali Sony come un momento importante, una tappa fondamentale dell’avvicinamento alla prossima generazione, o perlomeno così percepito dai giocatori, e una delusione palpabile che serpeggia tra i social di mezzo mondo; una sorta di rottura (testimoniata dai 70.000 dislike al video dell’evento su YouTube) tra una compagnia che dal 2013 ad oggi non ha sbagliato praticamente niente a livello comunicativo, e un pubblico che, abituato a questa perfezione plastica, inizia a farsi delle domande: ma non è che qualcuno lassù sta sbagliando?
Una comunicazione deficitaria
Le presentazioni della GDC – Game Developers Conference, non a caso – sono generalmente un appuntamento per gli sviluppatori, cosicché apprendano i particolari di una nuova piattaforma o di una tecnologia che vorranno usare all’interno dei loro giochi. Capita che siano qualcosa di più, com’è successo lo scorso anno con Google Stadia, ma la cosa, qualcosa fosse davvero così, viene sottolineata a dovere dalle scenografiche macchine del marketing di questi giganti dell’elettronica.
Stavolta, la comunicazione di PlayStation è stata abbastanza fuorviante: a GDC 2020 rinviata, ci è stato fatto capire che avremmo fatto un “deep dive” nelle specifiche di PS5, e questo ci è stato, ma è mancato lo sforzo produttivo che avrebbe dovuto rendere tale evento qualcosa di minimamente interessante da un punto di vista mediatico.
Similmente a quanto abbiamo apprezzato nei precedenti appuntamenti con la next-gen di Sony, ovvero le due interviste su Wired e altrettanti articoli su PlayStation Blog, sono stati snocciolati dati molto, molto tecnici relativi a ciò su cui la casa giapponese sta lavorando da tempo e con la voglia – tipica della compagnia fino all’era PS3 – di innovare sul serio anziché limitarsi a raccogliere e applicare tecnologie standard.
Questo tipo di personalizzazione dell’hardware spiega in un certo senso come mai Mark Cerny, lead system architect di PS4 e PS5, senta il bisogno di parlare per minuti e minuti dell’SSD; perché dire semplicemente “PS5 ha un SSD” non è abbastanza, va specificato che tipo di SSD sia e cosa abbia fatto Sony in questi anni di sviluppo per rendere quello di PS5 un SSD unico al mondo (non a caso è due volte più veloce di quello di Xbox Series X, all’incirca).
Quello che non si spiega, però, è ricorrere ai consueti canali mainstream PlayStation – Twitter, Instagram, Facebook, YouTube – per un evento del genere, che altro non è che l’esposizione dei contenuti spuntati dalla GDC girati per uso e consumo dei giocatori. Fa specie vedere un video simile e collegarlo ai valori produttivi cui siamo stati abituati da PlayStation, con il pubblico finto sullo sfondo (sottile ironia, ma dubitiamo fosse la sede adatta per farne), un background blu sgranato, una fugace apparizione balbettante del CEO di SIE Jim Ryan, un lungo monologo di Cerny con una manciata di slide… e potremmo continuare.
E se anche volessimo focalizzarci sull’aspetto tecnico della presentazione, neppure guardandola come sviluppatori potremmo dirci particolarmente impressionati: chi doveva sapere sa già da tempo, come testimoniato dai leak dei kit di sviluppo e dai commenti arrivati prima della conferenza, e ugualmente le sfumature di significato aggiunte oggi non inficiano eccessivamente il lavoro di un addetto dell’industry rispetto alla dimostrazione della filosofia dietro PS5 esibita lo scorso anno.
Un dietro le quinte interessante è, poi, che non abbiamo neppure appreso le specifiche dalla presentazione di Mark Cerny, ma da un articolo di Digital Foundry; al portale inglese, noto per essere estremamente tecnico in ambito gaming, si è appoggiata anche Xbox e per questo niente di anormale, ma almeno sarebbe stato il caso di assicurarsi di fornire delle notizie concrete in questo lungo video anziché girare intorno a particolari poco significativi e comunque di difficile digestione.
L’impressione che si è data con uno showcase del genere è che Sony abbia voluto con l’articolo di Digital Foundry assecondare le esigenze di quanti volevano sapere quanto sarebbe stata potente PS5, perché si trattava di un passaggio obbligato nel rapporto doveroso di trasparenza con il cliente; con la presentazione vis-a-vis di Cerny, invece, tirare l’acqua al proprio mulino, provando a spiegare come mai i 10.28 teraflops – 2 teraflops in meno rispetto a Xbox Series X – sono un aspetto secondario nella corsa alla console next-gen più potente.
Non si può certo dire che questo obiettivo sia stato raggiunto; dopo mesi e mesi di silenzio, uscire con una tabella di specifiche inferiore alla concorrenza – perché così verrà interpretata, al netto di un SSD più veloce, il consumatore finale guarderà 825GB < 1TB, 10.28 teraflops < 12 teraflops – e una presentazione dalla durissima comprensione altro non fa che gettare ulteriormente nella confusione quei fan che stavano aspettando segni di vita da PlayStation.
