Warner Bros.: lo streaming non sostituirà il tradizionale acquisto dei videogiochi

Secondo Warner Bros. Interactive Entertainment, non basterà l'avvento del cloud per far tramontare l'acquisto tradizionale del singolo videogioco

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Da quando Google Stadia è stata presentata ufficialmente, con Microsoft sempre concentrata sul suo Project xCloud, è innegabile che il cloud e lo streaming stiano avendo importanza sempre maggiore all’interno del panorama videoludico odierno. L’avvento di queste tecnologie, una volta che saranno accessibili a tutti, potrà davvero rimpiazzare il tradizionale acquisto del singolo videogioco – un po’ come successo nel caso dell’home video, con l’acquisto dei prodotti relegato a chi vuole averne una copia personale, piuttosto che a chi vuole fruirne? È questo che significa anche la diffusione di servizi in abbonamento, a prescindere da quelli in streaming, come EA Access e Uplay+?

Secondo David Haddad, presidente di Warner Bros. Interactive Entertainment, non è da dare per scontato che le cose vadano così: lo streaming e l’acquisto tradizionale videogioco, infatti, non guardano necessariamente alle stesse persone.

google stadia

Come spiegato da Haddad:

Sarei cauto nel dire che lo streaming porterà automaticamente l’intero mercato verso un modello a sottoscrizione. Credo che abbiamo già dimostrato che un business transazionale, come lo chiamo io, dove si paga un premio premium per un’esperienza dove si può giocare trenta, quaranta, cento ore – ecco, la gente pagherà un prezzo premium per avere tutto questo. E per noi è grandioso. C’è una storia, dietro questo tipo di business.

Il che, ovviamente, non significa che non ci sia anche un altro tipo di mercato:

Ci sono giocatori che consumano molto più di due o tre giochi all’anno, che al momento è più o meno la media attuale. Potrebbero esserci delle persone le cui abitudini potrebbero favorire l’adozione di un modello in abbonamento, in maniera tale che possano giocare e provare più giochi.

Al momento, tuttavia, la grossa fetta di mercato è costituita da persone che si concentrano su pochi giochi che apprezzano particolarmente. Persone che, quindi, non avrebbero molto interesse a una sottoscrizione a pagamento per accedere a più contenuti, visto che per loro non è questione di quanti giochi, ma di quali. Un modello per il quale continueranno a preferire l’acquisto tradizionale:

L’atteggiamento, oggi, è quello che vede i giocatori concentrarsi abbastanza sul passare la maggior parte del loro tempo su una manciata di gioco che scelgono accuratamente e che possono acquistare a un prezzo premium sul mercato.

Il futuro? Secondo Haddad, «penso che sarà una mescolanza di entrambi».

Voi siete aperti a un modello di sottoscrizione a pagamento o preferite guardare all’acquisto tradizionale dei videogiochi? Vi rivedete nelle categorie di giocatori evidenziate da Haddad?

Fonte: VGC

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