PlayStation Classic e i Venti di passione
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a cura di SirFran Snee
Informazioni sul prodotto
- Produttore: Sony
- Piattaforme: PS4 , PS2 , PSX
- Generi: Tech
- Data di uscita: 3 dicembre 2018
La notizia è rimbalzata ovunque, tra siti di informazione del settore e fanboy della primigenia console di Sony della famiglia PlayStation. Si dice che nelle scatole piccole siano racchiusi i tesori più preziosi; si può dire lo stesso per PlayStation Classic, rivisitazione in miniatura della console grigia, entrata nelle nostre case un paio di decenni or sono?
Le opinioni a riguardo sono contrastanti, ma ammettiamolo: soddisfare tutti è un’impresa praticamente impossibile, una chimera per sua definizione irrealizzabile, o quasi.
Solo gli entusiasti e i curiosi, gli infinitamente affamati di una voglia di giocare insaziabile, sono quelli che si lamenteranno poco o nulla di quanto è entrato a far parte della schiera piuttosto folta di titoli precaricati sulla mini console.
Tanti i delusi, gli sconfortati, nell’apprendere i nomi dei titoli del passato che sono stati riesumati per questa edizione speciale; lecito è dunque porsi alcune domande, non solo sulle motivazioni che hanno spinto Sony ha scegliere determinati giochi, ma anche e soprattutto sulla reazione del pubblico, l’inaccontentabile vox populi sempre più critica e talvolta troppo istintiva.
Tra liste variabili a seconda dell’edizione occidentale o orientale, l’amaro in bocca sale proprio nel constatare la mancanza di alcuni titoli effettivamente meritevoli di rivedere la luce, perdendo un’occasione sia per capolavori amarcord di farsi conoscere da giocatori nuovi e non, sia per l’azienda, che perde probabilmente l’occasione di una manovra di marketing rimasta ottima solo in potenza, a giudicare dalle reazioni.
A fronte di titoloni come Tekken 3, Metal Gear Solid, Grand Theft Auto o Final Fantasy VII, mancano altri pilastri, come Dino Crisis, l’attesissimo Parasite Eve o Silent Hill, Tombi, o anche titoli che avrebbero potuto finalmente approdare per la prima in Occidente, come il mai dimenticato Xenogears. A fronte di altri desaparecidos, possiamo dare alcune brevi, quanto ovvie, spiegazioni: come pretendere di vedere su questa edizione dei giochi come Medievil, Spyro o Crash Bandicoot, essendo in procinto di sbarcare sul mercato, se non già usciti? O ancora possiamo presumere che la comparsa del settimo capitolo di Final Fantasy sia una tacita dichiarazione di ritardi sulla tabella di marcia in direzione di una remastered?
Le opinioni possono essere tante, ma guardiamo a questo prodotto meramente per quello che è: una riedizione della classica console, un’occasione per proporre (anche) dei titoli difficilmente noti, vendibili e proponibili in altri modi. Onestamente, quanti andrebbero a comprare una remastered di Twisted Metal o Super Puzzle Fighter 2 Turbo?
Si tratta di giochi che non hanno molta ragione di esistere a sé stanti, motivo per cui entrano a far parte di una sequela di giochi e giochini, la cui struttura è tenuta in piedi da pilastri portanti che ammiccano al pubblico come luccicanti specchietti per allodole. Costose licenze, offerta di giochi a un valore economico tale per cui il prezzo della console sarebbe dovuto salire ben più in alto, o ancora il supporto di una tecnologia che non sembra girare al massimo delle possibilità: per quanto si voglia ricostruire l‘atmosfera di una manciata di pixel e bit, le immagini viste nel trailer ufficiale non hanno soddisfatto le aspettative del pubblico. I più furbi gridano: “ci sono i vecchi emulatori“, i più insoddisfatti lamentano: “dov’è Gran Turismo, Tombi e Wipeout?“, i meno pretenziosi sussurrano: “è pur sempre un’edizione da collezione, qualcosa di buono c’è“.
Quanto è falso questo passo compiuto da Sony? Quanto è effettivamente più lungo della gamba? Forse il problema è proprio questo: non è stato fatto alcun passo, alcun movimento in grado di ridonare luce a una potenza del passato, un simulacro dei momenti migliori e ormai rinchiusi nel diario della memoria videoludica dei più longevi giocatori. La vera domanda è: se fosse in realtà un castello di carta, cedevole da un momento all’altro e senza solidità tale da promettere vere prospettive a lungo termine?
E’ forse morta sul nascere una possibilità di spremere a dovere tutto l’amarcord in corpo dei fan di lunga pezza, che più avrebbero potuto e saputo apprezzare una capatina sullo schermo di vecchie conoscenze? Con una line-up del genere, ci si deve davvero sforzare per apprezzare il gesto di Sony e riflettere se valga la pena sborsare un centone per una serie di grandi assenti ingiustificati. A conti fatti, la risposta ci risulterà abbastanza chiara, a seconda che prevalga il capriccio del cuore o l’avarizia della mano che ripone il portafoglio in tasca.