Un videogioco dai contenuti esplicitamente sessuali e profondamente disturbanti è riuscito a farsi spazio su Steam, sollevando un’ondata di indignazione così ampia da costringerne la rimozione in diversi paesi.
Il motivo? Una narrativa che intreccia violenza sessuale, incesto e dominazione maschile, spingendosi oltre i limiti del buon senso e del rispetto umano.
Il titolo in questione — volutamente non nominato qui — si è fatto notare per le peggiori ragioni: si tratta di una visual novel per adulti che propone una storia incentrata sul “rivendicare” sessualmente la propria madre come vendetta per un tradimento.
Già questa premessa sarebbe sufficiente a far suonare tutti gli allarmi, ma il gioco rincara la dose con una descrizione ufficiale che inneggia a "possedere" le donne e diventare il loro peggior incubo, incoraggiando attivamente la violenza sessuale con slogan agghiaccianti come «non accettare mai un 'no' come risposta».
Le reazioni non si sono fatte attendere. L’organizzazione Women in Games ha lanciato un appello formale per chiedere il ritiro immediato del gioco dalla piattaforma di Valve, mentre autorità di vari paesi si sono mosse in maniera decisa.
Australia e Canada sono stati i primi a ottenere la rimozione del titolo dai rispettivi store digitali, seguiti dal Regno Unito, dove la Segretaria degli Interni Yvette Cooper ha definito il contenuto “vile” e già attualmente illegale.
A rendere il tutto ancora più inquietante ci sono gli screenshot ufficiali del gioco, che mostrano esplicitamente scene di violenza contro le donne — una mano che stringe una gola femminile, nudi forzati, e altre situazioni di abuso chiaramente descritte come inevitabili. Nella pagina Steam si legge di sesso non consensuale, ricatti, incesto e linguaggio esplicitamente violento. Tutto con il pretesto della "narrativa per adulti".
Eppure, nonostante il clamore e le proteste, Valve non ha ancora rimosso completamente il titolo dalla sua piattaforma. Il gioco rimane disponibile nella maggior parte dei paesi, segno che l’azienda sta seguendo una logica puramente reattiva, eliminandolo solo laddove le autorità locali lo impongano per legge.
È una scelta che solleva interrogativi pesanti sulla responsabilità delle piattaforme digitali: fino a che punto è accettabile ospitare contenuti che banalizzano o addirittura esaltano la violenza sessuale e l’abuso familiare?
Da videogiocatore, vedere titoli del genere affacciarsi su una piattaforma mainstream come Steam è desolante. Non si tratta di censura o moralismo, ma di una linea etica che andrebbe tracciata con chiarezza: c'è una differenza enorme tra contenuti maturi e contenuti marci.
Quando un videogioco glorifica l’abuso, il ricatto e l’incesto, non stiamo parlando di libertà creativa — stiamo parlando di complicità nel normalizzare l’orrore.
Il fatto che Valve non agisca in modo proattivo, ma solo su pressione legale, manda un messaggio chiaro: finché non disturbi il profitto, puoi pubblicare qualsiasi schifezza. E questo, in un'industria che pretende di essere presa sul serio, è semplicemente inaccettabile.
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