Un autogol comunicativo che da quelli che hanno dato lezioni a destra e manca – tutt’altro che ironicamente, anzi: la generazione PS4 è stata da chapeau continuo nei confronti del marketing Sony, oltre all’indiscutibile valore della console e delle produzioni esclusive – mai ci saremmo immaginati. Hai specifiche inferiori ma sei convinto che, grazie ai tuoi ritrovati tecnologici ne risulterai comunque vincitore?
Benissimo, sottraiti a questa conta dei teraflops e dei terabyte, e mostraci qualcosa di concreto che possa farci istantaneamente ricrederci – con le tempistiche di cui puoi aver bisogno, anche più in là a questo punto perché saltato febbraio ci avevamo quasi perso le speranze – e badare insieme a te al sodo. Ci risulta difficile, in questo momento, capire perché non si sia agito così.
Lasciando l’argomento in sospeso ancora per qualche mese, un tempo avremmo detto fino all’E3 di giugno ma adesso crediamo davvero che prima di settembre non se ne parlerà come avevamo anticipato in un articolo di ieri, non si è fatto altro che dare ulteriormente spazio a Microsoft; la compagnia di Redmond era già stata brava ad anticipare i tempi con il trailer e i dettagli di The Game Awards nonché ancora più chiara ad inizio settimana con le dimostrazioni estrapolate (pure quelle) dalla GDC, e adesso – carta canta, si dirà – potrà vantare la piattaforma più potente in circolazione.
La partita è ancora lunga
Al netto del comprensibile spaesamento che i giocatori possono stare soffrendo in questo momento, è chiaro che in Sony ci sia una strategia spalmata lungo tutto l’arco del 2020, e che ad oggi stia parlando di PlayStation 5 a denti stretti per evitare di pestarsi i piedi da sola quando ha ancora da lanciare prodotti tripla-A come The Last of Us Part II e Ghost of Tsushima.
Mentre Microsoft non ha di fatto niente da perdere e sta lavorando a spron battuto alla comunicazione della prossima generazione, rompendo gli schemi che non hanno funzionato nell’era di Xbox One, PlayStation sta evidentemente centellinando le informazioni che va a divulgare al pubblico, compiendo ad oggi il solo errore di aver commistionato l’ambito “casual” (in riferimento alle specifiche, perlomeno) con quello “hardcore”, interessato già di suo ai numeri; ai casual, dopo oggi, c’è il rischio che passi il messaggio che PS5 sia meno potente di Xbox Series X e, soprattutto quando non hai niente di palpabile in mano per confutare questa tesi, non si capisce perché – forte di oltre 100 milioni di PS4 vendute, per giunta – ti debba sottoporre ad un azzardo del genere.
Tuttavia, la partita rimane ancora lunga e da giocare c’è perlomeno un secondo tempo; l’avvicinamento ha sorriso sicuramente alla strategia di Xbox, ma la sfida entrerà nel vivo su altre questioni di primaria importanza. Non dimentichiamo che la scorsa generazione è stata decisa a lungo dal prezzo di lancio e che in quella precedente a guidare lo scontro HD è stata Xbox 360, una piattaforma assai meno ambiziosa tecnologicamente di PS3.
Non abbiamo ancora visto in azione la macchina, inoltre, e questo vuol dire che tutto il materiale esibito finora – quasi 10 volte la potenza computazionale, se vogliamo rimanere nell’alveo dei teraflops, rispetto a PS4 – non si è tradotto per il momento in funzionalità del sistema operativo che potrebbero cambiare il modo di giocare degli utenti come ha fatto soltanto pochi anni fa il tasto Share sul DualShock 4, una feature ormai base su molteplici sistemi.
Infine, non sono stati esibiti i padroni di casa, i videogiochi: sappiamo che Sony ha allestito una libreria di titoli senza rivali e persino quest’anno sta arrivando nelle case dei giocatori con Dreams, Nioh 2, Final Fantasy VII Remake, i due big summenzionati, e altro ancora; se si dovesse ragionare soltanto di sequel, possiamo esser certi che al reveal vero e proprio di PS5 potremmo ritrovarci per le mani produzioni come Marvel’s Spider-Man 2, God of War 2, Horizon 2, e chissà quale sorpresa se veramente si concretizzasse un ritorno di Silent Hill esclusivo.
La partita next-gen è ancora molto lunga e PlayStation sa bene come giocarla quando conterà davvero; tuttavia, da addetti ai lavori e da appassionati del mezzo, non possiamo dirci sorpresi da una gestione della comunicazione – processo fondamentale nell’avvicinamento al lancio – che per molti versi sembra deficitaria se non confusa. L’impressione è che, se finora si è parlato di una PS5 che doveva ancora farsi vedere, da domani si discuterà di una console che avrà qualcosa da dimostrare, e questo è perlomeno un passo indietro inatteso per il platform owner che ha dominato la generazione corrente.