Un gruppo europeo specializzato nel diritto alla privacy ha deciso di citare in giudizio Ubisoft, accusando la celebre casa produttrice di videogiochi di aver violato le leggi europee in materia.
Come ripotato da Bounding Into Comics, il gruppo austriaco noyb (acronimo per "None Of Your Business", ovvero "Non Sono Affari Tuoi") spiega che l'episodio in questione si è verificato con Far Cry Primal su Steam: quando un utente ha provato ad avviare il gioco, si è trovato impossibilitato ad utilizzarlo offline, venendogli invece richiesto il login a un account Ubisoft.
Lo scopo sarebbe raccogliere dati dell'utente in questione, inclusi ID, data e ora in cui si avvia e si esce dal gioco e la durata effettiva della partita, per poi passare tali informazioni ad altre corporazioni come Google.
Il giocatore ha provato a chiedere informazioni a Ubisoft, sentendosi rispondere che quei dati servirebbero solo a verificare che l'utente possieda davvero il gioco avviato: una spiegazione non convincente, dato che la compagnia non avrebbe dichiarato quali dati vengono raccolti per le statistiche e per l'invio ad altre corporazioni.
Per questo motivo, secondo la tesi del nyob, Ubisoft starebbe violando il GDPR (General Data Protection Regulation) dell'Unione Europea: l'articolo 6 specifica infatti che gli utenti devono sempre dare il proprio consenso per la raccolta e la condivisione dei dati, salvo situazioni in cui c'è un pericolo di sicurezza nazionale. Che non è il caso di Far Cry Primal, ovviamente.
«Se vuoi entrare in casa di qualcuno, devi essere invitato a farlo, altrimenti stai violando la proprietà privata.
Se questo comportamento è illegale nella sfera fisica, allora dovrebbe esserlo anche in quella digitale. Non c'è motivo di applicare standard diversi».
Il nyob sta dunque chiedendo agli enti regolatori di indagare sui comportamenti di Ubisoft, fare in modo che tutti i giochi della compagnia rispettino le leggi del GDPR e applichino una multa amministrativa consona.
Al momento il publisher non ha ancora commentato in via ufficiale l'accusa, che potrebbe rappresentare l'ennesimo duro colpo per una compagnia che naviga in acque molto difficili: vi terremo prontamente informati non appena ne sapremo di più.
Probabilmente non era questo il modo in cui la compagnia avrebbe voluto che si tornasse a parlare dello spin-off di una saga arrivata ormai al suo sesto capitolo (che trovate su Amazon), ma è chiaro che questo caso apre forti dubbi sugli altri giochi di Ubisoft. Del resto, non possiamo sapere con certezza se questo presunto comportamento si sia verificato anche su altri titoli.
Non è la prima volta che Ubisoft si trova a far discutere per casi giudiziari: ricorderete infatti il caso The Crew, gioco rimosso dai cataloghi di tutti gli utenti, anche di chi lo aveva già acquistato. Una decisione difesa sottolineando che non avevamo mai comprato il gioco, ma solo una licenza di utilizzo.
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