Internet è un mezzo straordinario. La rete di cui ci serviamo nella nostra quotidianità azzera le distanze, consente di interagire istantaneamente con qualsiasi punto del globo di cui purtroppo abusiamo abbondantemente, ci dà la possibilità di essere sempre aggiornati, sempre attivi. E, ancora di più, ci dà sempre la possibilità di esprimere la nostra in qualche spazio disposto ad accogliere la nostra opinione.
Il 2020 lo ha dimostrato come non mai, quando costretti all’isolamento e al distanziamento sociale, abbiamo tutti invaso internet anche più del solito, trovando nel web rifugio e confronto umano – non importa se con uno schermo di mezzo. Parliamo di un mondo cambiato rispetto a tanti anni fa, dove iniziano a inanellarsi le generazioni di nativi digitali, che su internet ci bazzicano da quando erano in fasce.
Un mondo che conosce sempre meglio i videogiochi, ma al quale molto spesso il videogioco semplicemente fa schifo. Così, tra le community di appassionati, capita che qualcuno ti dica che «il videogioco parli di quello di cui un videogioco deve parlare», che non si sa bene cosa sia e che nessuno si sognerebbe mai dire al cinema. Capita che qualcuno ti dica che se non spari non stai videogiocando e capita che qualcuno, semplicemente, più che spesso si convinca del sentito dire e senta il bisogno di gridarlo – e quindi passi il suo tempo a dare voti ai videogiochi a caso su internet, per esibirsi in invettive basate sul nulla, anziché a giocare per farsi un’idea.
Il che è praticamente quello che sta succedendo a The Last of Us – Part II. Il titolo di Naughty Dog è solo l’ultimo di un’infinita serie di prodotti sottoposti a review bombing: su Metacritic ha attualmente una media di 95/100 espressi dalle oltre novanta recensioni della critica, ma nel day-one ha una media di 3,4/10 espressa dagli utenti, che stanno bombardando la sua pagina di 0/10.
Qualcuno pensa sia per console war. Qualcuno perché non sono piaciuti i contenuti spoiler che avevano vissuto un leak qualche tempo fa. Qualcun altro pensa sia perché c’è un problema sociale tossico nel confrontarsi con qualsiasi opera che rappresenti le minoranze – e non serve nemmeno andare troppo lontano per capirlo. Difficile esprimersi con certezza su una causa unica che muova tutte queste persone contro il gioco Naughty Dog.
Di certezza ce n’è però comunque una – ed è che a queste persone i videogiochi, semplicemente, fanno schifo.
Fonte: Metacritic
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