Oggi Uncharted: Drake's Fortune compie 17 anni. Un anniversario che, seppur celebrato senza clamore, merita tutta l'attenzione che merita.
17 anni fa, il 19 novembre 2007, Naughty Dog lanciava infatti una delle opere più importanti della sua carriera, dando vita a una saga che avrebbe definito un’intera generazione di videogiocatori (e che trovate su Amazon).
Eppure, a distanza di così tanto tempo, ancora oggi in pochi si fermano a riflettere sulla portata rivoluzionaria di quel primo capitolo, su come abbia cambiato non solo PlayStation, ma l’intero panorama videoludico, che in questa generazione sembra latitare.
Uncharted: Drake's Fortune non era semplicemente un gioco. Era un azzardo. L'idea di un mix tra Indiana Jones e un videogioco d'azione non era una novità in senso assoluto, ma ciò che Naughty Dog riuscì a fare con Nathan Drake fu qualcosa di diverso.
Non solo un eroe più umano, ma anche più sfaccettato. Nate non era il classico cacciatore di tesori indistruttibile; era un uomo che faceva errori, che affrontava la vita con un sorriso un po' cinico, ma che, alla fine, non smetteva mai di lanciarsi a capofitto nell'ennesima impresa impossibile.
Quel personaggio, un po' arrogante ma incredibilmente affascinante, avrebbe fatto il giro del mondo e, 17 anni dopo, sarebbe stato ancora amato dai fan, diventando un'icona del medium.
Il gioco in sé, a livello tecnico, era una meraviglia. L'uso della tecnologia per creare ambientazioni mozzafiato, il sistema di copertura che andava a rinnovare il combattimento, le sequenze cinematiche che rendevano il tutto così avvincente da sembrare un film interattivo.
Tutto ciò era una promessa. Una promessa di innovazione che, nei capitoli successivi, sarebbe stata mantenuta e, in molti casi, superata. Ma se c’era una cosa che colpiva, oltre alla qualità del prodotto, era proprio la sua capacità di raccontare.
Di mescolare azione, esplorazione e una narrazione da blockbuster. Cosa che, all'epoca, non tutti i giochi riuscivano a fare con la stessa intensità.
Se Uncharted è diventato il fenomeno che conosciamo, non è stato solo grazie alla scrittura brillante o alla sua direzione artistica impeccabile.
È stato soprattutto grazie a quella capacità di rendere ogni singolo passo del gioco un’esperienza unica, di far sentire il giocatore parte di un "film".
E non è un caso che ancora oggi, a 17 anni di distanza, Uncharted rimanga uno dei franchise più amati di Sony, capace di colpire anche chi, all'inizio, non aveva messo piede nel mondo di Nathan Drake.
Peccato solo che al momento di un Uncharted 5 nemmeno l'ombra, tranne qualche piccolo indizio.
Senza dimenticare neppure l'altrettanto clamoroso secondo capitolo, che tra le altre cosa ha da poco compiuto 15 anni.