Il visionario (e spesso provocatorio) director di NieR: Automata, Yoko Taro, è tornato a far parlare di sé con una dichiarazione che ha il sapore della profezia distopica (e un po' sciocca): «L’intelligenza artificiale renderà disoccupati tutti i creatori di videogiochi.»
Lo ha affermato durante una tavola rotonda organizzata da Famitsu, in occasione della promozione del nuovo titolo The Hundred Line: Last Defense Academy, al fianco di Jiro Ishii e degli sviluppatori del gioco.
Yoko Taro ha previsto che tra 50 anni, la figura del game designer umano sarà considerata superata, alla stregua di un bardo medievale: rispettato per la sua arte, ma ormai inutile nel mondo produttivo.
Secondo il creatore di NieR (che trovate su Amazon), l’IA non solo sarà in grado di creare narrazioni complesse e ramificate, ma saprà personalizzarle in base ai gusti individuali di ciascun giocatore, generando esperienze sempre più uniche e calibrate sull’utente.
«Passeremo da un’epoca in cui imitavamo gli stili dei nostri autori preferiti a una in cui l’IA ci genererà direttamente le storie che vogliamo vivere,» ha affermato.
Il regista di Hundred Line, Kazutaka Kodaka, ha però sottolineato un rischio: con esperienze così personalizzate, svanirebbe la condivisione collettiva del gioco, rendendo più difficile la nascita di fenomeni globali e culturali alla The Last of Us, Metal Gear Solid o Final Fantasy VII.
Yoko Taro non è nuovo a dichiarazioni estreme, ma - al netto del successo del suo gioco - stavolta centra un tema bollente: l’equilibrio tra tecnologia e creatività. Personalmente, credo che l’IA possa potenziare gli sviluppatori, ma non sostituirli del tutto.
Una storia generata da un algoritmo potrà anche essere godibile, ma non mi toccherà come quella scritta da un essere umano che ha vissuto emozioni reali.
La narrazione, nel bene e nel male, nasce dall’esperienza – e questo, almeno per ora, è qualcosa che l’IA non può replicare. E mi auguro che non lo faccia mai.
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