Pendragon | Recensione - Riscrivere il mito di re Artù
I miti arturiani incontrano la tattica a turni nell'ultima opera di Inkle
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a cura di Daniele Spelta
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Inkle
- Produttore: Inkle
- Distributore: Inkle
- Piattaforme: PC
- Generi: Gioco di Ruolo , Avventura , Strategico
- Data di uscita: 22 settembre 2020
Anno 673 A.D. Il regno di Camelot giace sulle sue stesse macerie, dilaniato dalla fame e dalla guerra e sconquassato dall’ascesa di Mordred, il figlio illegittimo di re Artù e usurpatore del trono paterno. La stessa figura del leggendario cavaliere non è altro che un pallido riflesso del glorioso eroe che fu e la tavola rotonda è stata abbandonata dai suoi commensali, divisi fra rivalità e intrighi d’amore. Per le terre di Albione c’è però ancora una speranza, un’ultima battaglia da combattere fra il perfido Mordred e re Artù, aiutato dal fedele Sir Gawain. O dalla fata Morgana? O dalla sua fedifraga moglie Ginevra? O magari proprio da quel traditore di Lancillotto?
In Pendragon le storie sono infinite e sono i giocatori in prima persona ad vestire i panni di novelli bardi digitali, alle prese con un roguelike tattico ambientato nel ciclo arturiano e allo stesso tempo artefici di un esperimento narrativo, creato da non a caso da Inkle, già autori degli ottimi 80 Days e Heaven’s Valut.
Artefici del proprio destino
L’avventura nelle fredde lande britanniche incomincia sempre con lo stesso incipit: raggiungere re Artù a Camlann ed affrontare in uno scontro mortale l’esercito ribelle. La meta è conosciuta, ma il viaggio è tutto da scrivere e il primo capitolo di questo racconto è la scelta del proprio eroe – inizialmente si hanno a disposizione sono Lancillotto e Ginevra ma, run dopo run, il numero aumenta – e il conseguente punto di partenza.
Da qui in avanti prendono vita infiniti intrecci, in base alle tappe selezionate lungo la mappa e alle strategie adottate quando ci si addentra fra i ruderi dei castelli, nelle paludi o nei monasteri abbandonati da troppo tempo e che rendono ancora più spettrale la disperata impresa. In questi scenari, Pendragon si trasforma in un tattico a turni peculiare, con un set di regole tanto semplice quanto funzionale.
Le regole del gioco
Gli ambienti sono divisi nelle classiche caselle, ma non sono delle semplici scacchiere quadrate e di volta in volta possono assumere conformazioni differenti, assomigliare più a degli stretti corridoi o diventare delle pesanti e lente paludi, con acquitrini e rovi da cui possono uscire topi, ragni o serpenti.
Le pedine possono essere mosse in verticale e orizzontale e, in questa posizione, possono anche attaccare il nemico, mentre la disposizione e gli spostamenti in diagonale precludono le offensive. Pendragon potrebbe essere descritto come l’evoluzione del gioco della dama: non ci sono statistiche o modificatori e un colpo è sufficiente per eliminare i nemici o finire ko.
Su queste fondamenta, Inkle ha costruito una serie di variabili capaci di influenzare pesantemente il corso degli incontri, a partire dagli ambienti stessi e dalle zone di controllo. Spostandosi lungo le caselle, gli eroi creano infatti delle aree in loro possesso, spazi in cui muoversi con maggiore facilità e in cui attirare il nemico per procedere ad una più semplice eliminazione. Inoltre, in alcuni quadrati sono presenti dei punti morale da raccogliere, indispensabili per attivare al momento giusto le abilità uniche degli eroi, come la possibilità di colpire anche in diagonale, di muoversi anche attraverso i rovi o, ancora, di scoccare una freccia nel caso in cui si utilizzi Branwen.
Complessivamente, Pendragon è un buon tattico a turni, semplice nelle sue regole ma spietato come ogni roguelike e, soprattutto aumentando il livello di difficoltà, basta una una sola mossa errata per vedere cadere giù la propria run come un castello di carta.
Come un libro gioco
Inkle è maestra nel raccontare storie e anche questa loro ultima fatica non è da meno ed è davvero sorprendente notare come il racconto si dipani anche attraverso le decisioni prese nelle battaglie. Infatti, queste ultime possono essere affrontate in modo del tutto libero e le soluzioni adottate incanalano il percorso lungo sentieri alle volte anche inaspettati. Ci si può ad esempio imbattere in villaggi abbandonati, ascoltare le disperate vicende dei pochi sopravvissuti, risparmiare le loro vite e, perché no, farsi affilare la lama del pugnale con cui uccidere Mordered in persona. Oppure, presi dallo spavento, caricare a testa bassa e passare ogni cittadino a fil di spada senza pietà o, ancora, semplicemente fuggire raggiungendo l’ultima casella dello scacchiere.
Queste decisioni danno luogo a dialoghi sempre differenti, possono regalare al proprio eroe una nuova abilità o anche convincere un altro personaggio ad aggregarsi al nostro esercitò. C’è un bilanciamento silenzioso che coinvolge tattica e narrativa: starsene al sicuro su una casella rialzata per far avanzare il dialogo al costo di un calo del morale, oppure attaccare a spron battuto con il rischio di iniziare un duello mortale che si sarebbe potuto tranquillamente evitare? Ci sono tante incognite e bivi, ogni run è come un libro nuovo e, nonostante il tipico loop da roguelike e gli inevitabili game over, ogni nuova partita aggiunge un tassello e la morte appare esclusivamente un nuovo inizio.
Riscrivere la leggenda
Pendragon reagisce in modo intelligente alle decisioni prese dai giocatori e spinge questi ultimi ad ignorare il mero utilitarismo – anche al costo di un finale sbagliato – solo per cercare di scavare ancora più a fondo nella mitologia creata da Inkle. La nostra prima corsa verso Camlann è stata un pellegrinaggio solitario alla guida di Lancillotto, alle prese con i suoi demoni interni e la sua voglia di riscatto agli occhi di Artù, un senso di colpa che abbiamo tradotto in un rifiuto costante di aiuti tagliando corto su ogni dialogo.
Al contrario, vestendo i panni di Lady Rhiannon, quelli che prima erano stati nostri nemici hanno imbracciato la spada e cavalcato al nostro fianco e, attraverso i luoghi epici dei poemi britannici, siamo giunti allo scontro finale con un piccolo esercito, tenuto assieme anche grazie ai racconti narrati davanti ai falò accesi per illuminare la notte. Tutto ha però un costo e a lungo andare i compagni d’arme hanno dissipato troppo in fretta le provviste, il morale è sceso sotto la soglia critica e l’avventura è terminata con un triste epilogo anticipato.
Scacchi di vetro
Nonostante la sua apparente semplicità e una certa ripetitività insita nella natura stessa del gioco, Pendragon riesce a sorprendere costantemente con le novità proposte dalla sua narrazione adattiva, elemento fuso alla perfezione con la componente ludica vera e propria ed esaltato grazie ad un comparto artistico ispirato e supportato ancora una volta dal motore di gioco di proprietà – ma accessibile a tutti – Ink. Gli eroi della tavola rotonda prendono le sembianze delle figure umane immortalate nelle vetrate di qualche cattedrale gotica e, pur non spiccando per la quantità di dettagli, anche gli scenari assumono i contorni di raffinati diorami.
Qualche inciampo
Nelle sue continue evoluzioni, Pendragon non è comunque un gioco privo di difetti e proprio il suo costante cambiar strada porta alle volte l’avventura fuori dai binari. Alcune tappe del viaggio risultano così dei dimenticabili ostacoli, dei riempitivi da superare senza troppi pensieri, superando un paio di animali selvatici per avanzare verso Camlann. Anche dal punto di vista tattico emerge qualche incertezza, soprattutto per un paio di eroi che hanno abbassato decisamente la difficoltà grazie ad alcune loro abilità.
Se volete dotarvi di un PC da gaming per giocare Pendragon, qui trovate un'ampia selezione.
Voto Recensione di Pendragon - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Immerge con efficacia nei miti arturiani
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Una narrativa dinamica e reattiva alle scelte del giocatore
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Artisticamente raffinato
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Le fasi tattiche si difendono in modo più che valido
Contro
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Qualche riempitivo di troppo negli scontri
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Alcune run possono essere meno interessanti
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Non tutti gli eroi sono perfettamente bilanciati
Commento
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